La necessità di realizzare una nuova cabina elettrica a servizio di un quartiere e di una struttura sanitaria, in un luogo frammentato e disomogeneo del centro storico di Abbiategrasso, è stata l’opportunità per trasformare uno standardizzato e spesso banale volume tecnico diffuso nel territorio privo di connotazione e identità proprie, in un manifesto tecnologico.
La cabina, situata sul confine di un’area caratterizzata da un elevata frammentarietà, propone un tentativo di ricucitura dell'esistente, creando un raccordo fisico tra la centrale idrica interna alla proprietà e l’affaccio sul parcheggio pubblico confinante. L’inclinazione della copertura si riflette sulle quote interne di pavimento digradanti verso il confine, ritmando le aperture presenti sulle fronti posizionate in modo apparentemente disomogeneo e casuale, ma geometricamente definite dall’inclinazione stessa del volume verso il fronte strada.
Il rivestimento della cabina elettrica, realizzato in pannelli estrusi di alluminio anodizzato ondulato, volto a evidenziare la forte caratterizzazione tecnica del volume edilizio e la luminosità propria del metallo, valorizzata anche da corpi illuminanti distribuiti sulle fronti che proiettano coni di luce verticali, raggiunge il suo apice nella copertura, laddove il rivestimento stesso si trasforma in elemento tecnologico accogliendo una superficie di pannelli fotovoltaici interamente integrati. I pannelli poi, come a fuoriuscire dalla cabina, si estendono sul volume adiacente ora non più integrati ma in sovrapposizione, ribaltando il concetto che sta alla base della cabina elettrica quale distributrice e contabilizzatrice dell’energia avviata al consumo: questa volta innesca lei stessa un circolo virtuoso, producendo parte dell’energia che cede.
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