RELAZIONE
Rapporto con l’ambiente urbano
Il progetto trova le sue ragioni in quei materiali dell’architettura che il progettista plasma per dare forma alla propria idea.
Sono i materiali concreti della tecnica costruttiva come la pietra, il vetro, il calcestruzzo, l’acciaio, e quelli del paesaggio geografico e naturale del luogo come il mare, il Vesuvio, la penisola sorrentina, la fertile pianura e il clima mite, il percorso del sole e i venti dominanti.
Ci sono, poi, i dati socio-economici dello sfruttamento dissennato del territorio che ha formato una città “diffusa” sull’intera pianura del golfo. Una città periferia; un sistema caotico in cui i gangli degli antichi centri urbani sono collegati da una fragile rete di vasi collettori.
Il genius loci risulta in questo modo occultato; la sua ricerca fa scoprire elementi immateriali: la storia millenaria che traspare negli scavi archeologici, gli apporti dei popoli che in questa terra si sono incontrati e le stratificazioni culturali e cultuali che ne fanno un luogo di profonda fede religiosa.
Riconoscibilità dell’edificio sacro
Tra i materiali intangibili non mancano suggestioni che provengono dal ricordo di luoghi visitati in tempi lontani e lontano da qui. Sono quei luoghi dove è permesso di guardare con occhi nuovi il mondo intorno e che per questo rimangono memorabili.
Come il monte Carmelo, in Palestina, luogo memorabile anche per chi non l’ha mai visto coi propri occhi.
Esso é il monte dove Dio incontra Elia e si manifesta come il Dio d’Israele che vince sugli idoli pagani. é qui che si fonda la prima comunità dove l’uomo cerca Dio attraverso la contemplazione e la preghiera solitaria e raccolta.
Ma il monte Carmelo è anche un’isola di vegetazione, un luogo colmo di sorgenti che irrigano Saron, la sottostante pianura. Il Carmelo è un giardino, è l’orto di Dio, é Maria stessa, che aiuta ad incontrare Dio in silenzio e nella preghiera. Maria, piena di tutti i suoi attributi: Hortus conclusus, Domus sapientiae, Porta coeli, Scala Iacob, Speculum sine macula, Lilium inter spinas, Fons signatus, Puteus aquarum viventium, Stella matutina, Pulchra ut luna, turris eburnea, Electa ut sol.
Ecco quindi configurarsi l’idea che la Chiesa da progettare debba, a somiglianza di un monte, apparire come una roccia, chiara e splendente, che si innalza al di sopra della pianura e che, come i monti, possa esser vista da lontano e orientare chi è alla sua ricerca.
Insieme a questa immagine che richiama la turris eburnea, inaccessibile al male, c’è il desiderio di esprimere, all’interno dell’aula liturgica, la devozione per Maria l’accogliente, la soccorritrice che intercede e che porge lo scapolare ai peccatori perché più presto essi si salvino.
Nel chaos, inteso etimologicamente come "abisso tenebroso e oscuro", la chiesa, intesa come comunità, trova l’ordine di una corte; non un “claustrum” ma una corte che si apre ed accoglie chi giunge dalla via e dove gli elementi della composizione trovano la giusta collocazione, obbedendo ad una fitta maglia modulare che scandisce il ritmo proporzionato nella misura che si ripete.
La corte, che altri non è che il sagrato, dove la comunità può sostare o celebrar messa all’aperto, permette la vista della chiesa nelle sue diverse facce, ora scabre ora levigate, dove la luce si addensa, si aggruma o scivola e conduce, inevitabilmente, alla porta che prende la forma di una scala (Scala Iacob) che si eleva verso l’alto fino al tetto.
Profilo estetico, formale
Il corpo della chiesa è stato concepito come una scultura; esso è stato plasmato nell’argilla, modellato e rimodellato sino al raggiungimento dell’effetto desiderato e pur mai definitivo. Poi, tagliato in due, è stato aperto e svuotato; un gesto che per lo scultore ha solo risvolti tecnici ma che diventa per l’architetto l’occasione per indagare lo spazio che si crea all’interno; uno spazio cavo, un grembo che accoglie la comunità dei fedeli, un ambito spaziale che è tutt’altro che la forma esterna. In esso la luce penetra da più punti, determinati dalla volontà di segnare significativamente i vari ambiti dedicati all’azione liturgica e gli elementi che lo configurano trovano un ruolo significante, pregnante e stringente, per rispondere alla necessità di rendere viva la liturgia ecclesiale.
