La cultura del minimo. Progetto per un “sushi restaurant” nel centro storico di Perugia dove il confronto con la cultura giapponese del minimo e dell’esaltazione della “ferita” ha spinto ad evidenziare le distinzioni tra preesistenza e aggiunta. Il ristorante occupa alcuni vani al piano terra di un palazzo storico e vincolato, adiacente al più noto Palazzo Conestabile della Staffa, in pieno centro storico.
L’intervento progettuale si concretizza, in una logica di stratificazione declinata negli ambiti formali, materici ed organizzativi dei nuovi elementi architettonici.
Questi sono pensati non come presenze isolate ma come frammenti di un sistema architettonico inserito all’interno di quello esistente che cerca di ricucire, in una continuità di narrazione, gli episodi spaziali e percettivi di valore storico.
Si è optato per una sottolineatura della discontinuità materica attraverso una sconnessione netta, spesso effettuata attraverso linee di luce o aperti contrasti cromatici: tutti gli elementi di epoca recente o contemporanea sono stati isolati dagli strati più antichi con una pittura nera semi opaca o attraverso l’utilizzo dell’acciaio. Alle panche in legno che corrono lungo i bordi dei vari vani viene demandato il compito di mediare con le forme e le geometrie non lineari della preesistenza.
Il volume, che oggi rappresenta il vano di accesso all’immobile, aggiunto in epoca più recente (anni 60) rispetto a quella di fondazione del palazzo, ha saturato uno spazio che prima era esterno, introiettando parte della facciata e dei volumi originari. Tale struttura realizzata con travi in calcestruzzo armato e solaio in latero-cemento ha generato l’opportunità (essendo priva di vincoli) di inserimento di componenti espressive e contemporanee in cui il problema tecnologico dell’istallazione di una macchina per il condizionamento ed il ricambio d’aria si converte in occasione scenografica: un litoide con tentacoli sospeso in aria per ripresa e la mandata d’aria del vano superiore privo di aperture verso l’esterno.
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