CASA ROSSET
Studi di Architettura DeCarloGualla
(Andrea Gualla/ Jacopo DeCarlo)
Titolo del progetto: Casa Rosset
Destinazione d’uso: Abitazione
Località e Altitudine: Quart – 700 mt slm
Anno di inizio progetto: 2014
Anno di conclusione dei lavori: 2016
Tipo di intervento: Ex-novo
Credits delle fotografie: Andrea Martiradonna
CASA ROSSET
L’intervento ha come oggetto la costruzione di un’unità abitativa su una pendice di media montagna nelle vicinanze di Aosta.
Il progetto ha preso le prime mosse ponendosi due questioni di fondo; la prima di carattere tipologico interrogandosi su cosa significhi affrontare il tema della residenza oggi in termini di organizzazione degli spazi. La seconda di carattere architettonico su cosa significhi affrontare il tema della costruzione di un edificio in un momento come quello attuale che pone la questione del risparmio energetico come una inderogabile necessità.
Le questione tipologica.
Dalla metà degli anni ’70 il tema della residenza ha perso la centralità che ha avuto nel dibattito architettonico per tutta la modernità e possiamo senza dubbio affermare che dal punto di vista della ricerca tipologica siamo sostanzialmente fermi ad allora. Nel frattempo però qualcosa è cambiato nelle dinamiche sociali e nei modi di abitare. Uno dei fattori più rilevanti è sicuramente il lungo protrarsi della permanenza dei figli nell’ambito familiare e la sempre più diffusa consuetudine ad ospitare.
La convivenza tra adulti trova del tutto inadeguata la tipologia abitativa che ci ha tramandato la modernità basata sulla rigida divisione tra zona giorno e zona notte; i rapporti di convivenza tra adulti ci fanno piuttosto pensare ad un modello spaziale simile a quello di un villaggio fatto di nuclei autonomi che si relazionano a spazi comuni. Questo è sostanzialmente il programma che si è proposto di sviluppare il nostro progetto cercando un rapporto molto forte tra spazi interni, funzioni e forma architettonica.
La questione bioclimatica.
Di sostenibilità ne parlano tutti ma nel concreto fino ad ora se ne sono appropriati soprattutto due mondi apparentemente antitetici. Quello mediatico della comunicazione che tende a spalmarlo in modo superficiale e generico e quello tecnologico (che pur dando un contributo importantissimo) tende a porre la questione in termini di prestazionalità impiantistica e di materiali. Tra queste due posizioni c’è un vuoto ed è esattamente lo spazio che deve occupare la cultura architettonica.
Il nostro progetto ha assunto a fondamento la questione bioclimatica e del risparmio energetico. L’edificio dispone delle più sofisticate tecnologie impiantistiche (geotermia, pompe di calore, isolamenti a cappotto, vetrate basso emissive) ma ciò che ci ha interessato maggiormente indagare attraverso il progetto non sono stati tanto gli aspetti tecnologici della questione quanto il ruolo delle forme architettoniche. E’ il cosiddetto ambito dei sistemi passivi per il risparmio energetico. Entra in gioco quindi la capacità dell’edificio di adattarsi alla specificità del contesto e di ottimizzare il proprio fabbisogno energetico in virtù delle proprie caratteristiche architettoniche.
Tutti questi dispositivi architettonici passivi unitamente ai sofisticati dispositivi tecnologici impiantistici ci hanno consentito di realizzare un edificio con un fabbisogno energetico molto basso. Una cinquantina di metri quadri di pannelli fotovoltaici integrati in una pensilina in acciaio collocata davanti agli spazi living ci ha consentito di ottenere un edificio del tutto autonomo dal punto di vista energetico.
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