é attraverso tale procedimento, in un susseguirsi di soluzioni tecniche e di soluzioni formali, in un intercalarsi di gesti “poetici” e di verifiche funzionali e strutturali, che si è configurato il progetto: una piastra in cemento armato, che contiene il parcheggio seminterrato, innalza di un metro il suolo del sagrato rispetto alla strada che è posta a meridione del lotto assegnato; sul lato nord fa da sfondo il lungo corpo che contiene le aule per la catechesi, l’ufficio parrocchiale, la sagrestia e il corpo della casa canonica, (che può essere costruita in tempi differenti); Il salone parrocchiale è posto a limitare il sagrato ad Est; un orto, recinto da un muro, è sul confine ovest.
Impianto Liturgico
L’edificio della Chiesa, connesso all’orto, porge il fronte principale verso la strada e si protende, come un promontorio, sul sagrato.
La Porta d’accesso all’aula, che è a pianta centrale, è allineata con il vero punto focale costituito dall’altare.
Subito vicino l’ingresso, in ambiti spaziali che sottolineano la natura degli eventi che vi si celebrano, vi è, a destra, il Fonte battesimale e a sinistra, la penitenzeria.
L’interno dell’aula s’innalza verso l’alto, vertiginosamente. Un velario semisferico copre la parte centrale dell’aula, raccogliendo sotto di se i fedeli e i presbiteri. é il simbolo della Domus Sapientiae, e diffonde, come Pulchra ut luna, la luce che proviene dall’alto, dal tetto che si “rompe” per farla entrare.
La processione d’ingresso avviene attraversando le aperture che mettono in comunicazione l’aula con la sagrestia tramite un collegamento coperto, chiuso ai fianchi da vetrate. Queste consentono allo sguardo di cogliere, dal sagrato, la presenza dell’orto.
Opere d’arte
L’altare, l’ambone e la sede, ben distinti tra loro ma in relazione visiva, sono in pietra e trovano posto nell’area del presbiterio, sollevata di un gradino. Essi hanno come sfondo tre pareti verticali di diversa grandezza la cui parte inferiore porta un rivestimento di ceramica azzurra con simboli cristologici e mariani segnati in oro. Le tre pareti formano un “trittico” disposto su tre lati di un ottagono che è, in pianta, l’elemento ordinatore ideale: il pannello centrale porta la croce ed è allineato con l’ingresso e l’altare; nel pannello a destra vi è l’icona della Madonna del Carmine eseguita ad affresco dove una nube di tessere di mosaico cattura la luce e la conduce sul volto di Maria, nell’altro, posto a sinistra, più stretto degli altri, una semplice porta consente di raggiungere la cappella feriale dov’è la custodia eucaristica.
Quest’ultima si trova in uno spazio inondato dalla luce che penetra dalla parete laterale dove una grande vetrata si affaccia sull’ hortus conclusus.
La cappella comunica con la Chiesa attraverso una parete di forte spessore in cui vi sono due ordini di aperture che rendono visibili dall’aula sia la cappella che la soprastante cantoria.
All’interno della stessa parete si inerpica la scala che raggiunge il campanile che, posto a ovest sul fronte più elevato dell’edificio, guarda nella direzione della esistente piccola chiesa di Santa Maria del Carmine.
Aspetti funzionali e tecnologici
La casa canonica è posta in modo da garantire la privacy del parroco e di permettergli di giungere rapidamente in tutto il complesso. Essa si affaccia sull’orto e sulla cappella feriale, con la quale ha in comune un patio dove vi è una fontana che allude alla Fons signatus.
Le strutture sono in acciaio; ciò limita le dimensioni degli elementi verticali e permette di distanziare gli appoggi a terra; L’esterno dell’aula è rivestito, nelle parti rette, in pietra calcarea di Fontanarosa finita a fil di sega. Nelle parti “plastiche” una rete zincata è l’armatura di un betoncino gettato a spruzzo e rivestito con intonaco idraulico di calce e pozzolana.
La casa canonica, il corpo delle aule e il salone parrocchiale hanno le pareti esterne ventilate e rivestite con lastre di pietra di Fontanarosa. Il sagrato è pavimentato con basole della stessa pietra.
Sulla copertura delle aule e della canonica è previsto l’impianto di pannelli fotovoltaici che garantiranno l’autonomia energetica del complesso.
Lo spazio interno dell’aula sarà definito con pannelli rinforzati in gesso fonoassorbente, rifiniti con stucco bianco, che copriranno la coibentazione dell’intercapedine.
Per i due adiacenti lotti destinati a verde attrezzato e a parcheggio pubblico si propone di realizzare quest’ultimo al di sotto del suolo, sistemando a verde con attrezzature sportive la sua copertura e affrancando da tale ruolo la parte più prossima alla chiesa.
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