Dopo i bombardamenti del 7 aprile 1944, il giovane calderaio, ormai adulto, ricostruisce per sé e per la sua famiglia la palazzina in via San Girolamo Emiliani. Gli spazi che oggi affacciano con due grandi vetrine direttamente sulla via e sul canale delle Convertite erano utilizzati come negozio indipendente e suddivisi in vari ambienti, mentre all’abitazione erano annessi una cantina, un magazzino e una centrale termica che prospettavano sulla quiete del cortile interno, ombreggiato da due grandi alberi di caco. Nel 2007 i locali che costituivano il basamento della palazzina vengono unificati per ospitare la sede operativa di Clinicaurbana. Il doppio affaccio è stato il primo stimolo alla definizione delle linee guida del progetto di ristrutturazione, altri sono stati suggeriti dalle esigenze operative e da un estremo bisogno di flessibilità nell’uso degli spazi interni. Si è scelto di realizzare un unico ambiente suddiviso in due aree funzionali dal blocco dei servizi igienici - un tempo assenti - ricavato tra i due setti murari che reggono le travi rompitratta del solaio di piano. Le due zone comunicanti sono state adibite ad attività distinte: area operativa quella verso il giardino e destinata ad una funzione più pubblica quella affacciata sulla strada. Così, mentre le due grandi vetrine diventano dispositivo per la comunicazione di quanto avviene all’interno dello spazio, il cortile caratterizza un luogo privato favorevole alla concentrazione e al lavoro. Prima dei lavori l’immobile, benché sano nelle strutture, versava in condizioni piuttosto precarie: i pavimenti erano posati su un esile sottofondo cementizio gettato contro terra, le murature perimetrali presentavano gli intonaci compromessi alla base da importanti infiltrazioni di umidità di risalita e gli impianti tecnici erano inadeguati o addirittura assenti. Una volta definito l’assetto spaziale, il nostro compito è diventato quello di risolvere le problematiche tecniche, utilizzando soluzioni che fossero capaci di caratterizzare architettonicamente lo spazio con costi sostenibili. Il piano di calpestio del pavimento esistente era rialzato di circa venti centimetri dalla quota del marciapiede esterno e la rete fognaria della casa, completamente da rifare, correva intubata ad una quota di poco inferiore a quella della strada. Tale situazione non ha permesso di scavare secondo bisogno, dettando così dei limiti estremamente vincolanti al progetto. Tant’è che il nuovo vespaio areato è stato realizzato nello spessore della soglia rendendo necessario un secondo salto di quota per la realizzazione del nuovo pavimento. Questa occasione ha dato le mosse alla progettazione di quello che è uno degli elementi caratterizzanti dello spazio, ovvero la lastra monolitica in calcestruzzo lisciato che ospita l’impianto di riscaldamento radiante, declinando con un unico gesto tematiche di tipo tecnico e architettonico. La misura di questo scarto stabilisce la distanza critica tra il vecchio e il nuovo. La realizzazione del vespaio areato ha isolato il piano di posa del pavimento e ridotto la risalita di umidità dalle murature mentre la demolizione integrale degli intonaci ammalorati dalle pareti ha permesso all’umidità residua di traspirare conferendo al tempo stesso una forte caratterizzazione estetica agli spazi. Vista l’altezza dei soffitti l’impianto radiante a pavimento si è rivelata la soluzione più razionale per la climatizzazione degli ambienti garantendo il miglior comfort interno, la massima flessibilità nell’uso degli spazi e la riduzione dei costi di gestione. I nuovi infissi in acciaio sono posati direttamente sulla muratura in pietra e fugati a mano con malta di cemento. Con lo stesso principio sono stati tamponati i fori sulle murature utilizzando laterizi forati e malta. L’impianto elettrico è stato realizzato con tubi in ferro zincato a vista per evitare tracce sulle pareti in pietra e per una maggiore flessibilità di utilizzo. La distribuzione principale avviene dall’alto con le calate per gli interruttori e le prese elettriche. lungo lo spazio tecnico tra il pavimento e le murature si distribuisce invece l’alimentazione dei dispositivi mobili: lampade a pavimento, elettrodomestici su ruote, postazioni di lavoro mobili e predisposizioni per installazioni varie come mostre o set fotografici. Di poche azioni semplici, quasi didascaliche negli intenti, è quindi fatto questo progetto, che consiste nel togliere molto, per consentire allo spazio di esprimere il proprio carattere intrinseco, e nell’aggiungere il minimo indispensabile, facendo sì che dalle interferenze e relazioni tra il vecchio e il nuovo si generino i valori e le qualità dell’intervento.
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