L’obiettivo è stato quello di progettare un edificio osmotico pensato come punto di incontro nel quale si intrecciano produzione e commercio, ovvero una struttura in grado di trasformare e sviluppare contemporaneamente le logiche di mercato e la fruizione strettamente connessa all’attività produttiva. L’immagine, oggi, attraverso i suoi segni, propone nuovi ideogrammi come il codice a barre e la linea della curva di indifferenza, intesa come segno di analisi grafica, che riassumono nei loro linguaggi i significati essenziali delle cose, elaborando una nuova codificazione della comunicazione, tanto da essere considerati geroglifici moderni o meglio nuovi elementi grafici da decodificare. All’aspetto pratico contenuto in esso, risolto in una mera lettura decodificata in grado di determinare cambiamenti significativi dei dati in esso presenti, si aggiunge l’aspetto filosofico che assume qui una rilevanza fondamentale ai fini della stessa composizione architettonica. Dal punto di vista semiologico, il codice rimanda immediatamente ad un bene accessibile di largo consumo e si estrinseca attraverso la presenza di linee verticali poste senza rigore geometrico e a forte contrasto grafico, esprimendo anche la contemporaneità dei concetti di realtà e di astrazione. L’idea progettuale è stata quella di pensare al volume come materializzazione dell’applicazione pratica e simbolica del codice a barre per arrivare poi all’esaltazione di una scatola intesa come possibile contenitore di molteplici attività. In tale contesto concettuale si inserisce il concept che ha portato all’ideazione di un “modulo-non modulo” , così definito perché nella configurazione finale non è riconoscibile come tale in quanto l’immagine che ne deriva non ne fa percepire la sua modularità. Il materiale individuato per la sua realizzazione è il cemento armato vibro-compresso (c. a. v.) in forma di molteplici elementi modulari. L’intervento, nel rispetto del suo principio ispiratore, ha riguardato soprattutto la pelle dell’edificio attraverso una nuova interpretazione grafica applicata ad esso e necessaria per la sua resa progettuale. Dall’aspetto grafico del segno bidimensionale si è giunti a quello tridimensionale attraverso scanalature praticate nei pannelli con ampiezze sempre differenti (nel rispetto del linguaggio grafico del codice a barre); infine la colorazione nero ebano della graniglia posta sulle parti a rilievo abbinata al grigio perla delle parti incassate contribuisce ad esaltarne ulteriormente la sua plasticità. Portare il concetto di codice a barre in architettura è stato come commutare l’immagine dallo spazio bidimensionale a quello tridimensionale, per poi passare, in maniera del tutto naturale, a quello della quarta dimensione, ossia del tempo di lettura ed infine alla quinta dimensione dello spazio stesso, cioè quella sensoriale e psicologica.
Year 2013
Work started in 2013
Status Unrealised proposals
Type Factories / Industrial facilities / Shopping Malls / Showrooms/Shops / Warehouses / Art studios/workshops
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