La gestione del territorio e la tutela delle risorse naturali sono, da sempre, tra i principali temi di interesse in ambito urbanistico, e non solo. La stretta correlazione tra uomo e natura è stata infatti oggetto di studi in diversi settori disciplinari. Nel corso della storia l’uomo ha posto grande attenzione verso la natura, la biodiversità, il mantenimento dei diversi ecosistemi, la conservazione degli habitat e la protezione di specie vegetali e animali. Questo interesse è accresciuto negli ultimi decenni a seguito dei cambiamenti climatici. Infatti, sono state avviate iniziative a difesa e salvaguardia della natura e delle aree naturali mediante una serie di attività e interventi al fine di scongiurarne l’estinzione. L’istituzione e la classificazione delle aree naturali protette - grazie alle leggi1 che ne hanno definito e regolamentato in dettaglio ogni specifica categoria - hanno favorito una maggiore protezione e fruizione delle stesse. Nel nostro Paese si registrano oltre settecento aree protette, si tratta di territori ricchi non solo dal punto di vista della biodiversità ma, in genere, anche per la presenza di beni archeologici, storici, architettonici e artistici. In questo studio ci occuperemo di un’ampia area naturale della Sicilia occidentale, la Piana di Licata, sita in provincia di Agrigento, denominata “a Ciana”, divisa in due parti dal fiume Himera meridionale o Salso (fig.1). Tale zona, caratterizzata da flora e avifauna di particolare pregio - testimoniata dalla presenza di un presidio del WWF nel 2002 - necessita di seri e appropriati interventi di rinaturalizzazione e riqualificazione al fine di limitare i rischi di tipo idrogeologico e ambientale che si sono verificati già a partire dai primi anni del Novecento. In realtà, le cause sono da ricercarsi in due tipologie di fenomeni: naturali e antropici. Oltre agli eventi calamitosi naturali la mano dell’uomo ha contribuito pesantemente a distruggere l’habitat naturale del fiume – inquinando le acque con rifiuti urbani e industriali, cementificando gli argini, costruendo edifici a ridosso delle sponde dello stesso - trasformando e deturpando il contesto, rendendolo tutt’oggi elemento marginale della città. Per queste ragioni si propone la realizzazione di un Parco fluviale che possa mettere in relazione dal punto di vista ambientale, culturale e sociale il sito con le aree circostanti più significative favorendo, al contempo, lo sviluppo economico della città. La proposta progettuale è frutto di numerose indagini dirette sul territorio insieme allo studio degli strumenti urbanistici2, del materiale cartografico e bibliografico. Gli interventi proposti (fig. 2), da attuarsi mediante le più innovative tecniche di ingegneria naturalistica, prevedono: - la sistemazione degli argini del fiume e la futura navigabilità per attività ludico-sportive-ricreative; - la piantumazione di specifiche essenze arboree; - l’individuazione di percorsi carrabili, ciclabili, pedonali per la fruizione dell’intera area del Parco in stretta connessione con il centro abitato di Licata. - l’istituzione di un Centro di ricerca sulla flora e sulla fauna;
- l’individuazione di aree destinate ad attività didattiche laboratoriali e ricettivo turistiche.
- il potenziamento delle attività agricole presenti lungo la fascia fluviale; Uno studio, dunque, che punta alla tutela, alla salvaguardia, alla valorizzazione e fruizione di una pregevole risorsa naturale del paesaggio siciliano.
(Elaborato completo della Tesi di Laurea presente presso la Biblioteca Comunale "L.Vitali" di Licata.
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