Il recupero e la trasformazione di una antica “casa di famiglia”, ampliamento di una più piccola preesistenza avvenuto negli anni 60’, è stata l’occasione del progetto di un’abitazione per una giovane coppia. Il luogo: Enna, città con un centro storico ricco di contraddizioni, caratterizzato dall’intersezione tra vecchio e nuovo. L’edificio è stato in un primo momento analizzato con oggettività: esso appariva come una entità introversa e chiusa, scomponibile nei suoi elementi efficienti ma isolati. Un tutto costituito da parti non più funzionale alle esigenze espresse dai committenti. Ma la “casa” nella sua esistenza, nel tempo della vita delle persone che lì hanno abitato, ha sempre costituito un punto di riferimento, fisico, solido. Una casa a cui è legata una memoria.
Quindi le risposte progettuali sono state incentrate sulla questione riguardante il grado di flessibilità dell’edificio in rapporto alla conservazione dell’identità.
Come prima riflessione, la necessaria rimodulazione dei collegamenti verticali, è diventata occasione per ripensare gli spazi interni della casa, rendendoli idonei alle richieste della committenza, provocando così una rimodulazione della forma nelle sue condizioni costitutive endogene ed esogene. Scala che, per la sua posizione centrale rispetto allo sviluppo dell’abitazione, diventa il fulcro della casa e come tale viene trattata. Da semplice collegamento verticale, assorbe in se diverse funzioni: da libreria a dispensa, da elemento illuminante a filtro d’ombra, da elemento di compressione a elemento di dilatazione dello spazio. Un fulcro essenziale che regola la gerarchia degli spazi e della luce.
Quest’ultima inonda l’open space a piano terra grazie ad una grande apertura ottenuta sulla misura della doppia altezza del vano scala, diventa più filtrata e rarefatta al piano delle camere da letto per poi esplodere nell’ultimo livello, dove un necessario intervento strutturale sulle coperture ha permesso di raccogliere l’illuminazione anche zenitale. Qui lo sfogo all’esterno lascia senza fiato: una vista del Castello di Lombardia da una parte, e la Torre di Federico dall’altra, così vicina da sembrare quasi di poterla toccare.
Legno e ferro diventano i protagonisti di questo sviluppo verticale: il parapetto in ferro, con il suo corrimano che come una linea continua percorre l’intero sviluppo; il legno dei gradini, che diventa occasione per definire e nascondere utili spazi di servizio, fino a trasformarsi con continuità nel rivestimento del volume del bagno (illuminato e arieggiato grazie all’installazione di un tunnel solare a tetto che attraversa i due livelli superiori), e nella parete attrezzata.
L’assetto complessivo della casa risponde ad una visione contemporanea degli spazi: a piano terra la parte “pubblica” della casa, uno spazio flessibile all’interno del quale navigano il volume della scala e del bagno; al primo livello la parte più “privata”, la zona notte; all’ultimo livello, uno spazio living che accoglie una zona relax ed una zona per passare del tempo da condividere con gli amici.
All’esterno il volume, che mantiene la forma originaria, è caratterizzato da un sistema di oscuranti scorrevoli che cambiano di continuo la facciata in un gioco mutevole di pieni e vuoti. Sul prospetto laterale, che si affaccia sullo stretto vicolo, la realizzazione di un bow window a struttura tubolare, nata per alloggiare delle tende, diventa occasione per rimodulare e mettere a sistema la nuova grande apertura verticale sulla scala con le aperture e i balconi esistenti.
L’edificio così riacquista anche la sua identità all’interno della struttura urbana del quartiere.
Year 2019
Work started in 2018
Work finished in 2019
Client privato
Status Completed works
Type Restoration of old town centres / Apartments / Single-family residence / Tower blocks/Skyscrapers / Interior Design / Custom Furniture / Recovery/Restoration of Historic Buildings / Restoration of façades / Refurbishment of apartments / Building Recovery and Renewal / Chalets, Mountains houses
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