Cosa succede se la stazione diventa portatore di contenuti altri? Un luogo che da passaggio diventa luogo di narrazione e che, contrariamente alla sua natura, potrebbe richiedere una “visita” più dilatata nel tempo?
La “dimensione cutanea” della stazione diventa così superficie parlante di un racconto a più livelli così come l’infografica vuole: un racconto multidimensionale oltre che multidisciplinare.
Un’esperienza immersiva, quella all’interno della stazione, che merita e richiede più visite per poter cogliere di volta in volta nuovi dettagli e nuove storie; uno spazio che potremmo definire “polisemico”, in grado di esprimere più significati oltre a quello originale, mantenendo comunque un legame semantico fra gli elementi che lo costituiscono.
Si è voluto pertanto “raccontare” quello che la nuova stazione d San Giovanni aveva “celato” per secoli e attraverso un linguaggio che fosse contemporaneo, esatto, esaustivo per una esperienza totale. Un progetto, quindi, di identità di uno spazio urbano e al tempo stesso un progetto di information design, poiché portatore di informazioni e in grado di trasferire contenuti. Un progetto globale ottenuto lavorando sulla pelle dello spazio come superficie su cui modellare il visivo utile alla scena urbana… anzi metropolitana.
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