A place at the centre of a capital. Stratification as mandatory topic. Introversion as function, the public space has been inserted and invented in the opaque body of the existing building. The underground Rome, Amor, rises, awakened by the construction site's noises, and the total white, the colour of respect for the Public building, covers the almost Baroque or almost modern curves.
“[…] History is the only revolutionary tool of both mentality and praxis; therefore it is to be used as an active arm against – as Enlightenment said – obscurantism, always lying in wait. Obscurantism as anti–history is the positive hope to find fabricated solutions; it is the realistic acceptance of the status quo.”
(Eugenio Battisti)
The building - in the heroic shape of its building yard, of its excavation, of the public spaces and passages embedded in its body, of its dimension, as dinosaur of the Umberto I time - becomes the tool for the diffusion and the coming out of AMOR, the underground ghost town, mirror of ROME.
The white which wraps these public spaces represents the appearance of new sensuous world.
A floating and confusing “elsewhere”, surprising us and causing us to lose our bearings.
A Public Good which must be carefully looked after.
An “elsewhere”, exactly.
ita
Un luogo al centro di una capitale. Stratificazione come tema obbligatorio. Introversione come funzione, lo spazio pubblico viene inserito ed inventato nel corpo opaco dell’edificio esistente. La Roma sotterranea, Amor, sale verso l’alto, risvegliata dai rumori del cantiere, e il bianco totale, il colore del rispetto per l’edificio Pubblico, ricopre le curve dei percorsi, quasi barocche. O quasi moderne.
Un grande edificio pubblico.
Impermeabile per struttura (umbertina) ma anche per destinazione. Di fronte, intorno, la monumentalità creativa e di dimensione della Stazione Termini, e la monumentalità eroica del Ministero dell’Aeronautica. Un’aquila. Travertino. Grandi archi e torri mazzoniane. Roma.
Lo spazio pubblico viene portato dentro all’edificio. Negli angoli, negli snodi, in corrispondenza degli accessi si inserisce il tema del fuori scala.
Là dove la Caserma era enorme ripetizione di spazi costanti, il fuori scala è percorsi che si incontrano e si biforcano, sale d’attesa, spazi inutili e spazi serventi, è lento camminare avendo di fronte improvvise accelerazioni di qualche funzionario, di qualche visitatore, è luogo dell’imprevedibile, dell’imprevisto ministeriale.
Tutto è bianco, infilato in un barattolo di vernice e lasciato appeso a scolare.
Il bianco come colore del rispetto, dell’attenzione, della cura.
Come colore di ciò che è pubblico.
“[…] La Storia è l’unico strumento rivoluzionario, sia della mentalità che della prassi, e va quindi operato come arma attiva di combattimento contro – diceva l’illuminismo – l’oscurantismo sempre in agguato. L’oscurantismo, come antistoria, è speranza positiva di trovare soluzioni prefabbricate, è l’accettazione realistica dello status quo.”
(Eugenio Battisti)
L’edificio, nella forma eroica del suo cantiere, del suo scavo, della sua dimensione di dinosauro dell’Epoca Umbertina, degli spazi pubblici di percorso incastrati nel suo corpo, diviene lo strumento di diffusione e di emersione di AMOR, la città fantasma e sotterranea, specchio di ROMA.
Il bianco totale che avvolge questi spazi pubblici interni alle nuove Direzioni del Ministero degli Interni, rappresenta l’emergere di un mondo altro, sensuale.
Un altrove spaesante e galleggiante, disorientante e sorprendente.
Una Cosa Pubblica che va trattata con attenzione, cura, rispetto.
Un altrove appunto.
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