INTRODUZIONE METODOLOGICA
La città e il territorio costituiscono l’habitat di una comunità e, contemporaneamente, ne
conservano e rappresentano la memoria collettiva, la storia e l’identità, il patrimonio culturale
consolidato e le aspettative per lo sviluppo futuro.
Nichelino è una città di medie dimensioni, elemento significativo del sistema metropolitano
con centro in Torino, ricca di “storia” e di “storie”, ben espresse dalla sua struttura territoriale
e dalla sua forma urbana.
Nei secoli passati, la “storia” di questa porzione di pianura padana piemontese fu storia di
nobiltà sabauda e di laboriosi contadini, arte e agricoltura, cultura e lavoro. La storia nobile e
quella contadina sono radicate a Nichelino e trovano una sintesi espressiva nel Complesso di
Stupinigi, nella Palazzina di Caccia, nei Poderi Juvarriani e nel Parco che si estende anche
oltre il territorio comunale.
Negli anni sessanta del secolo scorso, le “storie” più diverse raggiunsero Nichelino, storie di
lavoratori che da tutta Italia venivano alla ricerca di un lavoro e di migliori condizioni di vita.
Negli anni del boom economico e della industrializzazione, decine di migliaia di uomini e
donne si concentrarono nel polo produttivo torinese, nelle fabbriche e nella “fabbrica” per
eccellenza: la FIAT.
A quegli anni risale la crescita demografica, edilizia e urbana di Nichelino, grazie alla sua
posizione strategica a sud di Torino, non lontana dal complesso del Lingotto e dal grande
stabilimento Mirafiori. Nichelino ha visto crescere la sua popolazione da meno di 7.500
abitanti nel 1951, a circa 15.000 dopo dieci anni e quasi 45.000 nel 1971, per poi
sostanzialmente stabilizzarsi.
L’urbanistica di quegli anni, in Italia, era fatta di piani di espansione residenziale che
produssero quartieri dormitorio senza identità e senza servizi, nonostante gli sforzi legislativi
(DI. n. 1444 del 1967) che fissarono per legge i minimi inderogabili di standards urbanistici.
Nichelino è piena espressione del suo tempo, prima satellite e poi periferia abitativa della più
grande città industriale del Nord Italia: molte case, poche attrezzature collettive e d’interesse
generale, pochissimi spazi pubblici e assenza di luoghi urbani.
Passano gli anni, Nichelino si espande verso Torino diventando tutt’uno con il Capoluogo
Piemontese a nord e con Moncalieri a est. L’espansione a Sud è contenuta dalla Tangenziale
mentre il Parco di Stupinigi resiste alla crescita verso Orbassano.
I progressivi miglioramenti, le dotazioni infrastrutturali, l’arricchimento di attrezzature
collettive, gli interventi di riqualificazione urbana non sono sufficienti a trasformare Nichelino
da quartiere dormitorio in centro urbano dotato di una propria identità, non si riesce a creare
il cosiddetto “effetto città” nonostante gli sforzi delle amministrazioni che si succedono.
Negli anni 2000 Torino è interessata da un innovativo processo di governance del territorio i
cui esiti culminano negli interventi per le Olimpiadi Invernali del 2006. La città cambia volto
cambiando la sua vita e l’impatto positivo si estende ai territori limitrofi.
La prima capitale d’Italia acquista un respiro internazionale e, pur senza snaturarsi nel suo
carattere sobrio, si apre al mondo, verso una cultura internazionale e cosmopolita.
La pianificazione territoriale e i progetti urbani interpretano il nuovo momento storico dando
forma alle idee e Torino cambia, fisicamente e nel modo di vivere, diventa molto più aperta ed
ospitale.
La corona metropolitana vive con Torino il momento di grazia e ne riceve i benefici effetti, pur
con esiti variegati. Inseguono il cambiamento, come spesso accade nel nostro Paese, non
tutti i Piani e Programmi riescono a prefigurare il cambiamento, talvolta lo inseguono.
In Italia, sostanzialmente, la pianificazione territoriale e urbanistica è ferma ai tradizionali tre
livelli di pianificazione territoriale, comunale e attuativa, nonostante l’ampio dibattito e le
numerose proposte sperimentate nelle leggi regionali e sul campo: i piani territoriali a valenza
paesistica, i piani urbanistici comunali strutturali e operativi, i programmi complessi, gli
strumenti di concertazione e semplificazione, le varie forme di urbanistica contrattata ecc.
Di fatto, permane il dualismo tra la pianificazione urbanistica e la progettazione urbana che si
fronteggiano anche in ambito accademico da oltre venti anni così come la sterile
contrapposizione tra visioni sociali di vario colore politico e l’attenzione allo sviluppo
economico locale. Si è aggiunta, nell’ultimo decennio, un’interpretazione ecologista della
sostenibilità che antepone gli aspetti ambientali a quelli economici e sociali, generando piani
settoriali a compartimenti stagni.
