Casa 25, di Luigi Ferrario, è una kit-house metropolitana del XXI secolo, sostenibile, che utilizza pilastri cruciformi e travi componibili in alluminio, completamente riciclabili, prefabbricati in officina e assemblabili sul luogo prescelto. Italo Lupi scrive: ho guardato bene lo splendore di "questa perla milanese" progettata secondo un "programma architettonico avanzato e al contempo molto misurato" che a Purini "ricorda le parole di Hölderlin, "poeticamente abita l'uomo". Sempre secondo Franco Purini questo progetto, che ‘vive della perfetta coincidenza tra le tre componenti vitruviane’, solidità, utilità e bellezza, ne ha un’altra: ‘la capacità di comunicare’.
Il concept di questa architettura, dal dna mobile e nomade, ideale anche per affrontare situazioni di emergenza, Ferrario l’aveva già esposto durante la Biennale di Architettura di Venezia del 2010, quando il prototipo di un modulo strutturale montato a Marghera galleggiava sulla laguna all’Arsenale dove era stato trainato da un rimorchiatore lungo il Canale della Giudecca e il Bacino di San Marco. A Milano la realizzazione è più complessa, stratificata e non transitoria.
L’edificio esistente risale al 1899, era un porticato in mattoni e legno costruito lungo la Roggia Castello per il carico e lo scarico di botti destinate ad un negozio di vini. Nel 1999, un secolo dopo, l’edificio venne acquistato, era poco più che un rudere nascosto dietro a grandi pannelli pubblicitari. L’anno seguente ha subito il primo restauro e in seguito gli advertising panels sono stati tolti dalla facciata e posizionati sopra la recinzione.
Luigi Ferrario subentra nel 2014: ricalibrando il rifacimento interno del manufatto, un unico volume a pianta rettangolare articolato su due livelli, delimitato dalle originarie murature perimetrali, e realizzando la nuova recinzione esterna in corten. All’interno lo spazio viene aperto il più possibile: al piano terra si susseguono studio di architettura, living e cucina, resi flessibili da partizioni e contenitori mobili (anche su ruote). Il piano superiore, un soppalco sorretto da travi e pilastrini in ferro,è trasformato in un piccolo appartamento, con un soggiorno-biblioteca, una camera da letto, una cabina armadio e un bagno. Sempre in ferro è la struttura a vista che sorregge il tetto, intersecata non solo da lucernari, ma anche da generosi abbaini e vetrate trasparenti in facciata. La scala che collega i due livelli è sempre progettata da Ferrario ed appare come un macro-oggetto compatto, poco invasivo e molto trasparente, con gradini in vetro ed esile struttura in ferro.
A questo edificio esistente si aggiunge gradualmente un nuovo volume, un’espansione verticale con struttura metallica che si appoggia alla muratura esistente senza toccare la copertura. E Ferrario, sulle note di Mies van der Rohe – dichiarata fonte d’ispirazione – ha dedicato instancabilmente tempo e passione alla messa a punto tecnico-costruttiva di ciascuno degli esili pilastri a croce in alluminio, profili angolari leggeri da trasportare e imbullonabili in loco, che definiscono la struttura portante del pergolato- telaio, metà anodizzata silver e metà gold, come del resto i profili della struttura in ferro, metà zincata e metà tropicalizzata oro, che dal piano terra sale a sorreggere quella in alluminio (le due strutture sono tra loro isolate da una guaina per evitare il processo di termocoppia tra l’alluminio e il ferro). Il telaio in alluminio ospiterà versatili pannelli sovrapponibili che costituiranno l’involucro della nuova residenza: tamponamenti opachi, verdi, tradizionali, in materiale lapideo, o tecnologicamente avanzati, schermi LED con immagini fisse o in movimento. Si può così trasformare l’architettura in un canale di comunicazione e promozione pubblicitaria che stabilisce un rapporto dinamico con la città.
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