Dopo anni tutti gli eventi, soprattutto quelli drammatici, si tendono a dimenticare e la realizzazione di un monumento commemorativo diviene l’occasione per fermarci e riflettere.
È proprio a tale scopo che con questo intervento la memoria prende forma con un luogo, piuttosto che con un semplice oggetto.
Allontanandoci dal pensiero comune di un monumento quale oggetto fisico, materico, posto su un piedistallo e che rimane a una certa distanza, si è scelto di realizzare uno spazio dove le persone possano accedere, sostare e meditare sull’evento accaduto oltre che toccare con mano, calpestare e vivere gli oggetti che lo compongono.
In questi termini si potrebbe quasi parlare di un giardino della memoria.
L’individuazione del terreno parrocchiale a lato della chiesa di S. Giacomo Roncole è sembrata fin da subito adatta a questo scopo. È un’area libera, a prato, ben visibile da chi percorre la SS. 12 e si colloca in posizione baricentrica rispetto al territorio della Diocesi e in una delle zone maggiormente colpita dal sisma.
Partendo dal sagrato della Chiesa si entra nell’area verde con un nuovo percorso in ghiaietto, bordato da un disegno di aiuole.
Lungo il percorso troviamo inizialmente un oggetto recuperato dai crolli del sisma, che rimanda alle distruzioni fisiche dei nostri edifici, una maceria su cui si legge il titolo dell’opera e una dedica del nostro Vescovo.
In fondo al percorso si trova la stele, l’oggetto più significativo sia per dimensioni sia per forza espressiva. È una struttura dalla geometria semplice, composta da 28 elementi verticali, 28 piatti di acciaio che dal terreno si protendono al cielo e sono spezzati ad altezze differenti. Questi rappresentano simbolicamente le 28 vittime del terremoto (e la loro diversa età, provenienza e fede).
E’ un oggetto duro, che colpisce emotivamente e che può assumere significati diversi a seconda delle prospettive.
Visto frontalmente il movimento dei 28 elementi disposti su due linee parallele richiama le due potenti onde sismiche del 20 e del 29 Maggio 2012.
Se si continua e si gira intorno alla stele vi è un momento in cui questa scompare. Vista lateralmente si riduce a due linee verticali di 1,5 cm che la rendono praticamente invisibile, inafferrabile, qualcosa che svanisce, come capita a volte al nostro ricordo.
La stele può assumere molti altri significati, è un oggetto astratto, non figurativo e senza simbologie esplicite, che si presta alla interpretazione e alla sensibilità di chi lo osserva.
Una nota sul materiale utilizzato ovvero l’acciaio corten: è un materiale molto resistente e quando esposto alle intemperie si trasforma; nel tempo arrugginisce, diventa ruvido, imperfetto, ma è praticamente eterno perché l’ossidazione si limita alla superficie del profilo e non ne intacca l’anima; in questo processo può essere letta una metafora della fragilità della vita rispetto all’eternità dello spirito.
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