Primo Premio XXIII UIA World Congress, Archiprix Italia 2008 sez. Architettura
Un pensiero ampiamente condiviso individua nella rapidità dei processi di trasformazione che attraversano il ‘900 le concause dell’attuale stato di alterazione del territorio. A partire dal secondo dopoguerra, l’assetto armonico del paesaggio è stravolto da sfibranti processi involutivi, indotti a loro volta da un consumo di suolo intensivo e disordinato, che generano costellazioni di nodi critici a forte impatto. Le aree di cava, in particolare, giocano un ruolo determinante nello status di degrado in cui versano le attuali aree di margine di Terra di Lavoro. In tali aree, in quella che è stata definita “terra di nessuno”, il progetto di architettura ha oggi l’opportunità di strutturare relazioni tra insediamenti urbani e paesaggio alla ricerca di nuove centralità. Puntare al ripristino dei paesaggi di scavo, rendendoli parti integranti e riequilibranti del sistema città, comporta che agli interventi di rigenerazione urbana si possa affiancare il ricorso a strategie architettoniche dotate di una nuova sensibilità, attente e radicate al contesto, capaci anche di creare nuclei di forti attrattori all’interno di territori in cui si necessita di un controllo costante. Il progetto per il recupero dell’ex Cava dei Cappuccini nasce dall’esigenza di indagare modalità alternative di recupero delle cave nel Casertano, mirando alla tutela e al rilancio socio-economico di un’area marginale compromessa, ma dotata di un innegabile valore paesaggistico e storico-artistico. Il progetto agisce nell’ottica della costituzione di un parco urbano dei Monti Tifatini e intende rappresentare uno stimolo all’adozione di strategie alternative di rigenerazione territoriale. Tramite la realizzazione di strutture integrate al suolo e affioranti dai fronti di scavo, si intende sperimentare un approccio architettonico integrato al recupero ambientale, in cui si attribuisce alla memoria del vuoto la stessa pregnanza di significati del pieno.La proposta progettuale, prevedendo la realizzazione di un museo espositivo, laboratori di ricerca e alloggi per ricercatori a supporto del polo universitario di futura costituzione, si muove individuando le fasce di permeabilità dell’area, al fine di creare quella fitta rete di relazioni tra i sistemi cava-città, messa in luce dallo studio attento dei percorsi e della loro diversificazione. L’intero scavo è restituito alla città tramite la realizzazione del parco, costituito dai due elementi caratterizzanti: Il giardino di pietra, che attraverso l’utilizzo di materiali rinvenuti in sito, rimanda all’attività estrattiva che ha determinato la conformazione morfologica dell’area, e Il giardino alberato, in cui, come teorizzato da Gilles Clément, viene utilizzata la vegetazione spontanea per ricostituire l’habitat perduto. Qui lembi di suolo si sollevano creando ”spalti” per un teatro naturale avente come quinta scenica il bosco mediterraneo di pini. Sulle pareti di roccia dello scavo si articolano gli elementi affioranti delle strutture ipogee. Tra queste il museo gioca il ruolo di principale elemento di liaison: la struttura attraversa longitudinalmente il monte S. Angelo e ricuce i fronti di scavo, culminando in tre affacci rivolti al Convento dei Cappuccini (riconvertito a biblioteca), all’adiacente bosco di S. Silvestro e ai Monti Tifatini. La sala centrale costituisce il fulcro del museo ed è caratterizzata dall’andamento “tellurico” del suolo che si fonde in un’unica grande rampa poligonale. La sala riceve luce e ventilazione naturale da un sistema di bucature/comparti portanti che, ospitando all’interno sistemi di risalita, consentono il raggiungimento rapido della sommità del monte; da qui i sentieri diversificati conducono i visitatori all’esplorazione dell’intera area. Tramite il comune deposito di servizio, il museo si collega alla struttura subsuperficiale dei laboratori di ricerca, che si configurano come un insieme volumi portati alla luce dall’erosione sul fronte nord-ovest dello scavo. Collegato al parco e al museo da un sistema di percorsi in rampa, si snoda infine il sistema degli alloggi, i cui ambienti – tutti rivolti al versante sud-est della pianura del Casertano –, godono del supporto della massa termica del suolo per la messa a punto di strategie di climatizzazione naturale.
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