È l’uomo che fa la città
Ogni spazio è costruito per viverci dentro. L’ uomo vive nello spazio della città, ci gira intorno, dentro, lo esplora. Quindi cos’è la città senza l’uomo?
A cosa serve se non c’è nessuno che la vive, la attraversa, la usa, la osserva.
La città vive perché l’uomo vive nella città che accoglie e facilita le sue azioni, le sue dislocazioni. È congiunzione, motore, anello forte di una catena, quella della comunicazione, dei rapporti sociali. Una catena che ora si è rotta, una sequenza interrotta.
È così che viene meno il suo essere, così che la si vede sottratta da ogni sua funzione.
Sembra un enorme-grandissimo-gigantesco cartonato, una scenografia di un film. Sembra un teatro senza attori, senza spettatori, un’arena senza tifo e gladiatori.
La Capitale dai sette colli ora ha sette dune.
È l’uomo che non fa più la città
Perché ora è giusto che sia così. Come la nuvola di Fuksas, anche lei non può uscire. È tutto un grande gioco di contenitori e contenuti, una matrioska. Siamo contenuto di un contenitore.
E ci si sente piccoli in un contenitore che sembra troppo grande. E ci si sente grandi in un contenitore che sembra troppo piccolo.
È l’uomo che farà la città
E ognuno tornerà a camminarci dentro e non potrà fare a meno di viverla, attraversarla, usarla, osservarla.Saprà godersi la riconquista dei suoi spazi, rapporti, spostamenti, incontri. Muovendosi lungo quei tragitti che saranno di nuovo legittimi, ripopolando le piazze, bevendo dalle fontane, sentendosi parte della scena, attore e spettatore, aprendo i contenitori e sentendosi giusto nella sua misura.
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