La realizzazione della “Fontana monumentale del Toro” della città di Nardò si inserisce in un contesto più ampio di quello locale e strettamente connesso alla costruzione dell’Acquedotto Pugliese, il più grande d’Europa, la cui costruzione, fu avviata nel 1906, con l'intento di risolvere il millenario problema della penuria d'acqua nella regione: già Orazio descriveva la Puglia come terra assetata: “siderum insedit vapor siticulosae Apuliae” [arriva alle stelle l'afa della Puglia sitibonda].
L’attuazione dell'opera dell’Acquedotto Pugliese, fu possibile grazie all'utilizzo di ingenti mezzi finanziari e materiali. Dopo aver costruito la galleria di valico da Capo Sele a Conza ultimata nel 1914, dapprima si convogliarono le acque del Sele ed in seguito si riuscì incanalare dentro di sè le acque del Calore. Il 24 aprile del 1915, pochi giorni prima dello scoppio del primo conflitto mondiale, l’acqua corrente giunse a Bari con l’inaugurazione della prima fontana in Piazza Umberto. Solo dopo la fine della guerra, i lavori furono ripresi e l'acquedotto raggiunse le zone di Brindisi, Taranto e Lecce.
Durante il fascismo, furono realizzati tutti gli altri tronchi a servizio di zone non ancora raggiunte dall'acquedotto, costruite fontane d'approvvigionamento in ogni città e paese, costruita una fitta rete capillare di tubazioni per cercare di raggiungere ogni centro abitato. Tra i principali tronchi realizzati c’era il “Grande Sifone Leccese” che costituiva il prolungamento del canale principale fino alla cascata monumentale di Leuca che termina nel mare, utilizzata occasionalmente come scarico terminale della grande opera acquedottistica, è realizzata ai piedi del santuario di Santa Maria di Leuca. A completamento del Grande Sifone Leccese nel 1927, ben dodici anni dopo Bari, l’acqua arrivò nella città di Lecce.
Cenni storici sulla Fontana del Toro
La fontana monumentale del Toro ubicata nella centralissima P.zza Salandra, nel cuore del centro storico della città di Nardò, fu realizzata 1930 su disegni e modello dello scultore neritino Michele Gaballo (1896-1952). In concomitanza dell’inaugurazione a Nardò della conduttura dell’Acquedotto Pugliese, stabilita per il giorno 28 ottobre del 1930, si decise di costruire una fontana pubblica nel centro della città e di collocarla addossata al transetto della chiesa di S. Domenico, rimasto spoglio a seguito dell’abbattimento di alcune botteghe compiuto qualche anno prima nell’intento di allargare e ridefinire lo spazio urbano. L’opera monumentale, unitamente all’installazione di otto fontanine (in ghisa), avrebbero distribuito acqua pubblica per tutti i cittadini.
La fontana ideata dallo scultore neritino Gaballo è un’opera moderna fortemente simbolica nata per “celebrare” le origini leggendarie della città di Nardò, che secondo la tradizione fu fondata lì dove un toro (simbolo della città), scavando il terreno con lo zoccolo, fece sgorgare l’acqua. Dopo aver preparato i disegni e un modello in gesso, la fontana fu commissionata il 3 ottobre alla ditta Leccese dei F.lli Peluso da realizzarsi in pietra artificiale (cromofibrolite), ad imitazione del marmo di Trani, in perfetta sintonia con lo spirito autarchico che il regime perseguiva già da qualche anno. La Fontana del Toro fu di fatto completata e consegnata entro la data stabilita ma fu inaugurata con un cerimonia a hoc, l’8 dicembre del 1930 alla presenza dell’onorevole Achille Starace.
Diciassette anni dopo, l’amministrazione Comunale, constatato che la fontana necessitava di restauri e negli anni aveva subito “gravi deformazioni”, nella seduta del 26 agosto del 1947 deliberò all’unanimità l’approvazione del preventivo di spesa per i lavori di restauro, presentato dallo scultore Michele Gaballo pari a 55.000 Lire, dando allo stesso l’incarico dell’esecuzione.