Ricorre la difficoltà di collaborazione tra le diverse competenze, così come l’incapacità di
sintesi dei contributi delle diverse discipline che sono chiamate in causa per governare le
trasformazioni territoriali.
A ben vedere, la Regione Piemonte con la Provincia e il Comune di Torino hanno compiuto
negli ultimi anni un grande sforzo di pianificazione dell’area Torinese: Corona Verde, Corona di
Delizie, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Accordi di programma, Protocolli
d’intesa.
In questo contesto articolato, il Comune di Nichelino e la Regione Piemonte hanno sentito il
bisogno di mettere a sistema quanto negli ultimi anni è stato fatto in termini di concertazione,pianificazione e programmazione nell’area a sud di Torino.
In particolare, si è deciso di affrontare e risolvere quattro parti cruciali del territorio
nichelinese: l’area della ferrovia Torino-Pinerolo di cui si prevede l’interramento, la fabbrica
dismessa Viberti, il Parco e la Palazzina di Caccia di Stupinigi, il fiume Sangone con le aree
spondali.
Per individuare soluzioni innovative e interrelate è stato scelto lo strumento del Concorso di
idee con facoltà di successivo affidamento d’incarico per la redazione del Master Plan
Nichelino 2010.
Il concorso d’idee è uno strumento che offre alle amministrazioni locali l’opportunità di
innescare processi creativi che difficilmente possono essere attivati attraverso altre modalità
d’incarico professionale. I concorsi stimolano le diverse intelligenze, attivano le collaborazioni
interdisciplinari, elevano la qualità progettuale attraverso la sana competizione.
In Italia, il concorso è una strumento poco utilizzato per l’affidamento di attività progettuali e,in particolare, per quelle progettazioni che hanno un potenziale forte impatto sul territorio.
L’affidamento degli incarichi professionali avviene quasi sempre sulla base di freddi elenchi di
lavori svolti o anonimi fatturati, mettendo fuori gioco possibili contributi creativi. Le
amministrazioni sembrano preoccupate di perdere, nella procedura concorsuale, il controllo
politico delle successive trasformazioni, la regia degli interventi, il ruolo di indirizzo dello
sviluppo territoriale.
In realtà, il concorso è uno straordinario generatore di energie creative la cui potenza deve
essere ben governata e indirizzata politicamente, dalle amministrazioni pubbliche, attraverso
le prescrizioni del bando del concorso stesso, fornendo materiali e indicazioni mirate.
In tal senso, il Bando del concorso di idee è un atto politicamente forte, espressione di visioni
strategiche che qualificano le amministrazioni locali.
Il governo delle trasformazioni del territorio è competenza degli enti locali, nel rispetto delle
prerogative degli organismi sovraordinati, secondo il principio di sussidiarietà. Il concorso
mette delle idee al centro dell’attenzione e presuppone una successiva ampia partecipazione
critica di tutti i soggetti presenti sul territorio. Il processo creativo concorsuale interpreta i
fabbisogni e le vocazioni del territorio offrendo possibili percorsi evolutivi. La politica sceglie e
detta gli indirizzi, ma la condivisione delle scelte con i soggetti interessati - cittadini, imprese,associazioni - garantisce la concreta attuabilità delle indicazioni progettuali.
La strada del concorso è stata scelta dall’Amministrazione comunale di Nichelino e dalla
Regione Piemonte per la “riqualificazione, valorizzazione e riconnessione” del territorio di
Nichelino con una serie di obiettivi interrelati che, in fase di redazione del Master Plan, sono
stati specificati e finalizzati.
Il Master Plan è uno strumento di pianificazione e programmazione urbanistica che unisce la
progettazione e la strategia per l’attuazione delle previsioni progettuali. Non definito da
alcuna legge nazionale o regionale, il Master Plan è uno strumento interpretabile e flessibile
che offre, alle amministrazioni locali e ai progettisti, l’opportunità di percorrere nuove strade
innovative e creative per indirizzare le trasformazioni del territorio e rispondere ai bisogni
delle comunità.
In taluni casi, il Master Plan è interpretato come un piano urbanistico in altri casi come un
piano strategico, in altri ancora come un progetto urbano; nella cultura urbanistica
anglosassone è un piano d’azione per lo sviluppo o la riqualificazione di un’area più o meno
vasta e comprende aspetti urbanistici, economici e sociali.
La nostra proposta metodologica inquadra il Master Plan come piano-progetto che traccia un
percorso possibile per lo sviluppo sostenibile del territorio. In questo approccio, le tre
dimensioni della sostenibilità ambientale, economica e sociale si intrecciano e rafforzano
reciprocamente. Il nostro Master Plan non è prescrittivo ma individua le criticità e le risorse
del territorio, propone le azioni e gli interventi, delinea le strategie di attuazione.
