A Cividale del Friuli, e precisamente nella frazione di Rualis, la Chiesa di Santo Stefano protomartire è stata da sempre uno dei punti di riferimento del piccolo tessuto urbano, occupando una posizione baricentrica all’interno del borgo antico. Le prime tracce dell’edificio risalgono al 1483 e da allora alcune vicissitudini ne hanno segnato il percorso storico fino al radicale restauro del Settecento, che prevedeva tra l’altro l’innalzamento della chiesa e ne ha determinato la configurazione attuale.
Una pianta rettangolare a navata unica con abside semicircolare sporgente e sacrestia addossata sul lato sudest: questo l’impianto planimetrico che si eleva con una struttura portante in muratura mista e copertura a due falde in capriate di legno e manto in coppi. All’interno sono numerose le opere di pregio, sia per quanto riguarda gli arredi sacri, sia le opere d’arte di rilievo ospitate nella chiesa. La ristrutturazione del 1700 ha inoltre previsto l’abbellimento della facciata principale e l’ampliamento delle sacrestie, mentre con un successivo intervento nel 1800 furono modificati i soffitti e la pavimentazione dell’aula.
La copertura, un equilibrio delicato In comune hanno la struttura lignea, ma le coperture di aula e abside hanno due tipologie costruttive differenti. La prima presenta un sistema a capriate e terzere in legno sormontate da correntini e tavelle in laterizio, mentre sull’abside e sulla sacrestia sono presenti delle capriate a sostegno di un ordito principale, con colmo e bordonali, ed uno secondario a puntoni che formano, per la parte debordante l’edificio, gli sporti di gronda. Completano questo tipo di copertura i correntini in legno sui quali poggiano le tavelle in laterizio, con lato maggiore parallelo alla linea di massima pendenza del tetto. Tutto il sistema di copertura, ad eccezione dei locali delle sacrestie, non è visibile dall’aula e dall’abside in quanto sono presenti dei controsoffitti a volta che ne nascondono la struttura. Tra il soffitto a volta e la copertura è presente un’ampia intercapedine, ventilata tramite fori realizzati sulle facciate della chiesa.
Le coperture erano interessate da forti fenomeni di infiltrazione in corrispondenza dell’aula e dell’abside, tanto da compromettere la salubrità delle strutture della volta, dei soffitti in genere e delle decorazioni interne; mentre sull’area che copre la sacrestia il manto è oggetto di continui interventi manutentivi per ovviare allo scivolamento delle tegole e scongiurare il pericolo di infiltrazioni d’acqua. Inoltre le travature in legno dell’ordito secondario presentavano segni di deterioramento superficiale dovuti all’azione degli agenti atmosferici.
L’intervento puntuale La Chiesa di Santo Stefano è stata interessata da interventi di risanamento conservativo finalizzati al pieno ripristino della funzionalità delle coperture del fabbricato principale, con un’attenzione particolare al manto di copertura. Per tutte le strutture lignee, e in particolare per l’orditura primaria che non presentava segnali di deterioramento, è stato previsto il trattamento con impregnanti protettivi e antitarlo, mentre particolare attenzione è stata dedicata agli elementi della piccola orditura in legno (correntini), spesso danneggiati e quindi puntualmente sostituiti.
Si è proceduto poi alla rimozione del manto di copertura in coppi esistente, portando così alla luce il sottomanto in tavelle che sono state sigillate con malta fina. Sopra le tavelle è stata posata una membrana traspirante ad alta resistenza all’abrasione, impermeabile all’acqua e traspirante per il vapore. In corrispondenza della prossimità del colmo è prevista la realizzazione di fori di aerazione, del diametro di 12.5 cm circa che, assieme alle finestrelle già presenti sulla muratura perimetrale, hanno la funzione di migliorare le prestazioni di ventilazione naturale del sottotetto creando il cosiddetto “effetto camino”.
