L’intervento risulta particolarmente innovativo, in quanto l’applicazione del protocollo Passive House su di un aggregato edilizio esistente risulta essere il primo in Italia (fonte passivehouse database: https://passivehouse-database.org/index.php#d_5194) e tra i primi al mondo.
Il progetto dimostra come è possibile raggiungere le prestazioni energetiche di una Passive House non solo in nuove costruzioni isolate, tipologia che rappresenta la quasi totalità delle Passive House costruite ad oggi, ma anche in aggregati urbani dell’edilizia storica o delle prime estensioni delle nostre città. La sperimentazione di questo protocollo di progettazione su di un aggregato urbano è significativo soprattutto per l’Italia, dove ogni città è caratterizzata da questa tipologia. In un contesto dove: rigenerazione urbana, efficienza energetica e miglioramento sismico, sono fattori emergenti, la progettazione di qualità pare essere l’unica risorsa capace di fornire una soluzione concreta. Pertanto, il progetto riqualifica un edificio degradato, ne azzera i consumi energetici e le emissioni in atmosfera e ne migliora la struttura rendendolo anti simico.
Il progetto prevede residenza e studio di architettura del progettista. Sono state utilizzate in piena libertà tecnologie costruttive innovative con lo scopo di raggiungere l’efficienza di una Passive House riducendo il più possibile i costi. L’edificio presenta una struttura mista di legno (lamellare e XLAM), acciaio, muratura e cemento armato, dove ogni materiale collabora al meglio sfruttando le proprie caratteristiche naturali. Così facendo il costo di costruzione dell’edificio è stato mantenuto ai livelli di mercato senza rinunciare a nessun aspetto qualitativo. Il progetto è ancora più significativo se si pensa che in Europa i consumi energetici degli edifici esistenti necessitano del 40% dell’energia prodotta, anche in riferimento alla Direttiva Europea 2010/31/UE, già recepita dagli stati membri, che cita: <<A partire dal 31 dicembre 2018, gli edifici di nuova costruzione occupati da pubbliche amministrazioni e di proprietà di queste ultime, ivi compresi gli edifici scolastici, devono essere edifici a energia quasi zero. Dal 1° gennaio 2021 la predetta disposizione è estesa a tutti gli edifici di nuova costruzione.>>
L’edificio presenta un involucro così efficiente che può riscaldarsi con l’utilizzo dei raggi del sole, del calore prodotto dal corpo umano e dagli elettrodomestici. Non è allacciato alla rete gas ed è dotato del solo impianto di ventilazione meccanica controllata, capace di trasferire il calore dall’aria viziata espulsa, nell’aria pulita e filtrata immessa dall’esterno. Non utilizzando fonti energetiche combustibili l’edificio ha zero emissioni in atmosfera. Oltre al consumo energetico prossimo allo zero, una Passive House garantisce elevati livelli di comfort rispetto gli edifici tradizionali.
Il protocollo consente la riduzione di CO2 all’interno dell’abitazione, la verifica di muffe e condense tramite il calcolo analitico dei ponti termici, temperature superficiali costanti, umidità relativa al 50% con 20° in inverno e 25° in estate. Considerando l’emergenza terremoto che investe in Italia l’80% degli edifici, Il progetto introduce innovazioni anche nel campo strutturale utilizzando sistemi innovativi che consentono l’adeguamento alla normativa attuale, condizione resa ancora più complessa dall’integrazione dell’unità in un aggregato edilizio esistente.
Dal calcolo tramite PHPP (Passive House Planning Package) l’edificio ha un fabbisogno termico annuo per riscaldamento pari a 9 kWh/(m2a) ed un fabbisogno frigorifero e di deumidificazione pari a 7 kWh/(m2a). Il fabbisogno è pertanto inferiore a 15 kWh/(m2a) richiesti dallo standard Passivhaus . Dal calcolo con software strutturati in base alle norme nazionali, l’edificio rientra nella classe energetica “A4 edificio ad energica quasi zero” con un EPgl,nren di 12,88 kWh/(m2a) dato che comprende i consumi di climatizzazione, acqua calda sanitaria, ventilazione meccanica controllata. La produzione di fotovoltaico (3kw) è pari a 37,8 kWh/(m2a), mentre i consumi relativi alla climatizzazione sommati ai consumi dovuti alla ventilazione meccanica sono pari a 23,92 kWh/(m2a). Sotto il profilo della climatizzazione l’edificio produce più energia di quella che consuma. Questi risultati evidenziano come l’uso strategico di differenti sistemi costruttivi, evitando processi standardizzati, possa rivelarsi una proposta funzionale alla rigenerazione ad alta efficienza energetica degli edifici in aggregato.
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