L’imponente edificio della Fornace Morandi, quattro piani fuori terra con il tipico sviluppo longitudinale per la presenza del forno per la cottura dei mattoni, si situa nella periferia nord di Padova: si tratta di un notevole esempio di architettura industriale, la cui costruzione risale alla fine dell’Ottocento. Una volta cessata la produzione, il degrado intacca parte dei fronti, soprattutto il prospetto a nord, e parte delle strutture; permanevano tuttavia relativamente intatti i prospetti più significativi: ad ovest, l’evidenza assunta dal profilo delle falde nella copertura centrale e lo smusso angolare sull’ala sud; sul lato a mezzogiorno, la sequenza delle partizioni segnate dalle lesene in mattoni, le aperture finestrate ed abbinate in serie regolare, i fornici archivoltati al piano terreno, e la presenza dell’alta ciminiera, altrettanto ragguardevole per la conservazione d’immagine e materia dell’antica fornace. Il progetto di recupero dell’edificio si basa sull’estensione delle pratiche conservative, sull’integrazione delle lacune con laterizi di recupero, sull’introduzione di contemporaneità architettonica nel segno di un’attenta elaborazione. Fondamentale è la capacità del progetto architettonico di definire una lettura complessa dell’edificio, dei suoi valori simbolici e materiali: il delicato processo d’immissione di funzioni rappresentative corrisponde alla storicità dell’impianto, monumento di tecnica e di conoscenze in campo architettonico e nel campo della produzione industriale. Conservare valori storico-architettonici, rendendo simbolica la permanenza della denominazione, Fornace Morandi, che seguita ad appartenere all’edificio.
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