Copertina libro
Selezione opere M.Bega
M.Bega nel suo ufficio
Edifici Alti
Ville e Residenze
Bar e Negozi
Hotel
Lettere
"RECENSIONE LIBRO DI RICCARDO BIANCHI PER AD"
Melchiorre Bega (1898-1976) fu uno dei più importanti e prolifici architetti italiani tra gli anni '20 e gli anni '70 dello scorso secolo. Un bel libro, Lo stile di Bega, scritto dal giovane architetto Luca Donzelli e pubblicato da Arpeggio Libero Editrice, ne traccia la vita professionale affidandosi ai ricordi del figlio Vittorio e di un fido collaboratore di Bega, l'architetto Cesare Seregni, e articolandola per tipologia di lavori più che per via cronologica. Bega nacque a Crevalcore, nel Bolognese, in una famiglia proprietaria di un'azienda che produceva mobili in stile, si diplomò in architettura all'Accademia delle belle arti di Bologna e quindi condusse il tirocino, indispensabile per poter esercitare la professione, presso lo studio romano del già celebre architetto Marcello Piacentini, dal quale apprese i rudimenti di un monumentalismo stilizzato e geometrizzante. Fu, come lui stesso ebbe a dire, prima arredatore e poi progettista di edifici. Dopo aver disegnato gli interni di un caffè romano mentre era ancora collaboratore di Piacentini, nel 1928 iniziò la professione di architetto con un proprio studio realizzando qualche edificio, ma soprattutto ideando a raffica mobili di eccellente impronta moderna per l'azienda familiare e per altri architetti, e gli interior design di una moltitudine di bar, pasticcerie – splendido quello di Motta in piazza Duomo a Milano caratterizzato da una scultorea scala elicoidale in legno – negozi, cinema (l'Odeon di Milano con Aldo Amati), navi (compresa quella che avrebbe dovuto portare il Duce in crociera – e ville di personaggi altolocati come gli Spagnoli (quelli della Perugina) e i Buitoni. Nel 1937 il critico Raffaello Giolli defini questa iperattività "lo scandalo Bega" spiegando come l'architetto bolognese avesse diffuso in tutta Italia una ricercata, rassicurante interpretazione della modernità tale da renderlo ben accetto ai committenti della più varia borghesia. Fu in questo periodo che il suo lavoro attrasse l'attenzione e le lodi di Gio Ponti che più volte lo pubblicò su Domus e nel 1937 dedicò un quaderno speciale ai suoi interventi di interior. Negli stessi anni allacciò intense amicizie con artisti emergent o già riconoscuti come Giorgio Morandi, Luciano Minguzzi, Fausto Melotti, Lucio Fontana e molti altri la cui opera, oltre a collezionarla, impiegò quale colto arricchimemto decorativo delle proprie architetture.
Durante la guerra – dal 1941 al 1944 fu condirettore e direttore di Domus – e nel dopoguerra il suo asse operativo si spostò poi a Milano mentre la sua attenzione progettuale andava focalizzandosi sull'architettura. Dopo la creazione dell'Hotel Duomo (1950, con Amati) a lato della Rinascente, un vero catalogo di astuzie architettoniche decorative (le camere duplex, gli interventi di grandi artisti negli spazi comuni – nel segno dell'hotellerie moderna, fu tra il 1956 e il 1966 che si fece la fama di maggior "grattacielista" italiano, virtuoso nell'uso del curtain wall: ne fanno fede capolavori come la Torre Galfa a Milano e il Grattacielo SIP a Genova e, con ingegnose variazioni sul tema, il Palazzo Stipel sempre a Milano e, rimasti purtroppo allo stadio di progetto, la Torre a cuspide per il polo direzionale milanese, la Torre Domus Omnium (con lo studio Mattioni), la Torre del Centro Turistico a Bologna (severa e rivestita in cotto per dialogare cn gli Asinelli e la Garisenda) e il Grattacielo dell'Editore Axel Springer a Berlino, solo parzialmente eseguito con una importante decurtazione di altezza e di piani). Tour de force progettuali, sia quelli eseguiti che quelli rimasti sulla carta, nei quali il talento di Bega e di conserva il suo professionismo, si manifestano nella girandola di invenzioni e trovate che caratterizzano i dettagli costruttivi. Un approcco che si ritrova anche nelle ultime sue opere tra le quali spiccano lo sculturale Padiglione della Meccanica alla Fiera Campionaria di Milano (oggi demolito) connotato da una plastica giustapposizione di pieni e di vuoti; la Chiesa di Casalecchio sul Reno, un mistico abbraccio di cemento armato; e il metafisico Centro Congressi alla Fiera di Bologna con il bellissimo teatro lirico: un'architettura misteriosa e potente che nella sua ostentata ma sobria rudezza ricorda un po' il fredriciano Castel del Monte, e anticipa i volumi astratti e apparentemente impenetrabili di Ieoh Ming Pei e Wang Shu. Insomma un maestro vero stimato da Ponti e Neutra, da Zevi e da Enzo Biagi, guardato con rispetto anche dalla "generazione di mezzo", e animato da un profondo sentimento religioso che mai viene ostentato e, rifiutando ogni narcisismo, mette sempre al centro del progetto l'uomo: bene ha dunque fatto Donzelli a ricordarci, scrivendo da architetto, la sua schiva bravura e la sua umanissima misura.
Year 2017
Work started in 2017
Work finished in 2017
Status Research/Thesis
Type Public Squares / Cemeteries and cemetery chapels / Government and institutional buildings / multi-purpose civic centres / Churches / Urban development plans / Neighbourhoods/settlements/residential parcelling / Restoration of old town centres / Feasibility Studies / Apartments / Single-family residence / Multi-family residence / Country houses/cottages / Office Buildings / Tower blocks/Skyscrapers / Business Centers / Offices/studios / Factories / Industrial facilities / Colleges & Universities / Multi-purpose Cultural Centres / Theatres / Museums / Concert Halls / Trade Fair Centres / Conference Centres / Pavilions / Exhibition Design / Shopping Malls / Sports Centres / Modular/Prefabricated housing / Leisure Centres / Urban Renewal / Monuments / Marinas / Acoustic Barriers / Book shops / Recovery/Restoration of Historic Buildings / Restoration of Works of Art / Restoration of façades / Refurbishment of apartments / Building Recovery and Renewal / Chalets, Mountains houses
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