La tesi riflette sul tema della DISMISSIONE, su ciò che essa genera e sulle sue potenzialità. La “dismissione” rappresenta lo spunto, il pretesto per il quale un manufatto può trasformarsi, accogliere nuove funzioni, instaurare nuove connessioni e produrre nuovi beni (non solo materiali). Essa è uno stato di transizione spesso legato ad un’immagine negativa, ma che è un punto fondamentale nella trasformazione della città e non solo di essa. Tale immagine non deve essere indeterminata, come fase finale della “vita di un edificio”, ma piuttosto progettata in quanto punto sostanziale della trasformazione di un paesaggio.
Quando la dismissione è legata alla produzione quel che essa genera, se lasciata a sé stessa, è lampante: trasforma intere aree in zone indeterminate, creando dei vuoti, non solo dal punto di vista fisico, ma spesso anche da quello sociale. Un’area produttiva, infatti, è anche un punto di riferimento, specie se area “storica”, per la comunità nella quale sorge. Essa dà lavoro, ma anche appoggio sociale, sponsorizza manifestazioni e aggrega le comunità. La storia della cartiera di Mignagola inizia nel 1645. Verso il 1880 la Cartiera fu venduta al Conte De Reali e gradualmente meccanizzata. Quello di Mignagola era l’impianto più grande di tutta la regione. Nel 1931 entrò a far parte dei Gruppo Burgo. La memoria e la storia dell’opificio hanno avuto un ruolo fondamentale nel definire quali parti conservare, quali demolire e cosa rimarcare. Il centro della cartiera è costituito da un vuoto, conseguenza di una recente demolizione che ha eliminato gli edifici più antichi della fabbrica. Quest’azione ha lasciato però delle tracce: parti di colonne e impronte di macchinari. Nel masterplan essa diventa una piazza in cui scoprire i vari “indizi” su ciò che essa era stata precedentemente. Un’altro luogo analogo è rappresentato da una parte di ciò che oggi è muro di cinta, ma che in passato era facciata di edifici. Si tratta di officine degli anni Venti delle quali è rimasta l’impronta delle finestre. Questo è anche il tratto più antico di muro.
L’area di progetto comprende un programma funzionale molto vario che si può dividere in tre categorie principali: didattica,spazi commerciali e residenziali, sport e tempo libero. Tutti gli spazi sono accumunati dalla presenza del fiume o dei binari, fatta eccezione per la palestra di pattinaggio, edificio nuovo, che diviene testata del parco, connessione con il centro cittadino (famoso per una grande scuola di pattinaggio artistico su rotelle). Permane una parte produttiva che comprende sia la cartiera attiva (con la nuova portineria), sia gli orti sperimentali (richiesti dal comune). Gli edifici più antichi rimasti risultano essere i più degradati. Questa situazione deve essere risolta, non solo per il valore storico degli stessi, ma anche perché insistono su un corso d'acqua che è stato soggetto ad esondazioni negli ultimi anni. Questo proprio a causa dell'incuria della parte in cui c'è la vecchia turbina idraulica. Essi sono collegati alla piazza della memoria e costituiranno il cuore culturale del parco. Il complesso è composto da tre edifici differenti appoggiati tra loro: la biblioteca dalla quale si può vedere il fiume che l’attraversa; un piccolo bar con il museo, il cui percorso parte dalle antiche molazze rimaste nell’edificio, proseguendo in due sale espositive e culminando all’ultimo piano dell’edificio più alto, in un belvedere che si apre sul fiume. Il corso d’acqua passa al di sotto degli edifici e, con il progetto, si cerca di valorizzare questo assetto.
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