I lavori approvati prevedevano:
Realizzazione dello stemma di Terra d’Otranto in sostituzione di quello del passato regime; rifacimento del piede del toro posto nella nicchia centrale e patinatura su tutto il corpo del toro; rifacimento della testa del toro presente nello stemma della città; rifacimento delle labbra, mento e dei getti d’acqua delle due teste di medusa; Patina generale della parete di fondo e realizzazione della chiave di chiusura dell’arco grande; Restauro generale della vasca e del gradino sottostante
Da allora non ci risulta siano stati compiuti altri interventi sulla fontana fino ai lavori di restauro effettuati dall’Amministrazione Comunale nel 1997 e conclusi nel 2000. Quest’ultimo restauro, oltre all’obbiettivo della conservazione del manufatto attraverso l’eliminazione delle cause di degrado tipiche delle fontane, ha permesso il recupero funzionale della stessa con il ripristino dell’impianto idrico originario che immetteva acqua nel catino centrale e nelle teste di medusa e l’introduzione di un nuovo impianto di illuminazione.
Descrizione morfologica
La struttura principale della fontana murale è costituita da un’ossatura portante in calcestruzzo, armato con tondini in ferro, sulla quale è presente uno strato di intonaco di malta bastarda dello spessore di circa 10mm, ed una finitura a marmorino dello spessore di circa 2-3mm. ad imitazione della pietra di Trani, con parti lucide ed altre opache. La fontana si presenta con una grande vasca dal profilo mistilineo alla base ed una vasca semicircolare posta superiormente. Il leitmotiv della fontana è il toro simbolo della città di Nardò. Nella grande nicchia centrale coperta da una volta sferica o catino è raffigurato un possente toro con la zampa sollevata intento a scavare nel terreno con la sua zampa alla ricerca dell'acqua (la stessa immagine è presente sulla stemma civico). Al di sotto di questa figura l'acqua scorre in una vasca a sbalzo riversandosi a cascata in un un’altra sottostante di forma semicircolare; la figura del toro è ulteriormente messa in evidenza da una fascia decorativa raffiguranti anguille intrecciate (a simboleggiare la purificazione dell'acqua) e da due anfore poggianti su teste di medusa, dalla cui bocca zampilla dell'acqua potabile che viene a sua volta raccolta nella vasca sottostante dal profilo mistilineo.
Sui piedritti dell’arco sono presenti due medaglioni che raffigurano uno lo stemma della provincia di Lecce e l'altro lo stemma di Nardò corredato del motto ''Tauro non Bovi''. Il circuito idraulico rifatto parzialmente in rame, è ospitato in una intercapedine retrostante il monumento, accessibile da un tombino antistante la fontana.
L’impianto di illuminazione non più funzionante è costituito da una serie di piccoli proiettori in fibra che illuminano il catino centrale le due anfore ed un altro gruppo posto alla base appena sopra il livello dell’acqua.
PATOLOGIE DI DEGRADO PRESENTI SULLA FONTANA MONUMENTALE
Con il termine degrado si indicano quelle modificazioni dovute ad agenti chimici, fisici o biologici che provocano effetti modificativi, talvolta distruttivi, della composizione intima della materia, in questo caso della pietra artificiale. La scelta degli interventi di manutenzione o di restauro presuppone una attenta diagnosi dello stato di conservazione dei manufatti in pietra artificiale. Pur nella particolarità del “materiale” pietra artificiale, tutte le manifestazioni di degrado necessitano di essere identificate e descritte ricorrendo a una terminologia specifica, definita e pienamente condivisa (Norma UNI 11182/2006).
È fondamentale sin da ora sottolineare che le pietre artificiali, come nel caso della nostra fontana, non si degradano secondo le casistiche tipiche dei materiali lapidei naturali, ma seguono più specificamente processi di degrado talvolta assimilabili a quelli delle malte e degli intonaci, talvolta a quelli del calcestruzzo armato. I fenomeni di alterazione e di degrado individuati sul nostro manufatto sono i seguenti...
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