Tra il 1928 ed il 1938, durante il regime fascista, la città di Ragusa è stata oggetto di una profonda trasformazione urbanistica che ne ha radicalmente mutato l’aspetto. Alla città ottocentesca, costruita dopo il terremoto del 1693, fu aggiunta una “città nuova” fatta di edifici pubblici a carattere monumentale (scuole, uffici, cinema ospedale), infrastrutture (acquedotti, fognatura, stazione ferroviaria, ponti, strade) e spazi pubblici (piazze, viali, giardini) caratterizzati dagli elementi tipici dell’architettura razionalista dell’epoca. A partire dal piano disegnato dall’arch. Francesco La Grassa nel 1930, fu previsto lo sviluppo della città al di là del confine naturale fino ad allora caratterizzato dalla Vallata S. Domenica attraverso la realizzazione del Ponte Filippo Pennavaria, oggi Ponte Nuovo. Il centro di questo nuovo pezzo di città era la Piazza Libertà, allora Piazza Mussolini, la piazza delle adunate e delle celebrazioni del regime.
La piazza ha per metà forma semicircolare e per l’altra metà forma trapezia; in quest’ultima svetta la Torre Littoria.
I due edifici semicircolari erano occupati il primo dalla Casa del Mutilato e del Combattente e il secondo dal Palazzo del Consiglio delle Corporazioni (oggi Camera di Commercio) realizzato dall’arch. Fichera. Il resto della Piazza era occupato dalla Casa del Fascio e dalla Casa della Gioventù Italiana(G.I.L.) su progetto dell’arch. Ernesto La Padula.
L’edificio della Casa del Mutilato e del Combattente ha subito nel tempo numerosi rimaneggiamenti di carattere strutturale che ne hanno modificato profondamente la distribuzione interna, essendo stato sede, negli anni ’60, di un supermarket e negli anni ’80 di un istituto bancario. Inoltre a partire dai primi anni del 2000, e fino al 2015, è stato occupato da un negozio di abbigliamento. Vari interventi di adeguamento impiantistico, manomissioni strutturali con pesanti demolizioni si sono sovrapposti negli anni ad interventi posticci di vario genere in gesso e cartongesso.
Solo i prospetti esterni hanno mantenuto la loro configurazione originaria.
Il tema del progetto è stato quello di realizzare all’interno dell’edificio una nuova attività commerciale, nello specifico un negozio di ottica, ovvero quello di mediare la monumentalità del contenitore (grande scala) con la dimensione dell’oggetto esposto (piccola scala).
La prima operazione progettuale è stata così quella di “liberare” l’edificio da tutte le sovrastrutture per rintracciarne la forma originaria. L’interno era organizzato a partire da una galleria centrale che, attraverso l’atrio di ingresso, conduceva ai vari ambienti interni che si affacciavano o sulla Piazza o sul giardino posto sul retro, nell’intercapedine che l’edificio formava con la nuova area ferroviaria retrostante.
Tale intercapedine è stata saturata negli anni ‘60 con la costruzione di un corpo di fabbricato in cemento armato di pessima qualità architettonica.
In negozio è suddiviso in quattro aree principali: l’ingresso, le zone di attesa le aree destinate all’esposizione ed alla vendita e le aree tecniche. L’ingresso è posizionato in quello che era l’atrio del vecchio edificio, un tempio sede del Sacrario dei Caduti, dove era posto lo scalone monumentale che conduceva al piano superiore. Le zone di attesa sono due; una in prossimità dell’ingresso ed una in prossimità delle zone tecniche, nella parte retrostante del fabbricato, dove trovano posto i laboratori (contattologia, misurazione della vista, consulenza, riparazione lenti ed occhiali), gli uffici. La prima è caratterizzata da una parete/allestimento con specchi circolari in ottone retroilluminati, la seconda da una parete verde.
L’esposizione degli occhiali avviene principalmente su mensole in travertino naturale rette o da strutture in ottone spazzolato o da arredi in legno di noce canaletto. La stessa è completata da teche in vetro, noce canaletto o laccatura di colore rosso lucido ed espositori in ottone spazzolato.
La scelta dell’occhiale può avvenire in maniera più diretta e autonoma, in piedi nella galleria, utilizzando gli specchi appesi ai muri e alle stesse mensole o seduti ai tavoli nelle salette. Gli arredi ridisegnano lo spazio interno del negozio riproponendo la distribuzione della galleria e delle sale. Vetri bronzati garantiscono i necessari livelli di privacy e di illuminamento dei vari ambienti di lavoro. Una sala a parte è dedicata interamente ai bambini dove prima era alloggiata una scala secondaria che conduceva al piano superiore.
La scelta dei materiali è riconducibile all’idea guida della “ricomposizione”. Sono stati utilizzati infatti materiali della tradizione dell’architettura come il travertino naturale (non stuccato), la pietra asfaltica (solo levigata), l’ottone spazzolato, la noce canaletto, la lacca, accoppiati a materiali più attuali come il marmo Emperador ed il cemento colorato in pasta.
Le grandi lampade sospese dalle volte sono realizzate, su disegno, con lenti ottiche ancora non lavorate appese a strutture circolari in ottone. La diversa tipologia delle lenti utilizzate, per colorazione, spessore e forma, crea effetti di luce sempre cangianti e mutevoli.
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