Così il Direttore dei Lavori Geom. Renato Fantini descrive l’obiettivo dei lavori: “Come da accordi con i tecnici dell’Arcidiocesi abbiamo deciso di realizzare un tetto ventilato che migliorasse le prestazioni complessive dell’involucro. Quando abbiamo analizzato tutte le soluzioni possibili, abbiamo approfondito il sistema AERcoppo® della AERtetto che ci sembrava perfetto per il cantiere della chiesa di Santo Stefano. Le caratteristiche di leggerezza e flessibilità di questo innovativo sistema hanno infatti influenzato la nostra scelta e lo hanno fatto preferire rispetto ad altre tecnologie”.
È stato quindi realizzato un nuovo manto di copertura ventilato, utilizzando il sistema AERcoppo® di AERtetto che ha garantito sia una perfetta ventilazione, grazie alla formazione di una intercapedine di circa 6 cm sotto i coppi, sia il fissaggio meccanico dei coppi di coperta con ganci metallici. Il nuovo pacchetto di copertura, affiancato dalla ventilazione permanente dei vani di sottotetto, garantisce un’adeguata protezione dai fenomeni di condensa sulle superfici.
“L’utilizzo del sistema AERcoppo® ci ha consentito di ottenere una perfetta ventilazione della copertura – conferma il Geom. Fantini - La sua semplicità d’impiego, la possibilità di non forare la guaina e le prestazioni di tenuta e sicurezza che è in grado di garantire, assicurano la realizzazione di un tetto ventilato a regola d’arte”. Il manto è stato poi ricostruito utilizzando coppi nuovi ed, in parte, originali. A completamento dell’intervento sono state poi realizzate le linee vita e uniformate le lattonerie, integrando i canali di gronda esistenti con canali nuovi. I risultati sulla copertura sono evidenti, come afferma Fantini: “L’intervento ha consentito di ristabilire la perfetta funzionalità della copertura. Già pochi mesi dopo aver ultimato i lavori, durante il periodo estivo, la ventilazione naturale garantita dall’impiego del sistema AERcoppo® aveva ridotto la temperatura all’interno della chiesa. Il manto di copertura è oggi perfettamente stabile ed assicura ottime condizioni di comfort all’interno degli spazi liturgici”.
Un dialogo virtuoso tra nuovo e antico Oltre alla riqualificazione della Chiesa di Santo Stefano, il progetto ha previsto la realizzazione di una nuova aula, completata nel 2007 e dedicata a San Lorenzo, assieme ad un ambiente polifunzionale ed all’ufficio parrocchiale.
Nel progetto dell’Arch. Sandro Pittini, la nuova aula completa il complesso liturgico divenendo l’elemento finale di un percorso, che parte dal sagrato esistente ed attraversa lo spazio a corte che si va a generare tra i due edifici. Tra le due aule si apre un deambulatorio vetrato, un atrio che le connette attraverso lo spazio comune della vecchia sacrestia.
A nord-est, in direzione del parco, un portale in legno rievoca il disegno rigoroso di certe chiesette votive che si possono incontrare di frequente nel paesaggio friulano. La nuova aula, verso l’area a cielo aperto del sagrato, è priva di facciata per non porsi in competizione con quella esistente in stile neoclassico. Linee pure e geometrie razionali disegnano una pianta ovale che, vista dall’esterno, ricorda vagamente un’arca. La sua presenza è definita unicamente dalla calotta superiore che definisce la copertura e si apre ad accogliere la luce mutevole del sole.
Come avviene da sempre quando l’architettura si deve confrontare con lo spazio del sacro, grande importanza è stata data al tema della luce che, nella chiesa di Santo Stefano sottolinea ed esalta l’area del presbiterio e gli elementi più significativi, come il fonte battesimale preesistente che ha trovato qui la sua collocazione definitiva in una cappella dedicata. L’interno, luminoso, accogliente e caratterizzato da pareti di travicelli di legno e pavimentato in listelli di cotto, fa da contraltare alla “durezza” dell’esterno, con il rivestimento in pietra e cemento e la copertura in lastre di zinco-titanio.
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