Non sono un’amante delle aggiunte. Quando un architetto è chiamato per intervenire su un locale con la sua storia e la sua conformazione, è complicato ridefinire un nuovo concept, specie se l’immobile nasce con una grande valenza storico-architettonica e progettuale. “È uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo”, così mi approprio degli spazi, li faccio miei, diventano per un piccolo frangente di tempo la mia casa. Imparo a conoscere angoli, spigoli e volte, per poterne esaltare l’essenza.
Avamposto11 rinasce con una nuova veste non solo estetica ma anche funzionale, incorporando un’area sushi. La zona di ingresso diventa un vero e proprio salottino che riprende linee geometriche con un’invasione di colori, tra le piastrelle Mutina disegnate da Natalie du Pasquier e i divani con uno schienale morbido ed ondoso. Il bancone del sushi si ispira a quelli giapponesi con la tipica tenda noren. Per la specchiera mi sono ispirata alla toletta che la mia nonna Rosaria, di Monteroni(LE) aveva in camera da letto, una sorta di scrivania con specchio dove riponeva il contenitore del borotalco con piumino, il suo profumo e alcuni gioielli.
Era lì che si aggiustava i capelli ed era lì che si sentiva più bella. E vi starete chiedendo: “ma c'è bisogno di specchiarsi mentre si mangia?”, per me sì, così almeno ci guardiamo allo specchio senza la necessità di guardare uno schermo.
Le fotografie sono di Fabio Grande
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