L’
è stato il primo faro marittimo costruito nell’isola del Giglio, la sua edificazione è riconducibile infatti alla prima metà dell’Ottocento. L’edificio sorge in sommità di un promontorio nella zona settentrionale dell’isola, a nord di Giglio Castello. Grazie alla sua mole, al suo carattere di antico maniero e alle varie storie e leggende che lo riguardano (alcune anche recenti) esso rappresenta uno degli elementi caratterizzanti dell’isola.
Poco dopo la sua inaugurazione (1850 circa) fu subito chiaro che
del faro
era
. L’edificio era stato infatti costruito nell’area più alta del promontorio (310 m su livello del mare) per aumentarne la visibilità senza però considerare la presenza dei grandi ammassi di nubi stratificate presenti in alcuni periodi dell’anno. Quando si verificano questi fenomeni atmosferici la lanterna del faro, rimanendo al di sopra delle nubi, non poteva essere avvistata dal livello del mare. Data l’inadeguatezza dell’infrastruttura la Regia Marina (oggi Marina Militare) decise di costruire un altro faro in posizione più adeguata: il Faro del Fenaio (39 metri sul livello del mare, attivo dal 1883 e tuttora in funzione). Il faro delle Vaccarecce rimase dunque abbandonato per circa un secolo. Successivamente la proprietà venne venduta dal demanio marittimo
riconosciuta come “
” e
attraverso un delicato intervento di restauro.
L’intervento di
, finalizzato alla
, è stato realizzato tramite un restauro conservativo scientifico e rigoroso, consolidando e valorizzando tutti gli elementi sopravvissuti e ricostruendone quelli scomparsi. Il metodo di intervento utilizzato prevedeva: l’assoluto rispetto delle forme, dei colori e delle tipologie originali, il recupero minuzioso dei materiali originali (consolidando quelli ancora in essere e recuperando quelli caduti a terra), l’utilizzo di materiali simili ma non identici per tutte le parti ricostruite (in modo da far capire ai posteri quali parti sono originali e quali ricostruite in epoca successiva).
L’edificio è suddiviso in
: la zona residenziale e la torre del faro.
La
in origine sede della residenza del guardiano, era disposta su due livelli a pianta rettangolare (più un sottotetto). Tra il piano terra e il primo piano erano ancora leggibili (anche se quasi interamente crollate) delle volticciole a botte; tra il primo e il secondo piano erano invece visibili i segni dei solai lignei originali. Tutti i setti murari erano fortemente degradati e quasi privi degli intonaci originali (sia internamente che esternamente).
Dopo l’acquisto, il nuovo proprietario commissionò allo studio la progettazione di una
con ampie zona a giorno a piano terra e 5 camere matrimoniali con rispettivi servizi al primo piano. Anche la zona del sottotetto venne recuperata ricavandone ulteriori stanze per vari usi.
Dalla zona centrale posteriore dell’ultimo livello si eleva la
in muratura a sezione ottagonale impostata su un parallelepipedo a forma quadrata, realizzato in conci di granito a faccia vista con filari regolari murati “a stretta”. Essa culmina con una terrazza che ospita il caratteristico
di protezione della lanterna. Prima dell’inizio del restauro
della torre era sostanzialmente integro mentre la
in granito era quasi interamente crollata; gli unici elementi superstiti erano delle piccole porzioni di gradini in granito ancora infissi nella muratura perimetrale. Particolarmente significativa in questo intervento di restauro è stata la ricostruzione della scala elicoidale interna alla torre. La parte perduta della scala è stata infatti sostituita da una struttura in ferro e da scalini rivestiti in legno salvaguardando tutte le porzioni superstiti (anche quelle più minute).
erano originariamente caratterizzati (partendo dal basso) da: una zoccolatura a lastroncelli in granito a faccia vista, aperture delimitate da cornici in granito massello squadrato, ricorsi in granito e stucco di calce a scandire la partizione volumetrica interna ed infine da un bottaccio concluso da una cornice terminale (sempre in roccia locale) leggermente aggettante. Tutti questi elementi sono stati scrupolosamente recuperati o rigorosamente integrati dove necessario.
, totalmente crollati prima del recupero, erano tuttavia completamente leggibili dai segni nelle murature e dall’andamento delle murature di sostegno. Essi avevano forma a capanna con teste di padiglione sui lati minori ed erano quasi sicuramente in legno e laterizio.
L’abbandono, gli agenti atmosferici e gli atti vandalici di decenni avevano ridotto il faro ad un maestoso rudere. Solo grazie all’esuberanza strutturale dovuto al robustissimo granito locale (impiegato qui come materiale da costruzione) e attraverso una rigorosa analisi storica, tipologica e tecnica è stato possibile leggerne le
, indispensabili per la riuscita dell’intervento di restauro conservativo.
Year 1996
Work started in 1988
Work finished in 1996
Main structure Masonry
Client Privato
Status Completed works
Type Port Areas / Single-family residence / Tower blocks/Skyscrapers / Recovery/Restoration of Historic Buildings / Restoration of Works of Art / Restoration of façades / Structural Consolidation
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