ARCHAM, insieme a Danilo Vespier, Gnosis Progetti (parte impiantistica) e Studio Catalano (strutture), firma il nuovo Campus Universitario di UniBg a Dalmine.
L’intervento riguarda il recupero dell’edificio dell’ex Centrale Enel e la realizzazione di nuovi corpi edilizi, da destinarsi a servizi per la didattica e aule, e il lotto prospiciente verso viale G. Marconi.
Collocato in posizione baricentrica rispetto alle esistenti strutture del Polo Universitario di Ingegneria, si trova ai margini settentrionali del complesso siderurgico della Dalmine-Tenaris.
L’ex Centrale venne realizzata nel 1951 come ampliamento funzionale ai servizi degli impianti siderurgici, nell’ultima fase di un periodo di rapido e intenso sviluppo architettonico e urbanistico dell’insediamento di Dalmine.
Tra gli anni 1920 e 1940, per iniziativa diretta della Tubi Dalmine, sotto la regia dell’architetto milanese Giovanni Greppi, vennero infatti realizzate infrastrutture, quartieri residenziali, edifici pubblici e un fitto insieme di interventi, che portarono a costituire una vera e propria città industriale, stabilendo di fatto la piena identificazione impresa - fabbrica – territorio, secondo un modello che entrò profondamente in crisi negli ultimi decenni del XX secolo.
Il progetto come processo
La cifra stilistica dell’intervento non si connota per scelte di linguaggio architettonico aprioristiche, ma deriva da una consuetudine progettuale basata su un processo di ricerca multidisciplinare, durante il quale prendono organicamente forma tutte le componenti che caratterizzeranno l’intervento.
Ne deriva che ogni nostro progetto si configura come un “unicum” sotto molteplici punti di vista: distributivo, tecnologico, paesistico ed architettonico. Questo perché ad alcuni elementi caratterizzanti il nostro processo progettuale, quali il perseguimento dei massimi livelli di innovazione tecnologica e di sostenibilità possibile, si sovrappone un approccio “sartoriale”, che conduce a risultati compositivi ed architettonici mai prefigurati.
Il “Topos”
L’intervento si connota dunque come un tipico processo di rigenerazione e “riconquista” urbana di un “brownfield” industriale: emerge quindi la necessità di rafforzare la funzione del progetto quale compensatore ambientale.
Indagando le peculiarità e le potenzialità del sito, è stato possibile far affiorare un “topos”; una traccia che - come solchi di un terreno da arare – possa evidenziare gli assi, le gerarchie, i percorsi, il rapporto funzionale tra i volumi e gli spazi aperti che articolano il Campus.
Il Decumano
La matrice della viabilità storica residua ha permesso di individuare un importante tracciato di cui ne resta parte solo in un tratto di via Galvani , ma che attraversa proprio l’area oggetto di intervento.
Recuperando tale tracciato si viene a costituire un primo asse compositivo funzionale, una sorta di “Decumano” , su cui verrà impostata la matrice non solo dell’intervento, ma anche di un’ipotesi di ulteriore sviluppo del polo di ingegneria.
L’Ex Centrale Enel
Si è inteso valorizzare formalmente e funzionalmente il volume della ex centrale elettrica, rigenerandola attraverso un processo di pulizia volumetrica ed architettonica, ed inserendovi attività in grado di rivitalizzarla. L’edificio originario è stato liberato da alcuni corpi aggiunti, ed enfatizzata la partitura delle bucature eliminando tamponature e parapetti. Al piano terra è stato inserito il cuore pulsante del Campus, un grande workspace-caffetteria inteso come spazio relazionale dove studiare, lavorare, confrontarsi in modo libero e creativo.
I piani superiori sono dedicati interamente ad aule-laboratorio destrutturate, con postazioni ad isola per attività sperimentali / esperienziali.
L’ex Centrale viene quindi a costituirsi nuovamente come luogo “generatore di energia” nell’ambito dell’intero complesso universitario.
Il Corpo-giunto
Gli uffici dei docenti ed i collegamenti verticali sono stati riuniti in un nuovo volume affiancato alla ex Centrale, che in tal modo non subisce menomazioni dei solai originari. Su questo volume, volutamente neutro, si innesta il cambio di proporzioni e di linguaggio architettonico del complesso.
Esso svolge quindi una importante funzione di cardine spaziale e funzionale tra la ex Centrale ed il blocco dei nuovi corpi aule, divenendo giunto articolare dell’intero sistema compositivo dal punto di vista architettonico.
Le Aule-arca
Sollevate da terra per rendere fruibili gli spazi a livello della strada, le tre grandi aule destinate alla didattica frontale sono il vero e proprio fronte del Campus verso la città.
Sono contraddistinte da un linguaggio architettonico autonomo, che nel rigore tecnologico che lo caratterizza si pone come fulcro di mediazione tra l’insediamento industriale restrostante ed il tessuto edilizio antistante.
In tal modo le aule-arca assumono un forte connotato di oggetti urbani in cui il valore funzionale si fonde a quello di riqualificazione paesistica e, non ultimo, di riconciliazione metaforica tra città ed industria.
La Piazza del Campus
Il fronte lungo viale Marconi, reso permeabile dalla scelta di sospendere le aule su gruppi di pilotis in acciaio, consente di accedere senza soluzione di continuità alla corte del Campus, che assurge in tal modo alla dignità di piazza urbana. Viene così restituito alla collettività uno spazio sino ad oggi di risulta, che passa dalla condizione di elemento di degrado a luogo pubblico, riqualificato e a disposizione del quartiere. La continuità spaziale è sottolineata dalla presenza delle alberature a progetto, analoghe a quelle presenti lungo il viale Marconi.
Il sistema verde
Il sistema del verde è stato impiegato come strumento per strutturare l’intero complesso, rafforzandone l’identità e contribuendo a guidare la giusta articolazione dei nuovi interventi. Gli spazi aperti costituiscono il naturale tessuto connettivo del Campus: il disegno del verde dà ritmo e gerarchia, rendendo i luoghi riconoscibili ed unitari.
Sostenibilità
L’intero risultato progettuale è connotato da una costante ricerca della massima ecocompatibiltà e sostenibilità dell’intervento.
Ogni componente e soluzione costruttiva è stata valutata in termini di performance e risultati attesi.
I materiali previsti per la parte di nuova realizzazione sono praticamente tutti riciclabili al 100%.
I pacchetti murari esistenti sono stati integrati con termointonaci nanotecnologici, i sostituzione dei cappotti isolanti esterni.
La ventilazione ed l’irraggiamento naturali hanno determinato la modulazione delle scelte architettoniche: un sistema a shed motorizzati sulla copertura delle aule frontali consente aerazione ed illuminazione indiretta negli ambienti sottostanti; brise-soleil in acciaio controllano l’apporto solare diretto.
Il controllo dei pacchetti di isolamento ha permesso di abbattere le dispersioni degli involucri, consentendo di non prevedere una centrale termica ma solamente una unità esterna a pompa di calore.
Un articolato sistema di raccolta ed accumulo acque meteoriche permette di soddisfare il 100% del fabbrisogno della rete antincendio, ittigazione e scarico servizi igienici.
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