Elisa Succi e Denis Zaghi in collaborazione con:
Okaw Arkitekter a.s. MNAL, Tom Wike, Anna Contati, Anita Bergamini, Francesco Steffinlongo, Gianfranco Tessarin, Simone Riccardi, Daniele Felice Sasso
Palazzo dei Diamanti a Ferrara è il simbolo del Rinascimento, il fulcro dell'addizione Erculea che ha reso la città estense un esempio da seguire nel cinquecento. Il suo volume è composto da un'alternanza di pieni e di vuoti, di loggiati che come diaframmi filtrano la luce e la rendono unica, caratterizzato da elementi non finiti e ben protetto dai celebri fronti esterni bugnati che insistono su Ercole I d'Este e su corso Biagio Rossetti.
Il progetto, che consiste nell'offrire un percorso chiuso sul quarto lato (non finito) con uno spazio polifunzionale flessibile, si inserisce in questo contesto di eccellenza senza nessuna velleità di imitazione dell'esistente ma con l'esclusiva volontà di fornire un elemento tecnico funzionale capace di entrare in relazione con gli elementi esistenti dell'architettura e del parco, dialogando con essi per preservarne il carattere.
Partendo dal gioco di pieni e di vuoti, la presenza dei loggiati, i segni d'acqua presenti nel palazzo e nella città che lo ospita, abbiamo definito tre scrigni (uno principale e due per future espansioni) le cui dimensioni si armonizzano al ritmo delle quinte architettoniche esistenti, delimitati da una vasca d'acqua che, come segno regolarizzatore, definisce i limiti dell'intervento.
I tre scrigni, le cui pareti di cristallo garantiscono la permeabilità visiva tra parco e cortile, galleggiano visivamente sullo specchio d'acqua che al tempo stesso rende la luce vibrante e ricca di sfumature.
I soffitti opachi, oltre ad essere degli elementi tecnici, fungono da cornice per guidare lo sguardo ed enfatizzare così il rapporto tra il cortile interno e il parco esterno. Solo il percorso di passaggio, che lambisce la quinta architettonica esistente è costituito da uno scrigno perferramente trasparente, così da garantire all'interno una grande quantità di luce naturale indiretta e contemporaneamente distanzia i nuovi volumi dalla fabbrica rinascimentale.
Un sistema di quinte e pannelli mobili garantisce grande flessibilità all'impianto, consentendo il possibile svolgimento di diverse attività contemporaneamente o l'uso degli spazi di nuova costruzione in relazione al parco e non alla mostra.
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