Il progetto di recupero dei mulini ad acqua del torrente Vesola nasce dalla volontà di far rivivere un'importante testimonianza dell’economia locale, attiva ancora a metà ‘900. L’approccio di restauro dei due manufatti è stato diverso a causa delle differenti condizioni di conservazione dei due edifici: l’edificio a monte (risalente al 1769) conservava infatti ben distinguibili i muri perimetrali, mentre quello a valle (databile almeno al 1188) presentava un volume in gran parte evaporato. Il “concept progettuale” è stato invece unico, originato dall’analisi attenta delle fonti storiche e dalla rilettura degli elementi architettonici locali: chiave del recupero architettonico è stata il dialogo tra stato di conservazione e interventi di ripristino delle parti mancanti, basato sulla conoscenza e studio dell’“impianto molitorio”. Un ripristino coerente con la tradizione locale ma libero da forzature stilistiche o falsi storici: la giusta miscela di esistente ed ex-novo in contrapposizione tra loro, per recuperare l’unità potenziale del manufatto tanto da soddisfare le esigenze abitative in uno spazio flessibile e funzionale. Ciò ha permesso al restauro di far rivivere, con semplici e delicate scelte architettoniche, lo spazio interno originale degli antichi mulini Giacchetti-Turner. Analizzate le componenti dell’impianto molitorio si è cercato, ove possibile, di farle “rivivere” li dove erano collocate in origine. Ad esempio, sulla pavimentazione del piano terra del mulino a monte, è stata ridisegnata la genesi geometrica delle volte a crociera originarie: una semplice “X” in mattoni. Sempre sullo stesso livello, disponendo circolarmente dei mattoni sulla pavimentazione, è stata riproposta l’esatta sagoma e posizione delle macine; così anche il “ritrecine” (la ruota lignea azionata dall’acqua) è stato ridisegnato nella pavimentazione del piano seminterrato. Stesso criterio ha portato al ripristino delle parti mancanti delle murature, optando per l’uso dei conci lapidei, differenziandoli dagli esistenti attraverso le fughe. Le tramezzature interne rifinite con intonaco grezzo bianco fanno risaltare al meglio le murature originarie in pietra nel segno della riconoscibilità, alleggerendo e rimodulando lo spazio interno. Il recupero ha seguito le esigenze funzionali del proprietario, creando uno spazio versatile da vivere come unica abitazione o su più livelli orizzontali indipendenti tra loro. Allo scopo è stata progettata una leggera scala metallica, con schermatura ad alleggerire lo spazio in essa racchiuso e con funzione di collegamento interno tra i tre livelli; all’occorrenza può essere chiusa da una botola calpestabile in legno, posta all’ultimo piano. Il mulino a valle è stato recuperato come studio-foresteria. Il suo iniziale rilievo è stato eseguito con scanner 3d che ne ha riportato alla luce i caratteri salienti permettendo lo studio dei cantonali dai quali si è ridefinita l’altezza e l’inclinazione della falda e la sagoma originale. Conservando a mò di rudere i soli muri perimetrali, si è ricostruita la sua sagoma fedele: le porzioni mancanti sono state realizzate in blocchi leggeri rivestiti esternamente con conci di pietra a vista, differenziati dalle parti originali grazie ad uno spessore minore e ad una rifinitura interna in intonaco bianco. Come “resoconto” storico, alla sommità delle porzioni originarie è stata posta una continua e sottile linea di mattoni. Il volume interno è vivacizzato dal sobrio cubo sporgente che definisce il bagno, dal soprastante soppalco ligneo, dalla luce zenitale proveniente dalle finestre sulla falda e dalla grande vetrata ad ovest.
La struttura portante in acciaio lasciata a vista all’interno marca, “a fil di ferro”, il volume severo e minimale. Ad ovest la muratura mancante è stata “ripristinata” con la grande vetrata dalle linee sobrie e severe, a richiamare gli antichi opifici; essa demarca la complicità tra il manufatto e la natura nella quale è completamente immerso. Il mulino a valle è come un piccolo scrigno che rivive nella contemplazione del contesto naturale che lo caratterizza e che lo rende unico. L’intervento di recupero, insinuandosi nel paesaggio, mira a ridare vita e valore ai manufatti esistenti e, contemporaneamente, a far suoi i più alti valori offerti dalla natura e dalla quiete del paesaggio stesso.
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