L'intervento di restauro e valorizzazione della chiesa di San Nicola di Silanis si inserisce all'interno del progetto di “Parco dei Monasteri Medioevali” con l’obiettivo di rendere pienamente fruibile il sito, in territorio del comune di Sedini (SS), attraverso il recupero e la valorizzazione dell’area e la sua messa in sicurezza a garanzia della pubblica incolumità, con l’intento di innescare un processo di fruizione e valorizzazione continua del bene in oggetto che possa avere ricadute positive sull’intero territorio. Gli interventi realizzati sul Monumento e sull’area circostante hanno riguardato: - interventi strutturali e di consolidamento delle murature, di revisione del sistema di copertura e di protezione della sommità dei muri perimentrali; - interventi di ricostruzione con finalità statiche di parte della facciata e di realizzazione della pavimentazione interna, con contestuale esecuzione di campionamenti e saggi stratigrafici; - interventi di valorizzazione dell’area circostante la chiesa mediante opere di pulizia ed eradicazione della vegetazione spontanea e infestante, opere di regimazione e allontanamento delle acque meteoriche, opere di sistemazione e ricostruzione dei muri a secco e di rimodulazione della staccionata lignea perimetrale; - realizzione di impianto di illuminazione e di segnaletica didattico-informativa volti alla valorizzazione del sito e alla sua completa fruibilità e conoscenza.
L’intervento in oggetto ha consentito di compiere un restauro conservativo della chiesa, facendo seguito agli interventi di restauro iniziati nel 1996, e al contempo realizzare una serie di indagini per studiare e documentare le stratigrafie che celano i resti dell'antico Monastero, oltre ad attuare una serie di interventi di valorizzazione dell'area del complesso monastico al fine di favorire la fruibilità di tale importante bene di carattere storico. Dal punto di vista strutturale si è intervenuto in primo luogo sulla facciata, della quale rimane solo la parte settentrionale che, a causa del peso della struttura stessa, tende a crollare verso sud, portando con se anche parte della navata ad essa collegata. La soluzione proposta per salvaguardare i resti della facciata ha previsto la ricostruzione della porzione mancante della stessa con nuovi conci dello stesso materiale e dimensioni, provenienti da cave locali anche in disuso, e comunque simili all’esistente per composizione e cromatismo. La nuova muratura di facciata rispetta l’originario assetto, prevedendo nella parte alta l’utilizzo del cantonale e lasciando a vista, leggermente arretrata, la sezione muraria nella parte inferiore. Detto intervento è servito a bloccare la rotazione della parte di muratura che rischiava di crollare verso la porzione mancante, ripristinando così l’assetto statico originario della struttura; in questo senso tale intervento ha rappresentato una soluzione statica di sostegno della facciata, priva di alcuna connotazione estetica. Inoltre, come evidenziato nei contenuti in scheda, sono state condotte diverse analisi strutturali e diagnosi su porzioni della struttura muraria. In particolare, la sezione muraria corrispondente al primo pilastro della navatella destra è stata sottoposta ad analisi statica con relativi computi sulle forze agenti, al fine di verificare il valore di pressione sul piano di appoggio della fondazione del pilastro sottostante; la scelta di questo tratto è dovuta al fatto che lo stesso è risultato il più caricato di tutta la navata, per via delle dimensioni delle arcate e delle masse soprastanti. Dall'analisi dei carichi è stato possibile osservare come il valore di pressione ottenuto, pari a 1.914 Kg per cm2,corrispondesse ad un carico consistente per questo tipo di struttura soprattutto in considerazione dei risultati dalle prove di laboratorio eseguite sui campioni del terreno, risultando evidente come, anche nella migliore delle ipotesi, non era possibile verificare una configurazione di equilibrio tra le forze che agiscono in questo sistema. Le ipotesi di intervento elaborate in seguito all’analisi statica della struttura hanno previsto la necessità di intervenire sulle strutture di fondazione mediante un aumento della superficie di appoggio, realizzando una sottofondazione in blocchi di basalto. Questa soluzione è stata ritenuta idonea sia dal punto di vista del rispetto delle indicazioni delle carte del restauro sia dal punto di vista statico, in quanto si tratta di una tecnologia analoga a quella esistente, che permette di verificare appieno l'equilibrio strutturale. La nuova superficie di fondazione ha così permesso alla struttura di "galleggiare" sul terreno senza rischi di formazione di nuovi dissesti, con un aumento della superficie di fondazione di soli 25 cm intorno alla base del pilastro sui tre lati in modo da compensare l'eccentricità del carico.
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