Il progetto per l’Istituto Raffaele Ciriello, I.C. Emma Castelnuovo nasce grazie a molti elementi. Lo studio del modello pedagogico nato con Loris Malaguzzi. L’ ascolto del “genius loci” di Ponte di Nona e del contesto nel quale la scuola si trova. Il dialogo con lo staff della Fondazione Reggio Children così come quello con i maestri, educatori, della scuola. Nasce da una camminata fatta per il quartiere, scortati dai volontari del “Punto Luce” di Save the Children. Nasce dall’aver percorso la strada che porta alla scuola. Dal tempo perso – o guadagnato - nel vuoto del parcheggio antistante, aspettando che ci venisse aperto l’Istituto.
Nasce da alcune bolle di sapone. Nasce dall’osservazione di un luogo che pare abbandonato a sé stesso, ma nel quale appena
superi certe soglie senti arrivare gli schiamazzi divertiti dei bambini presenti alle attività estive della scuola. Nasce dal processo creativo che tutti questi elementi hanno innescato in noi progettisti. E dalla narrazione che ogni nuovo progetto porta con se, dai riferimenti, dai ricordi e dal contatto con i bambini che fanno parte delle nostre vite. Nasce dalla volontà di poter disegnare per loro un progetto che sia una e cento cose assieme. Una “wunderkammer”. Una camera delle meraviglie. Uno scrigno per quanto possibile incantato tanto quanto dell’incanto.
Un luogo che rappresenti la scuola stessa, gli alunni, i loro genitori, gli educatori. Ma non solo. Un luogo che come la scuola, ormai luogo simbolo di una rinascita tanto quanto di una resistenza, possa essere tutto questo, ma anche uno spazio dove i bambini possano trovare una sorta di “protezione” al loro essere bambini in un quartiere definito dai suoi stessi abitanti: “ La periferia della periferia”.
La periferia non è il centro. Pur essendo la città che abbiamo progettato negli ultimi cinquanta anni. E spesso è sinonimo di
degrado. Anche se, esplorandola, nulla di ciò è più lontano dalla realtà. La periferia è infatti un luogo vivo. E sopratutto è quel luogo, lontano dai riflettori, che di questo deficit può fare un cattivo tanto quanto buon uso. E ai margini del campo infatti che spesso hanno inizio le azioni più dirompenti.
E dirompente può essere un atrio immaginato come l’antro di una grotta. Un luogo magico, la grotta di Ali Babà, tanto quanto un antro della conoscenza quale antidoto all’ignoranza e alla paura, la grotta di Platone. La grotta come primo spazio di protezione dell’uomo. Luogo ancestrale dove potersi sentire coccolati. Tornare bambini pur sentendosi esploratori.
Tutto questo si è condensato nelle nostre discussioni e nel nostro immaginario. Nei primi schizzi. Nei nostri riferimenti. Stalagmiti colorate che sono ripostigli per matite, penne e colori. O ripiani per libri e quaderni. O tavoli dove poter colorare, fare i primi esperimenti di lettura. Dove lasciare i nostri pupazzi e i nostri super eroi. Stalagmiti – Colonne colorate perchè : ”Le colonne bianche sono belle ma troppo uguali, bisogna fare capire che ognuna è una colonna”. (1)
Piani rotanti – dai bordi morbidi - per giocare, ma anche per variare la configurazione dello spazio, per girargli attorno, per
sedervisi attorno, per nascondere le cose o per riprendere via via quegli stessi oggetti – per mezzo di web cam inserite sotto
alcuni ripiani - che poi- divenuti altro - saranno proiettati nello spazio delle pareti. E ancora stalagmiti morbide, dove potersi
sedere, scalare, saltare. Piani e ripiani dove poter custodire libri, dove poter esporre oggetti. O dove provare a infilarsi mentre si esplora. Pareti dove poter appendere lavori fatti in classe, testi, fotografie e altre pareti, quelle in cui l’ingresso si fonde con il corridoio verso le aule, dove simpatici amici terranno i nostri vestiti tra i denti.
Angoli o meglio luoghi che potranno trasformarsi in spazi di luce per proiezioni immersive da invadere ma da utilizzare anche per
la proiezioni di film, documentari....cartoni animati. Tende che una volta aperte potranno – in un gioco dei contrasti tra digitale e analogico – divenire nascondigli tanto quanto nicchie delle ombre.
Una grotta dove tutto è possibile. Per grandi e piccini. Educatori e alunni. Un luogo aperto alla fantasia ma anche alla praticità e
destinato a comunicare nonché a mostrarsi al quartiere per quanto poco. invadendo il porticato di ingresso, facendosi così luogo di attesa e di scoperta naturale dello scorrere del tempo per mezzo dell’albero da frutto attorno cui ruota la panca per l’attesa.
O per chissà cos’altro. ( foto di Fondazione Reggio Children e Ginevra Grasso).
Year 2018
Work started in 2018
Work finished in 2018
Main structure Wood
Client Fondazione Reggio Children Centro Loris Malaguzzi, Enel Cuore Onlus
Status Completed works
Type Kindergartens / Schools/Institutes / Interior Design / Custom Furniture
{{item.text_origin}}