La nuova chiesa “Madonna della Grazia” sorge nella periferia sud della città di Andria all’interno di una maglia urbana non ancora edificata in cui la matrice della campagna urbana lambisce l’edificato. La costruzione dell’edificio è iniziata nel gennaio del 2015 ed è terminata nel maggio del 2018, il complesso è costituito da diversi corpi di fabbrica, in continuità tra loro: aula liturgica, cappella feriale, uffici parrocchiali, aule per la catechesi, salone parrocchiale, spazi per la formazione del clero ed il campanile.
Il corpo di fabbrica principale che coincide con l’aula liturgica si rappresenta esplicitamente nella immagine esterna di grande cubo lapideo compatto e massivo, in cui le finestre sono tagli nella massa e l’esattezza geometrica è chiara. La nuova chiesa si rivolge alla città con una forte immagine identitaria ed iconica capace di trasmettere al contesto urbano, ancora informale, il senso di una sua diversa e migliore configurazione, assolvendo così al compito che la chiesa, intesa come organismo architettonico, ha sempre svolto all’interno dei tessuti urbani: essere il riferimento per tutta la comunità.
Lo spazio della chiesa al suo interno si contrappone alla sua immagine esterna, una grande aula centrale inondata di luce naturale che piove dall’alto, in cui i colori caldi delle superfici lignee accolgono e proteggono.
La luce è l’assoluta protagonista di uno spazio che vuole recuperare il senso del trascendente, il veicolo attraverso il quale vivere l’esperienza sacra. L’utilizzo della luce come un vero e proprio materiale da costruzione è onnipresente nell’esperienza spaziale dell’aula liturgica: la luce che irrora gli spazi compressi dei deambulatori, la luce riflessa attraverso la copertura staccata dell’aula che sospende quasi per intervento divino la massa della copertura, la luce dei tagli verticali della facciata che si infrangono sul graticcio ligneo frammentandosi in mille raggi, la luce celeste del grande lucernaio circolare che aspira l’emozione del fedele verso il cielo.
L’aula liturgica è spazialmente strutturata secondo una successione di “scatole spaziali”, l’una dentro l’altra. Dapprima il “recinto lapideo”, un primo involucro che separa il dentro dal fuori, in una sorta di atto fondativo arcaico, come primo gesto dell’uomo nell’esperienza dell’abitare la casa di Dio; questo primo involucro alto 3,5 metri individua gli spazi dei deambulatori. Successivamente si viene introdotti nella seconda scatola, un aulico cubo bianco, una metafisica geometria che contiene un vuoto colmo di silenzio, questo involucro definisce anche la “dimensione” volumetrica dell’aula dall’esterno.
Progettisti: Arch. Marco Stigliano e Ing. Riccardo Ruotolo (Architettonico e D.L.), Ing. Michele Carapellese (Strutture); Ing. Michele Capogna e P.I. Eligio Mansi (Impianti a fluido e termici); Ing. Vincenzo Recchia (Impianti elettrici); Ing. Sebastiano Manta (Sicurezza e Prevenzione Incendi); Dott. Riccardo Losito (Geologo); Geom. Riccardo Tondolo (Contabilità) Beatrice Capozza (Opere Artistiche).
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