L’approccio che si propone per il Master Plan è territoriale, sistemico, olistico, semantico e
richiede la collaborazione di esperti con diverse competenze complementari che
interagiscono nella costruzione di un equilibrio armonico tra città e natura. (Farr, 2007)L’approccio territoriale suggerisce di analizzare i problemi e di individuare le possibili soluzioni
alla scala del territorio. Il passaggio successivo avviene con la declinazione delle proposte
nella dimensione attuativa, attraverso i progetti di distretto, ambito e luogo, fino alla scala
architettonica.
L’approccio sistemico considera il territorio nella sua natura di sistema aperto, dinamico e
complesso. Il sistema territorio è composto da elementi complessi legati da relazioni
complesse. Gli elementi del territorio, a loro volta, possono essere considerati sub-sistemi del
sistema territoriale.
L’approccio olistico consente di penetrare nella complessità del sistema territorio che non
può essere ridotta nel tentativo, destinato a fallire, di isolarne gli elementi costitutivi. Sono
difficili da discretizzare perché assolutamente complessi e, come si diceva sopra, ogni
elemento può essere considerato a sua volta un sistema: ambiente naturale, ambiente
costruito, popolazione, servizi, mobilità e così via.
L’approccio semantico intende penetrare l’essenza dei luoghi e la capacità di evocare
significati e valori nella comunità di donne e uomini che vivranno quei luoghi. I luoghi naturali
e costruiti esprimono l’identità delle comunità, evocandone il senso di appartenenza al
territorio.
Il Master Plan Nichelino 2010 ha il non facile compito di indirizzare il processo di
riconversione e riqualificazione, urbana e ambientale, in ambiti di intervento strategici ma
irrisolti del territorio comunale. La nostra idea-progetto per il Master Plan è la realizzazione un
sistema di relazioni fisiche, funzionali e semantiche attraverso la risoluzione delle barriere
naturali e la neutralizzazione delle barriere antropiche esistenti.
Il primo topic che emerge è la ricucitura territoriale da ottenersi attraverso il riordino della
viabilità e l’interramento della linea ferroviaria. Il secondo topic è la riconversione dell’ex
Viberti, area industriale dismessa, luogo di rilevanza urbana ed extraurbana segnato da un
processo di recupero di capannoni in disuso. Il terzo topic è la valorizzazione di Stupinigi e, in
particolare, delle aree agricole, delle infrastrutture storiche (poderi, rotte, rete irrigua) e della
viabilità circostante la Palazzina di Caccia. La riqualificazione dell’area spondale del Sangone
è il quarto topic ambientale che interessa il fiume e la sua riva.
In particolare, i quattro ambiti sono considerati come sub-sistemi di un più ampio sistema
territoriale, costituito non solo dal Comune di Nichelino ma anche dai Comuni circostanti tra
cui Torino, città capoluogo e polo metropolitano. All’interno degli ambiti, le proposte
progettuali si proiettano fino alla scala architettonica, per poter effettivamente incidere sulla
conformazione spaziale e sui modi di utilizzo funzionale.
Osservando gli ambiti oggetto del concorso, ci si accorge che essi sono caratterizzati dalla
marcata presenza di segni territoriali lineari (antropici e naturali ) come il fiume, la ferrovia,l’autostrada, i quali rappresentano soprattutto delle barriere, delle cesure il cui effetto è di
separare in maniera netta i luoghi che attraversano. In tale prospettiva lo stesso Parco
Stupinigi si presenta come un “recinto” isolato rispetto al contesto. Di conseguenza,l’insediamento di Nichelino si è sviluppato nelle aree interstiziali, addossandosi a queste
tracce del territorio nel modo più casuale possibile, fino ad assumere un carattere
disomogeneo e frammentato.
L’obiettivo è quello di voler riscattare la natura degradata dei luoghi, trasformando i suoi punti
deboli in punti di forza. Il tema è connesso al progetto come “modificazione dell’esistente”(Secchi, 2000), intesa quale azione sulle aree intermedie, sugli interstizi, sulle connessure trale parti “dure”, re-interpretando le parti “molli”. I termini di barriera, limite, margine, bordo,punto di confine, soglia, passaggio tra due parti eterogenee, con i quali oggi si identificano, inmaniera negativa, queste strutture lineari, devono essere trasformati in ricucitura,riconnessione dei due fronti, linea come elemento strutturante capace di innescare un
meccanismo virtuoso di trasformazione dell’intorno.
