La residenza si insedia nelle colline di Siderno Superiore sulla costa ionica meridionale della Calabria. Lontana dal centro abitato l’area di progetto è scelta dalla committenza. Posta su un declivio terrazzato essa sarà adibita alla realizzazione di un riparo per chi, dopo aver viaggiato, torna nella sua terra natia a intraprendere una nuova avventura. L’ orografia configura nel sito un podio naturale dal quale rileggere i tasselli ancora visibili di quell’immagine di paesaggio già descritta nell’ottocento da Edward Lear: il blu del mare; la linea di costa, in questo caso la Riviera dei Gelsomini compresa da Capo Roccella a Locri; il largo letto di una fiumara, quel Novito che già consentì ai greci di Epizefiri di risalire verso l’interno e raggiungere il Tirreno; gli articolati rilievi dell’Aspromonte, con, qui ben visibili, la rocca di Gerace e la vetta del Monte Mutolo. La bellezza della Calabria tutta in un solo sguardo. Per scelta ogni punto della casa -interno/esterno/coperto/scoperto- doveva aprirsi ad accogliere le variazioni della luce naturale. In tale quadro un volume rettangolare è insediato sul pianoro più alto. Con la sua prua esso punta l’orizzonte marino per scorgere, già dall’alba, i primi raggi solari. Allungandosi verso l’interno volge il suo prospetto più lungo verso i rilievi, dietro ai quali il sole tramonta nel pomeriggio dopo aver illuminato ogni punto della casa. Postazione privilegiata, vero dispositivo da cui guardare, questa dimora connota il contesto conferendogli identità: un luogo per osservare e, nello stesso tempo, per essere, a distanza, riconosciuto. Su un basamento di cotto rosso un volume compatto dialoga alla pari con la natura. Come un diedro scolpito dalla luce esso, di giorno, configura un aspetto massivo e pesante. Spigoli affilati disegnano le facce di un prisma bianco. Le ombre scure e profonde del Sud disegnano le sue superfici modificando, da un’ora all’altra, la percezione della loro misura. Al crepuscolo tutto si rasserena. Le forme, prima taglienti, si ammorbidiscono accogliendo la luce tenue della sera e poi, finalmente, il buio, pausa necessaria per prepararsi ad un nuovo inizio. Concepita come un rifugio per allontanarsi dal mondo e avvicinarsi più a se stessi, questa casa si compone di interni essenziali. Un impianto a pettine distribuisce al piano terra due camere e un servizio. Alle pareti piani in lamiera predispongono gli alloggiamenti per le storie contenute dentro i libri. Una scala minima conduce al piano superiore adibito a spazio per l’osservazione e al riposo padronale. All’esterno collegamenti diversi rifluiscono nei tre terrazzi della casa. Dal basso verso l’alto, fino all’utima quota proiettata verso il cielo, un percorso ascensionale configura un’esperienza visuale e immersiva nella quale gli interni coperti si riducono a servizi accessori alle pertinenze esterne, vere stanze a cielo aperto nelle quali far scorrere la vita. All’ingresso, una stele composta da tre cilindri grezzi registra, vibrando, il suono del vento. Due soli materiali caratterizzano ogni punto: intonaco bianco alle pareti verticali e cotto rosso per i calpestii orizzontali. L’ essenziale per provare a vivere dentro il paesaggio.
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