Tavola generale del Concorso di idee
Concept
Inquadramento e volumi
Studi a penna
Studi delle piante
Area Presbiteriale
studio preliminare della copertura in Legno lamellare
...gli inizi
"La chiesa é spesso pensata come un insieme di volumi dove la complessa forma scaglia verso il cielo le sue mura"-; elementi verticali, cubi e cubetti, coperture a vela, picchi, guglie arricchiscono le nostre città di "oggetti" provenienti da architetture troppo spesso simili tra loro.
Le Chiese, quindi spesso hanno un carattere di similitudine avulso dal contesto locale su cui insistono, proprio nel compiacimento di riferimenti illustri. Tali opere si palesano come «oggetti» a riempimento improprio di piazze, slarghi e smagliature di tessuti urbani spesso non privi di carattere. Ponendosi dirompenti alla morfologia dei luoghi del già vissuto,
Quando Michelucci pensava alla Chiesa sull'autostrada di Firenze, si confrontava solo con un libero campo. Ma nel nostro caso non può esser così.
La nostra Chiesa davrà capovolgere la consuetudine, dovrà avere in più intimo rapporto con il luogo terreno ove sorgerà con semplicità espressiva; forme e materiali figli di ogni tempo, ove valori simbolici si fondono con gli effetti cercati attraverso le necessità funzionali.
Il luogo si presenta apparentemente come uno spazio senza storia, ai margini del centro abitato che é ricco di architetture difformi (case private, spesso stagionali), alle volte incompiute. In questo scenario, l'atto progettuale non può che essere silenzioso, rispettoso di quelle lievissime tracce morfologiche recuperate in allineamenti e/o segni dati dall’asse viario principale (come del resto tutto l’ordito quadrangolare di Cinisi), posto in un contesto totalmente "vuoto" di altri riferimenti se non la Montagna stessa che si impone a Sud/Est .
Tuttavia si ritiene che in quel "vuoto" sia latente una grande poetica, in esso possono insistere valori e simboli densi di significato; si pensi alla terra come culla della vita; all'acqua come simbolo di rinascita e rinnovamento, all'uovo come inizio delle stesse (ndr. Piero Della Francesca); archetipi, questi, che se posti in trilogia in quel "vuoto", offrono implicazioni da porre in essere nell'atto progettuale.
È nel rispetto spaziale di quel "vuoto" che la Chiesa é stata pensata come “leggera collina” (allusione al Golgota) rotta in sommità solo dall’imploso sull’area Presbiterale (grande vuoto “circolare”) ad imporsi silenziosamente come platonica figura geometrica dalla Divina perfezione.
È proprio al suo geometrico centro che si porrà il Cristo seicentesco a librare in tale spazio.
Da questo, cadrà la luce diretta (modellata dalla policroma vetrata istoriata a latere), filtrata dalla maestosa Croce “bianca” costituita da grosse travi di legno lamellare [1] convergenti in un unico anello di tenuta. [2]
Tre i segni palesi: Il grande “arco” che radicato al terreno (Hortus Conclus [3]), ovvero dal “Percorso Mariano” a cielo aperto, si scaglia per 60 metri (ponte tra il bene ed il male, segno proiettivo orizzontale tra “Alfa ed Omega”) a cui fa da contrappunto la torre campanaria solitaria, massosa alla base mentre più eterea in sommità (quasi vela), quale segno proiettivo verticale di contrapposizione ma, di incidenza territoriale [4].
Alla base della torre vi sarà un piccolo specchio d’acqua con la sua cavea di tenuta, quale culla di perenne vita [5].
L’Aula, pensata a forma di ovoide leggermente ad anfiteatro (per 650 fedeli), accoglierà in un unicum ogni elemento nella sua peculiare funzione e significato, lungo una specifica direttrice.
Apparirà chiaro che, sin da questa fase, non si è potuto fare a meno di validare talune scelte con il Liturgista di riferimento (anche se non richiesto), ovvero non si poteva non cercare il Suo apporto sin da subito, così pari modo con l’artista Cultuale. Da loro, è nata la scelta condivisa di disporre il Santissimo e Cappella dell’Adorazione; Presidenza; Altare; Ambone e Fonte battesimale lungo un preciso asse a 45°, di cui è cerniera il Coram Populo stesso sin all’esterno nuovo sito della scultura della Redemptoris Mater.
Dalla Cappella dell’Adorazione, il Santissimo, è visibile da ogni luogo, quindi raggiungibile, sia dall’aula, sia dalla Cappella Iemale, sia dalla Sagrestia sia dall’area nursery, sin’anche da un ingresso esterno diretto. Via, via, in perfetto allineamento, gli altri elementi sino all’area protetta e cintata da una grande vetrata istoriata di compendio al luogo del Battesimo posto in coincidenza prospettica e fondale opalescente sulle Opere Pastorali (da farsi in secondo tempo).
A fondale dell’ampio Presbiterio circolare è posta un quinta curva, una sorta di lieve calotta sferica (figura-sfondo percettiva) che realizzata in marmorino bianco graffiato conterrà uno squarcio forato cruciforme, dietro la quale si cela la Cappella Feriale.
Un particolare accenno deve esser fatto al Portale Bronzeo d’ingresso. Questo, vuole essere espressivamente ed espressamente “l’arco” d’ingresso, virtuale e figurativo segno di passaggio (tra quiete e tempesta), ma anche “arco della vita”, iperbole e parabola al contempo, che segnicamente si proponga quale accesso di incommensurabile Pace. Esso è stato posto nel tratto più vicino all’Altare centrale, perché possa esser visto e vissuto con “prossimità” [6] già dall’esterno.
Adiacente al Portale di ingresso, è stato posto l’accesso giornaliero (più mesto e semplice) perché possa non esser di disturbo alle funzioni. Infatti si prevede una piccola quinta paravista.
Year 2015
Main structure Wood
Client Conferenza Episcopale Italiana - Diocesi di Monreale, Pa
Cost 2.200.000
Status Competition works
Type Churches / Schools/Institutes / Multi-purpose Cultural Centres / Theatres / Concert Halls
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