IL CONCEPT GENERALE DI PROGETTO
«Se noi portiamo una croce, gli animali ne portano tre.»
(Bruna D'Aguì, Creaturismo. Le fondamenta del creato, Nuova Stampa, Roma 2007, p. 209)
Con questa ellisse grammaticale (dal lat. ellipsis, dal greco ἔλλειψις «mancanza, omissione»), di uso frequente nei proverbi o nelle citazioni, San Rocco, patrono di Siano, definisce il sacrificio della vita.
Certo l’omissione del sostantivo, qui, declina la parte variabile della frase che resta sottointesa.
Dal punto di vista retorico, l’ellisse, significa letteralmente “mancanza” ma di qualcosa di cui spesso se ne intuisce il significato, pertanto l'effetto che si ottiene è di concisione e di enfasi al tempo stesso.
Ora, cambiando la sfera sensoriale e trasponendo il significato letterario dell’ellisse al campo dell’architettura, siamo in grado di ottenere diverse chiavi di lettura applicate al progetto di concorso.
Storicamente, l’ellisse è una figura geometrica utilizzata per particolari tipi di costruzione le cui applicazioni riguardano comunque edifici di grande importanza (cfr. Bernini e Borromini).
L’applicazione più importante dell’ellisse infatti fu nelle chiese barocche. Essa consentiva di impiegare una disposizione longitudinale (caldeggiata dalla Chiesa dopo il Concilio di Trento) all’interno di un edificio a pianta centrale. Era considerata una forma più dinamica rispetto a quella circolare. L’ellisse venne di nuovo scarsamente utilizzata a partire dalla metà del 1700 fino a pochi decenni or sono. Negli ultimi anni si assiste ad un rinnovato interesse per le geometrie ellittiche, riscontrabile sia nel design sia nella composizione di importanti edifici.
Vista la giacitura e la forma offerta dallo stato di fatto dell’area di progetto, è apparso quanto mai consono procedere in tale direzione, tuttavia nel rispetto delle altezze delle edicole preesistenti, dei volumi e dei cromatismi.
Gli edifici di forma ellittica, proprio per il suo essere a pianta centrale presentano la peculiarità di non confinare lo spazio e rendere percepibile un oggetto da qualsiasi angolazione; nel nostro caso l’altare e il feretro. Inoltre, all’interno, un’interessante applicazione delle proprietà dell’ellisse è la “camera ellittica”. In questo ambiente tutti i suoni emessi da una sorgente posta in un fuoco (altare), anche di bassissima intensità, vengono concentrati tutti nell’altro fuoco (posizione del feretro) perché riflessi da tutti i punti in quella direzione.
La volontà di adottare una simile geometria muove soprattutto dal fatto che tale ambiente liturgico, inserito nel cimitero storico e destinato a diventare un nuovo punto di riferimento plani volumetrico, debba manifestare la stessa importanza prospettica, sia per chi sta di fronte sia per chi sta alle spalle che per chi sta ai lati.
La fede in Dio e la parola di Dio, oggigiorno, si crede possano trasmettersi con multi direzionalità.
La forma è concepita come un scrigno che in questo caso contiene i fedeli, una commistione di figure retoriche applicate all’architettura il cui senso filosofico oltrepassa l’ellisse stessa. Ci si trova davanti alla similitudine, per il confronto tra due entità paragonabili (scrigno e forma); alla litote, per la ritrattazione seppur attenuata delle geometrie canoniche; infine troviamo la parabola che racchiude l’espressione della memoria collettiva (intesa come fede cattolica), parte integrante e monito indispensabile nella comunicazione di un progetto.
IL PROGETTO DELLA CHIESA
Il nuovo edificio sacro è inserito urbanisticamente nel cimitero comunale esistente ed è disposto nella parte vecchia sul terrazzamento del terzo ripiano.
Gli elementi primari direttamente a confronto con la chiesa sono: il lungo allineamento di tumulazioni in loculo frontale che identificano, a nord (lato posteriore), una sorta di quinta funeraria che separa il piano di posa della chiesa con il terrazzamento successivo destinato alle edicole gentilizie. Ad ovest e a est si trovano i campi ad inumazione, a sud la vista è rivolta verso l’ingresso e il lungo viale principale.
La pianta della chiesa è disegnata da una poligonale che segue il tracciato delle murature portanti della cripta sottostante; essa definisce le proporzioni della figura ellittica che circoscrive tale poligono configurando il coronamento dell’edificio.
Secondo gli stilemi architettonici, intesi come tripartizione degli elementi, la Cripta sottostante costituisce di per sé il basamento “ipogeo” dell’edificio mentre le grandi vetrate perimetrali apribili definiscono il corpo “smaterializzato” dell’edificio stesso, la cui particolarità conferisce la totale permeabilità ad ogni angolazione e la possibilità anche dall’esterno di assistere alle funzioni religiose. Infine chiude il terzo elemento: l’ellisse; un coronamento ovale materico che organizza la volumetria e l’ambiente interno oltre dare importanza monumentale al corpo di fabbrica visto dall’esterno.
