Carlos Martì Aris nel suo libro Le variazioni dell’identità cita: […] “Nella prospettiva tipologica acquista nuova forza il valore della forma come fondamento dell’architettura. La forma è vista come portatrice di senso. Il tipo architettonico si definisce per la presenza di una invariante formale che si manifesta in esempi diversi e si situa a livello della struttura profonda della forma. L’idea di tipo si presenta come un procedimento conoscitivo attraverso il quale la realtà dell’architettura rivela il suo contenuto essenziale e come metodo operativo che costituisce la base dello stesso atto progettuale. L’idea di tipo come fondamento epistemologico dell'architettura, un enunciato logico sulla forma. In generale ci atteniamo al significato che il termine tipo possiede nel linguaggio non specializzato, vediamo che esso equivale a una forma generale o a un insieme di proprietà che sono comuni a un certo numero di individui o di oggetti […]
Nell’Estetica di Hegel, si spiega l’architettura come la capacità di definire confini, dunque anche l’addizione di uno o più elementi in grado di cambiare in modo antropico tracciati di confine con una rappresentazione ben definita, diventa una espressione architettonica del tipo o della mutazione del tipo.
Christian Norberg-Schulz nella critica architettonica dettagliatamente descritta nel libro “Genius loci. Paesaggio ambiente architettura” tenta di colmare carenze ancora sconosciute nel panorama architettonico dando vita ad una sorta di fenomenologia dell’architettura incentrata sul luogo e sulla sua identità e su come è possibile modificarlo. Il luogo infatti diventa il leitmotiv della sua riflessione ed è visto come un sito con una precisa identità, sempre riconoscibile, con caratteri che possono essere eterni o mutevoli, sia esso un luogo naturale o un luogo artificiale (antropico) suddiviso in ciò che egli definisce come: romantico, cosmico e classico. L'architettura deve rispettare il luogo, integrarsi con esso, ascoltare cioè il suo genius loci ossia quello che il popolo romano chiamava più generalmente “Genio”. Schulz non sostiene che in un determinato luogo esiste una sola architettura possibile, bensì l'architettura deve interpretare ed essere compatibile con il luogo ove si inserisce.
Attraverso i dettami analizzati sopra, l’intervento che si propone in questa sede muove dalla consapevolezza che la trasformazione del paesaggio deve necessariamente passare attraverso una adeguata conoscenza dei luoghi in cui si opera.
Nell’orizzontalità, verticalità, obliquità del panorama pontenizzese, gli edifici solitamente si pongono come emergenza fisica e visiva, con il rigore geometrico dei loro volumi e macchie di colore tra i contrasti del verde della vegetazione o i toni delle terre dei campi. In quest’ottica attraverso i sopralluoghi e le ricerche morfologiche e tipologiche condotte, è stato intrapreso un percorso compositivo atto ad giustapporre gli elementi del progetto in relazione alle suggestioni e alle dissolvenze cromatiche e materiche che il luogo e l’azione antropica, insieme, hanno suggerito.
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