L'invaso dello spazio pubblico è frutto in buona parte della demolizione dell'antica chiesa di Santu Sarvadore e del pozzo, dei quali non rimaneva traccia. L'intorno è caratterizzato da un edificato di fattura eterogenea e comprende, sia gli edifici tra i più antichi dell'abitato, sia quelli di più recente costruzione.

Il progetto si misura con la volontà della committenza pubblica di creare una piazza, intesa come "luogo dello stare", difesa dall'invadenza delle automobili. 

Lo spazio pubblico su cui insiste il progetto, è caratterizzato da una decisa pendenza del terreno di circa quattro metri tra monte e valle. 

La necessità di consentire l'ingresso ai garage che si affacciano sulla piazza, da un lato, e, dall'altro, l'esigenza manifestata dall'Amministrazione -la quale intende creare uno spazio pubblico atto alla socialità e non uno slargo ad uso parcheggio- ha fatto propendere per una soluzione progettuale che prevede lo sfalsamento di quota di una parte della piazza, così da attenuare l'attuale pendenza. Tale slittamento di piani crea, a monte, una sorta di piazza rialzata inaccessibile alle auto, mentre a valle, uno spazio carrabile consente ai residenti l'accesso ai propri posti auto. L’invaso creato da questa “terrazza” è delimitato principalmente da due elementi architettonici, che sono, da una parte un muro in pietrame di recupero, murato ad “opus incertum”, dall'altra, una lunga vasca d'acqua rivestita in granito grigio bocciardato. All’estremo opposto la vasca si trasforma in un elemento verticale (betìle), sempre in granito, nel quale sono alloggiati i corpi illuminanti e la bocca che riversa l'acqua.

La vasca, rettilinea e liscia e il muro scabro ad “opus Incertum”, sono i due elementi che  contribuiscono a definire il progetto, la prima mutuata nel concetto dall’abbeveratoio, si imposta a quota pavimento nel lato più alto dell'invaso; il secondo, che richiama i muri di confine in agro (sa lacàna), segna ed evidenzia l'andamento altimetrico dell'invaso.

Contribuisce a creare uno sfondo allo spazio pubblico una seconda vasca, parallela alla prima, asciutta come un rivo in secca, composta da ciottoli cementati di pietrame misto e di varie pezzature. Al suo interno, metaforicamente alla ricerca disperata di qualche ciuffo d’erba, sono collocate delle sculture metalliche in acciaio cor-tèn, dette “BOES - Animali Sonanti” (realizzati dalla ditta BAM-  Design). In corrispondenza di ogni scultura un piccolo spot luminoso contribuisce a creare un’adeguata ambientazione notturna.

A fare da contrappunto alla texture del muro ad “opus incertum” è l'elemento in granito del betìle, che quasi come un totem contemporaneo, contiene al suo interno i corpi illuminanti oltre a vari elementi tecnici. Da esso la luce si proietta sulla superficie liquida creando effetti di riflessi capaci di conferire allo spazio un carattere di quiete. Al fine di poter realizzare in tutta l'area una buona finitura, tenuto conto delle limitate risorse assegnate a questo progetto, è stata realizzata una parte della pavimentazione in pietra locale tipo “impredau” e l'altra in cls armato e colorato con ossidi dei colori delle terre. Con un successivo progetto di completamento è stato restaurato il piccolo edificio in pietra che presentava notevoli problemi statici dovuti alla vetustà.