In definitiva l’orientamento dell’edificio si colloca a nord-sud con ingresso principale disposto a sud, sagrato sopra la terrazza della cripta, ossia sopra la porzione di copertura interessata (sotto) dall’ingresso alla cripta fino alle mura curvilinee antistanti alla cripta stessa. Un ingresso laterale è previsto anche nel prospetto est in corrispondenza della rampa, rivisitata, utile per l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Le dimensioni interne della parte poligonale vetrata della chiesa sono circa 13,5 x 9,0 m, per un totale di oltre 115 mq; l’ellisse che sovrasta il perimetro vetrato presenta la diagonale maggiore di misura 16,0 m e la diagonale minore di 11,0 m per una proiezione in pianta di oltre 140 mq.
Le altezze sono pari a 2,50 m per il coronamento vetrato e pari a 4,0 m per il coronamento materico costituito dall’ellisse. L’altezza complessiva risulta quindi pari a 6,5 m e la volumetria che si percepisce all’interno risulta essere di circa 850 mc.
Le misure in elevato, così come tutto il sistema planimetrico, sono state studiate impiegando i rapporti aurei.
Il compimento ellittico è stato progettato in modo tale da circoscrivere la struttura poligonale e sovrastarla mediante sbalzo su tutto il perimetro, con un minimo di 70 cm (lato nord; nord-est e nord-ovest), circa 1,2 m per i fronti laterali (lati est e ovest) ed un massimo di oltre 2,5 m nella parte anteriore (sud) che costituisce la zona di ingresso della chiesa. Questo accorgimento muove dalla volontà di creare proiezioni d’ombra sulle vetrate e allo stesso tempo, come fosse una sorta di gronda, serve per proteggere le vetrate perimetrali dagli agenti meteorici diretti. Lo sbalzo si accentua nella parte frontale; questo perché si è desiderato segnalare correttamente l’ingresso come vuole la dottrina compositiva, sia perché quel prospetto risulta anche la zona di maggior transito oltre alla totale esposizione solare nelle ore più calde della giornata.
Questi accorgimenti derivano anche dal controllo della luce naturale, argomento importante all’interno degli edifici liturgici.
Si parla abitualmente di “luce naturale”, riconoscendo così che la luce è una realtà naturale, forse la più naturale.
Nello spazio liturgico la luce non deve essere dissipata perché chi abita una chiesa deve essere mosso a una ricerca della luce, al desiderio della luce che nella liturgia si fa invocazione. Ogni chiesa è infatti un luogo di epiclesi della luce.
La celebre frase di Le Corbusier, maestro incontestato della luce architettonica, dice che: “l’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi assemblati nella luce”.
In una chiesa la luce scende dall’alto ma deve anche stare davanti.
A tal punto ci si è mossi per capire come la luce naturale dovesse permeare all’interno della chiesa in modo corretto e allo stesso tempo evocativo, senza però disturbare.
È stato visto che la finestra non favorisce il raccoglimento che una chiesa deve suggerire e per questa ragione è stata scartata. Sono stati condivisi appieno gli indirizzi forniti dal bando di concorso, ovvero la realizzazione di adeguati sistemi di tamponamento anche scorrevoli.
Per questo motivo tutto il perimetro della chiesa è stato avvolto da vetrate interamente apribili e impacchettabili, sullo spessore dei pilastri portanti, in modo da rendere totalmente permeabili all’esterno le funzioni religiose.
L’insieme, all’interno, dialoga con la luce avvolgente riflessa dalle forme curve delle bianche pareti del coronamento ellittico che è l’involucro della chiesa. L’illuminazione all’interno varia quindi a seconda delle ore del giorno e con la proiezione di un unico raggio che scandisce un intervallo palpabile sul feretro e sull’altare costituito dall’ingresso della luce solare dai due lucernari disposti in copertura.
Tali lucernari di forma ovale, misurano sulle diagonali 3,8 m per circa 3,0 m, garantendo una superficie radiante e aerante di circa 8,0 mq per ogni lucernario, vista la possibilità di essere aperti in modo basculante. Tale accorgimento permette anche l’insorgere di camini d’aria naturale che dal perimetro vetrato assurgono verso il cielo, in modo tale da rendere confortevole la permanenza alle funzioni religiose anche in caso di clima estivo.
La posizione dei lucernari non è casuale, come introdotto in apertura, uno serve per illuminare la zona dell’altare con luce naturale in modo tale che i fedeli percepiscano ad ogni angolo delle sedute il volto del pastore, l’ambone a terra e il tabernacolo; l’altro lucernario irradia il feretro evocando una sorta di risorta verso il paradiso.
{{item.text_origin}}