LA STORIA Dall’archivio comunale risulta che in questi locali, tal Gavino Falchi di Cagliari impiantò nel 1907 un laboratorio per la produzione di manufatti di cemento, mattonelle, lastre per gradini e blocchetti per muratura da cui il nome ‘blocchiera’.
Sulla destinazione d’uso precedente non sono state ritrovate notizie documentate, ma incrociando alcune conoscenze storiche ad un’analisi delle caratteristiche architettoniche si desumono alcune osservazioni interessanti.
Dagli archivi comunali risulta che in città nel 1834 esisteva un’osteria, capace di ospitare 15 soldati, sempre dalla stessa fonte risulta che la via Bosa, nel 1869, era denominata “vico osteria”, si osservi che gli edifici che hanno accesso dalla via Bosa sono tre in tutto, uno aveva dimensioni troppo piccole per ospitare 15 soldati, e l’altro è privo di corte, indispensabile per il ricovero dei cavalli, l’ex blocchiera aveva invece ampi locali, una vasta corte ed un porticato al piano terra ideale per il ricovero dei cavalli, foto 9, si avvantaggiava inoltre dell’uso diretto di un pozzo posto sul confine con un altro edificio.
L’ubicazione dell’osteria in quest’area, tra l’altro, avrebbe garantito un eccellente supporto logistico alla Reale caserma dei carabinieri a cavallo che aveva sede in un edificio confinante.
Mettendosi al riparo da erronee interpretazioni, si può comunque affermare l’utilizzo pubblico dell’edificio, infatti la tipologia edilizia si discosta notevolmente da quella abitativa e la tecnica costruttiva utilizzata, come archi e volte a vela in mattoni cotti, era riservata agli edifici più importanti.
Per quanto riguarda l’età dell’edificio si osserva che parti più antiche dell’ex blocchiera, a cui si riferiscono le osservazioni espresse, hanno un’architettura molto semplice, nessun cornicione di gronda, ne cornici ai bordi di porte e finestre o qualsiasi altro ornamento, è da escludere quindi che siano state costruite nel periodo piemontese in cui erano in voga stili più ornamentali, quindi, in mancanza di dati più esaustivi, la costruzione dell’edificio è da far risalire almeno alla fine del periodo spagnolo.
Con il successivo riutilizzo come ex blocchiera il complesso edilizio è stato notevolmente intricato da aggiunte e trasformazioni, per un’analisi più dettagliata si è, quindi, reso necessario uno studio più approfondito, di seguito descritto, sulla dinamica storica della trasformazione edilizia.
DESCRIZIONE DEL PROGETTO Lo scopo funzionale del recupero dell’ex blocchiera si concretizzerà nella realizzazione di un centro polifunzionale, principalmente adibito ad attività espositive e dimostrative con particolare attenzione a quelle di promozione e salvaguardia dell’artigianato tradizionale locale.
Sono previsti adeguati spazi per il coordinamento e la gestione amministrativa e una biblioteca di settore, informatizzata ed aperta al pubblico, dedicata alle Arti e Mestieri in Sardegna, dove sarà possibile consultare testi sull’attività artigianale ed inoltre osservare esempi di artigianato collocati in un’esposizione permanente adiacente alla biblioteca
La flessibilità degli spazi è stata posta come elemento principale della progettazione in modo che gli stessi possano essere adibiti sia per mostre di singoli, che per mostre collettive o di entità consistenti, per seminari sull’artigianato e per piccole dimostrazioni di lavorazioni, o per vere e proprie fiere, dividendo gli spazi unitari con allestimenti provvisori.
Sfruttando i confacenti caratteri distributivi originari, degli spazi e degli edifici, interni ed esterni, concepiti in modo da poter essere fruiti, sia singolarmente sia complessivamente, attraverso la creazione di percorsi distributivi unitari, al piano terra così come al piano superiore.
L’ipotesi progettuale nasce dalla volontà di recupero di un patrimonio architettonico storico adeguato alle esigenze dettate dal cambio di destinazione d’uso, mantenendo inalterate le caratteristiche architettoniche esistenti, riconoscibili in un insieme di interventi edilizi, realizzati in diversi periodi storici ma, sopraffatte dalle superfetazioni e da un avanzato stato di degrado.
L’intervento di recupero, troverà sua espressione nella valorizzazione degli interventi precedenti e si distinguerà da questi nell’obbligatoria dotazione impiantistica inesistente.
Nel complesso si presenterà come una sorta di cittadella custodita, ed allo stesso tempo resa partecipe della vita cittadina con ingressi e percorsi al piano terra che, con l’alternarsi di spazi aperti e chiusi creano collegamenti ideologici e fisici fra i poli di servizi culturali e civici all’interno del paese. L’attraversamento crea momenti di pausa nei due cortili, le piazze; episodi architettonici dove gli scambi culturali si intrecciano, dove culture vecchie e nuove vengono messe a confronto, si discutono; si mediano; si rispettano.
Allo stesso modo lo spazio fisico della piazza in progetto media il dialogo fra l’Architettura tradizionale, rispettata in tutte le sue parti, testimonianza di un passato storico vissuto, e l’Architettura odierna riconoscibile nei corpi di più recente costruzione, fatta di spazi e linguaggi rispondenti alle attuali esigenze di vita cittadina.
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