DAP studio si occupa del processo di valorizzazione del patrimonio di una società immobiliare milanese, progettando la trasformazione di piccoli edifici da uso produttivo a residenziale e intervenendo, in modo puntuale e selettivo, nella ristrutturazione di unità abitative precedentemente locate che si rendono via via disponibili.
La scelta di fondo è quella di privilegiare la realizzazione di appartamenti di piccolo taglio, completamente arredati e attrezzati, da destinare a soggiorni di breve/medio periodo.
Questo incarico è l’occasione per portare avanti una ricerca su alcuni temi di estremo interesse ed attualità, quali la progettazione dello spazio abitativo minimo, la temporaneità dell’abitare, la casa come “base” piuttosto che luogo abitativo classico.
Il tema della temporaneità è diretta conseguenza di profondi mutamenti sociali e culturali: mobilità del lavoro, spostamenti per ragioni di studio, instabilità della struttura familiare sono tutti fattori che stanno cambiando fortemente la nostra esperienza quotidiana e l’articolazione degli schemi di base dell’abitare.
Ci sono delle invarianti legate all’abitare che mantengono un ruolo fondamentale e che generano una topografia simbolica, fondata sulle necessità basilari dell’uomo e sui suoi ritmi biologici: la necessità di un ambiente protetto, l’alternarsi della veglia e del sonno, il rito dell’igiene, la propensione alla socialità…
Ma su questi elementi di continuità si sono innestati fattori di trasformazione che hanno portano ad un ripensamento dell’ambiente domestico e della classica organizzazione funzionale degli spazi, con la sua logica consequenziale e le sue chiusure.
Da una parte lo spazio minimo dell’abitare viene ridotto e prosciugato, lavorando per sottrazione, riducendo ed eliminando tutto ciò che non è essenziale, ottimizzando l’organizzazione dei diversi ambiti al fine di sfruttare al massimo ogni spazio.
Dall’altra i progetti vengono affrontati facendo perno sui concetti di trasparenza, continuità, flessibilità: la separazione dello spazio tra ambiente notturno e diurno si fa più fluida, la circolarità dei percorsi permette agli spazi di transito di fondersi con gli spazi della socialità; lo studio degli elementi di arredo si configura come momento finale di una serie di passaggi di scala ed è strettamente legato al progetto architettonico.
Questo approccio si esprime nella progettazione attraverso alcune “invenzioni spaziali” che garantiscono la fluidità dell’impianto distributivo e, al tempo stesso, la modulazione della privacy:
-volumi centrali che contengono ambienti di servizio e che si relazionano visivamente con i diversi ambiti
-arredi-cerniera multifunzionali che filtrano alcuni ambienti e sintetizzano, da un punto di vista materico e compisitivo, tutto il sistema di arredi della casa
-cucina passante che mette in collegamento zona giorno e zona notte arricchendo con microcircuiti secondari il sistema dei percorsi principali
-il letto-stanza dove ai piedi del letto viene posizionata una quinta di separazione. Lo spazio notte si contrae ed il letto diventa la misura minima attorno alla quale si organizzano le relazioni tra zona notte e zona giorno
-pareti-filtro pensate come elementi scultorei: quinte piene caratterizzate da bucature e campiture colorate, pareti a secco realizzate in legno o in metallo con diversi gradi di trasparenza.
Per ciascun progetto viene condotto un approfondito studio relativamente al design, allo studio dei particolari e alla scelta dei materiali: la poetica che caratterizza ogni lavoro è il risultato dell’interazione di queste diverse componenti.
Materiali, forme e colori sono i poli entro cui ogni progetto viene sviluppato al fine di ottenere un’immagine fresca e riconoscibile con un budget contenuto.
L’arredo prevede l’integrazione di elementi di produzione e di elementi su disegno, con prevalenza degli uni o degli altri in base ai destinatari cui la committenza intende rivolgersi.
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