Il sistema insediativo di Nichelino si presenta disomogeneo e il tessuto urbano appare, a
tratti, disgregato. Soprattutto, si rilevano diversi elementi di discontinuità del continuum
antropizzato, alcuni sono artificiali ed altri naturali. Sono risorse importanti per il territorio in
cui si trovano, seppur in modi diversi. Allo stesso tempo, però, sono veri e propri margini, nel
senso Lynchiano del termine (Lynch, 1960), capaci di marginalizzare porzioni residuali di
territori urbani e rurali. (de Azùa, 2004) (Segal e Verbakel, 2008)Il primo elemento di separazione è la linea ferroviaria di cui si prevede l’interramento. A benvedere, l’operazione del più o meno esteso interramento di per sé non è risolutiva. Infatti,l’interramento potrebbe generare un vuoto, ad andamento lineare, altrettanto “separante”anche se di minor impatto visivo e acustico.
La seconda barriera è costituita dalla rete stradale a scorrimento veloce e dagli svincoli che
generano una profonda fascia di disturbo della continuità territoriale, sia fisica sia psicopercettiva.
La barriera stradale cammina in alcuni punti su viadotto, con un impatto ancora
maggiore.
La terza barriera è costituita dal fiume Sangone che separa Nichelino dal territorio comunale
di Torino. Si tratta di una barriera naturale, gradevole e paesaggisticamente importante, ma
pur sempre una barriera. Un ulteriore elemento di separazione, paradossalmente, è costituito
dalla Palazzina di Stupinigi, dai Poderi Juvarriani e dal circostante Parco storico. Stupinigi non
è integrata nel territorio nel quale appare come un’isola. Inoltre, al suo interno il complesso è
frazionato dalla percorrenza automobilistica che ne pregiudica la fruizione da parte dei
cittadini.
Sia il fiume Sangone sia il Complesso di Stupinigi sono risorse molto importanti del territorio
ma, al momento, presentano aspetti problematici che il Master Plan deve affrontare e
risolvere. Si devono fare emergere le potenzialità di questi due elementi primari del territorio
di Nichelino, come meritano, rendendoli fattori di sviluppo sostenibile.
La valorizzazione dei quattro ambiti d’intervento – interramento ferrovia, ex Viberti, Stupinigi,sponda Sangone – passa per la risoluzione di queste barriere, non facile da realizzare ma
necessaria per restituire continuità al territorio. La linea come margine di lynchiana memoria
(Lynch, 1961) -schema della separazione di porzioni residuali di territori urbani e rurali -deve,oggi, assumere le potenzialità della linea come taglio, sequenza, secondo l’intuizione di Ignasi
de Solà-Morales: “... all’opposto del frammento, che è un concetto di parte, il taglio è un’idea
di sequenza, di esperienza, di continuità temporale sulla discontinuità spaziale ... La riduzione
sequenziale, tagliata, della forma urbana è un meccanismo di descrizione, ma anche una
strategia di progetto ... Lavorare sul taglio significa studiare gli effetti concreti sulla città dovuti
al progetto di sistemi infrastrutturali”. (Lotus, 2001)Il taglio, dunque, si profila come metodologia decisiva del progetto inerente alla sezione
longitudinale della città, capace di mostrarci differenti immagini di essa, nonché repentini
cambiamenti di paesaggio.
Le barriere individuate non devono essere considerate solo per la loro problematicità ma,parallelamente, per il loro essere risorse fondamentali nel territorio di appartenenza. La
risorsa “ferrovia” può essere valorizzata in un progetto complessivo di miglioramento
dell’accessibilità a Nichelino, come linea metropolitana con possibilità di altre stazioni. Il
potenziamento del collegamento su ferro, oltre a connettere meglio Nichelino con Torino, il
territorio provinciale e regionale, può alleggerire significativamente il traffico su gomma.
La risorsa “strade a scorrimento veloce”, una volta sgravata del traffico proveniente da Torino,può fungere da rete di servizio locale. In questo modo, si diminuisce il traffico sulla rete
stradale secondaria urbana e si potranno liberare i tracciati più sensibili, in primis nell’area
del Parco di Stupinigi.
La terza risorsa è il “fiume Sangone” per il quale bisogna pensare ad una trasformazione dal
ruolo separante a quello unificante, con azioni che siano rispettose degli equilibri ecologici. La
sostenibilità, per il Sangone, va declinata privilegiando la dimensione ambientale rispetto a
quella sociale e, ancor più, rispetto a quella economica. Ciò nondimeno bisogna prevedere
interventi che colleghino fisicamente oltre che simbolicamente le due rive opposte del
Sangone. Le risorse che si sono individuate, dopo avere eliminato i fattori negativi e
segnatamente le caratterizzazioni di elementi di separazione del territorio, saranno disponibili
per essere collocate in un sistema di relazioni spazio-funzionali di livello territoriale.
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