Quando si lavora per fotografare il territorio ci si imbatte spesso in luoghi particolarmente suggestivi. Ci ha colpito per esempio il borgo semi abbandonato di Santa Maria d'Irsi, nel terriotrio del comune di Irsina (MT). Il borgo venne chiamato prima “Villaggio Difesa”, poi dall’Ente Riforma rinominato “Santa Maria D’Irsi”. Fu progettato nel 1947 e inaugurato nel 1948 ma in realtà ultimato nel 1958. Fa parte di una serie di tentativi divisione del latifondo ed urbanizzazione delle campagne che prese il via negli anni '50 sotto il nome di Riforma Fondiaria, e non raggiunse gli obbiettivi sperati. Stiamo documentando questi episodi perché sono diventati ormai parte integrante del paesaggio di Puglia e Basilicata. Recentemente (2017) alcuni Istituti Universitari del Nord America hanno avviato una campagna di schedatura e studio delle case della Riforma, se ne può leggere una presentazione sulla rivista on-line Places Journal. Raccogliendo la documentazione sull'argomento ci è sembrata particolarmente illuminate questa citazione: “La Riforma Fondiaria (…) non è un trasferimento di proprietà da una classe sociale ad un’altra in nome di un principio teorico (…) obbedisce invece ad una sola necessità riparatrice di ingiustizia sociale, togliendo il superfluo per assegnarlo a chi non ha il necessario (…) Non lavoriamo molto di fantasia quando diciamo di vedere tra non molto trasformato il volto dell’agro pugliese e lucano in campagne ove il biancheggiare delle case coloniche e la tranquillità economica di decine di contadini avrà sostituito l’attuale turbolenza del bracciantato agricolo”. (Riforme in “Il Mezzogiorno d’Italia” anno I N° 1, 3 maggio 1951, pag. 1, – citato in: Federico Pirro, Il laboratorio di Aldo Moro, Bari, Edizioni Dedalo 1983)
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