Potersi confrontare con un grande maestro in un piccolo intervento.
A partire da questo stimolo nasce un progetto che, per esigenze della committenza, doveva prevedere la maggior parte degli spazi dedicati alla rappresentanza. In principio il lavoro di rilievo dell'appartamento e di tutti i suoi dettagli è stato il mezzo conoscitivo per capire ed interpretare quest'edificio di Mario Ridolfi. La planimetria si sviluppa con degli spazi continui perimetrali dove si susseguono tutte le funzioni attorno ad un nucleo duro di servizi. Questa percorrenza continua permette di fruire, senza soluzione di continuità, della vista che, dal nono ed ultimo piano, si apre per tre dei quattro lati dell'appartamento. Il racconto di questo percorso circolare è accompagnato dalle geometrie dei muri perimetrali, ora finalmente liberi e visibili, propri dell'architettura di Mario Ridolfi. L'intento è quello di allargare percettivamente gli spazi interni unendoli visivamente, inquadrare le viste esterne da più punti e far "correre" la luce: vivere quotidianamente uno spazio così concepito può essere un'esperienza caledoscopica.
L'appartamento conservava ancora tutte le finiture di serramenti esterni e balaustre ancora originali, che hanno ispirato una serie di dettagli, omaggio ad un maestro.
"L'odio" film di Kassoviz 1995: un giovane entra nella sua stanza, si avvicina alla parete vetrata, apre le finestre, gira gli altoparlanti del suo impianto da dj verso l'esterno; parte la musica e la camera da presa comincia a seguire il suo diffondersi nello spazio. Un piano sequenza che a volo d'uccello mostra un impianto urbano fatto di elementi alti, omogeneo, pensato, evidenziando come, lì dove esiste la pianificazione urbana, la città funziona.
Dalle finestre delle torri di Mario Ridolfi, si vede Mario Ridofi con i suoi connettivi verdi e un progetto urbano coerente.
Per un momento, ci si scorda di stare all'interno di un tessuto denso, disordinato e di bassa qualità. Potere e strapotere dell'architettura.
foto: Arch. Rosario Patti
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