La casa nel Bosco di Ulivi è il ritiro in campagna per una famiglia londinese composta da quattro persone: il padre, manager di una società di investimenti; la madre, collezionista di arte; un figlio appassionato di tecnologia.
Da qualche anno cercavano una situazione dove distaccarsi completamente dalla realtà quotidiana, ma nello stesso tempo godere dell’eccezionale clima della Liguria. Appena trovato, hanno acquistato un vecchio edificio destinato in origine a frantoio, sebbene rimaneggiato pesantemente.
La casa è completamente immersa in un fitto bosco di ulivi abbandonati nell’entroterra della Riviera Ligure, ed è raggiungibile solo attraverso un percorso battuto dagli antichi olivicultori e da selvaggina in libertà.
Siamo nel comune di Dolcedo, a mezz'ora dal mare e dalle spiagge, immersi nella pace e nella semplicità di un versante collinare coltivato ad uliveto.
In questo contesto abbiamo cercato il valore degli spazi architettonici riducendo le necessità in elementi essenziali. Abbiamo rinunciato ad intervenire con decisione nelle parti esterne dell’edificio e nei giardini e abbiamo agito a piccoli interventi riguardanti la piscina ed i pergolati in ferro.
Il vecchio edificio è stato ristrutturato cercando di mantenere il valore degli spazi, arredandolo con elementi neutri ed essenziali.
Pietra, ulivi, luce e bianco sono i valori essenziali che abbiamo mantenuto e proposto all'interno.
All’interno è stata concessa la priorità all’essenza dell’abitare nel bosco, eliminando radicalmente ogni elemento in eccesso.
Bianco, terracotta, lino.
Dal saggio di Giulia Mura (LIving, 2018)
Pietra, ulivi, luce, bianco. Questi gli elementi principali del progetto recentemente portato a termine dal duo Rossi+Secco per una famiglia di committenti inglesi, di Londra, innamorati del paesaggio circostante, una remota costa dell’entroterra ligure, difficilmente raggiungibile, immersa nella pace di un versante collinare coltivato.
A Dolcedo, piccolo borgo in provincia di Imperia, è stato realizzato un intervento di restyling, che si concentra principalmente sugli interni e conserva il sapore autentico dell’edificio preesistente inserito nella vegetazione, un rigoglioso bosco di ulivi, cactus, rampicanti e piante aromatiche. Compito principale dei progettisti è stato interpretare le esigenze della committenza e mixarle con il tanto apprezzato savoir faire italiano per ottenere un accogliente buen retiro, una villa con vista mozzafiato sul paesaggio, dotata di terrazzamento panoramico e piscina a sfioro. Una sequenza di finestre in ferro offrono infatti grandi aperture sull’esterno, inondando la casa di luce naturale e disegnando geometrie d’ombra.
Gli interni sono senza orpelli, essenziali nella loro pulizia formale. Nulla è casuale, tutto è pensato per offrire la massima resa, pur nella semplicità, planimetrica e d’arredo. «In questo vecchio edificio abbiamo cercato il valore degli spazi, riducendo le necessità spaziali in elementi essenziali», dicono a proposito gli architetti. Un’operazione di sottrazione più che di addizione, dunque. Di ripulitura, conservazione e adattamento, resa possibile dal supporto tecnico di artigiani locali.
Al bianco ottico di pareti e complementi fa da contraltare – cromatico e materico – il pavimento in cotto, dalle sfumature argilla. Trait d’union per tutta la casa, il rivestimento ha l’onere di raccordare visivamente gli ambienti, mantenendo quel mood rustico, più caldo. La zona giorno, di modeste dimensioni, è in collegamento diretto con il pranzo: soltanto la cucina è completamente rimodernata, con uno stile lineare, bianco e legno, che ben si adatta al resto della casa.
Gli arredi sono per lo più di recupero, esclusi alcuni pezzi di design – Vitra, ad esempio – ripensati per il nuovo setting interno: minimale, contemporaneo, accogliente. Un connubio perfetto tra eccellenza italiana e funzionalismo inglese.
Roma, 2018.
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