Lasciandosi il monte Erice alle spalle con la sua medievale città in cima, percorrendo la storica via Madonna di Fatima, il campanile bianco, come una torre, emerge al di sopra degli edifici. Poi si arriva dinanzi la chiesa e ci si lascia stupire dai volumi bianchi e dalla pietra azzurra che giocano e si intersecano tra loro lasciando dei vuoti e delle fessure a delinearne principio e fine.
Ma bisogna girare l’angolo per rendersi conto dell’estensione del complesso parrocchiale Nostra Signora di Fatima che si sviluppa lungo la via Marsala per circa 100 metri riconfigurando la cortina urbana di un’area che da cinquant’anni versava in totale abbandono. Il nuovo complesso parrocchiale si compone di cinque edifici e si sviluppa con un impianto ad L ponendosi come confine dell’area d’intervento. Esso dialoga con un ex convento di frati cappuccini, anch’esso con impianto ad L, contrapposto al nuovo complesso e da questo colloquio nasce l’impianto urbanistico, come lettura del genius loci. Ciò genera una corte interna nello spazio tra gli edifici e mette in rapporto diretto lo spazio interno al complesso parrocchiale con la città e con il quartiere circostante. Il principio insediativo è quello di disporre il complesso in rapporto con il tessuto preesistente ed in stretta relazione con esso, generando una vera e propria piazza interna che funge da sagrato. La permeabilità della corte interna è garantita da diversi passaggi pedonali che rendono lo spazio del sagrato uno spazio urbano, un luogo di incontro, di sosta, di preghiera, di meditazione, di gioco, di conversazione. Il complesso parrocchiale si pone quindi come nuovo polo urbano non solo per le funzioni che lì si svolgono ma come generatore di uno spazio contemporaneamente pubblico e privato, capace di intercettare i flussi pedonali dell’area circostante, anche di coloro che utilizzano la corte per attraversare l’isolato e accorciare il proprio percorso.
La scelta architettonica è stata quella di proporre un linguaggio contemporaneo ma nello stesso tempo di cercare un rapporto formale identitario con la storia e l’architettura del luogo. Questo aspetto essenziale dell’iter progettuale si è reso evidente dalla riconoscibilità formale e volumetrica del nuovo edificio sacro con richiami evidenti all’architettura medievale mediterranea, in particolare romanica, ed alle chiese storiche presenti nel territorio. Un tema che caratterizza progettualmente tutto il complesso parrocchiale è quello della finestra-fessura, nella chiesa e nei prospetti ad est degli altri edifici le quali contribuiscono a dare un carattere introspettivo all’intervento che con una maggiore massa all’esterno per poi aprirsi verso il piazzale interno. Qui nella corte si presentano aperture più ampie, porticati ed aggetti, in uno spazio che ospiterà le attività sociali e di oratorio, un luogo che invita ad entrare e scoprire un ambito diverso, ampio e accogliente ma anche protetto.
Il nuovo complesso parrocchiale si compone di cinque edifici: chiesa, sacrestia e uffici parrocchiali, aule per il catechismo, salone parrocchiale e casa canonica. In pianta rivelano un’autonomia formale mettendo in risalto la loro autonomia funzionale. A dare unità all’intero sistema è una copertura porticata che lega la sagrestia al corpo delle aule e ancora quest’ultimo al salone parrocchiale, ricomponendo la frammentarietà dei cinque corpi in una unità formale. Questa copertura si piega, genera passaggi pedonali, delinea il limite urbano dell’intervento sulla strada ad est e genera un elemento di protezione dal sole ad ovest. Essa lega la sagrestia con l’edificio delle aule catechistiche e con il salone parrocchiale che costituisce una variante in pianta dell’intero sistema, ruotando planimetricamente e generando un ampio spazio di invito coperto sulla strada. Chiude l’intervento il volume compatto e quadrato della casa canonica.
ICARO PROGETTI porta avanti l’idea di un’architettura a chilometro zero, sempre integrata con il suo contesto, sia in fase di progettazione che in fase di realizzazione. Un’architettura che abbraccia i modelli della tradizione costruttiva della Sicilia. Il progetto del complesso parrocchiale è stato realizzato con materiali locali, prodotti sul territorio da industrie ed attività artigianali consolidate e radicate e già in fase progettuale sono state scelte materie prime del luogo come il marmo della pavimentazione o ancora quello del rivestimento esterno, proveniente da cave locali e lasciato al naturale in modo da far risaltare la colorazione azzurra.
Tra gli elementi che hanno caratterizzato la realizzazione c’è l’efficienza energetica dell’edificio, in un contesto climatico in cui la problematica del raffrescamento estivo è più impattante rispetto a quella del riscaldamento invernale, con l’uso di muri esterni in laterizio spessi che proteggono dalla calura estiva. Mantenendo l’interno fresco e coibentato, la massa muraria protegge anche dai venti forti, a cui Trapani è sottoposta ogni giorno dell’anno; i muri bianchi esterni respingono la luce del sole contribuendo alla frescura degli ambienti interni; la creazione di coperture ventilate, reinterpreta i tradizionali “cufulari” trapanesi con la moderna tecnologia; i vespai di fondazione sono ventilati; le superfici vetrate esposte a soleggiamento sono ridotte e viene favorito l’ombreggiamento dei prospetti tramite porticati e aggetti.
Il complesso parrocchiale vuole essere un modello di utilizzo di componenti e sistemi edilizi legati al territorio, a basso impatto ambientale, dalla spiccata durabilità nel tempo e in grado di garantire elevate prestazioni in modo passivo, cioè ricorrendo ad un uso moderato degli impianti. Un modello che stimola la ricerca di nuove forme di economia, per rispondere alle sfide dei cambiamenti climatici e valorizzare le tradizioni architettoniche presenti nel territorio, che mettono al centro la persona, il suo benessere e le sue necessità sociali.
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