发布时间:2017-02-01 17:28:37 {{ caseViews }} {{ caseCollects }}
设计亮点
将废弃工厂转变为多功能文化空间,新旧元素和谐共生,打造独特的城市公共空间。

Il progetto riguarda la riqualificazione edilizia dell’edificio dell’ex Ansaldo, lungo via Tortona a Milano, nell’ambito dell’intervento di rigenerazione urbana dell’intero comparto.

Le altre polarita’ del grande blocco urbano sono gli atelier della Scala, il teatrino-museo delle marionette dei Colla, il MUDEC e una parte di uffici comunali.

La manica lunga oggetto del progetto e’ una parte del grande isolato urbano che conteneva lo stabilimento Ansaldo a partire dai primi del ‘900. Il volume oggetto dell’intervento era occupato dalla produzione gestita dalla sede italiana della General Electric americana, che qui produceva radio. I primi apparecchi CGE sono disegnati per la parte esterna, la scocca, da Piero Bottoni negli anni ’30.L’azienda produceva da piccoli apparecchi per uso domestico a immensi trasformatori e generatori elettrici grandi quanto una stanza.

La produzione delle radio avveniva in tavoli lunghi e stretti in una sorta di catena di montaggio statica che si situava al centro delle campate da 10 metri di manica che caratterizzano tutto l’edificio con lunghezze di cinquanta metri di lunghezza per ogni sezione. L’altezza e’ costante perche’ la produzione non richiedeva che altezze contenute tranne al piano terra dove grandi carri ponte movimentavano i grandi trasformatori.

Dopo la dismissione delle attivita’ dell’Ansaldo gli edifici vengono abbandonati e utilizzati solo in tempi recenti per eventi temporanei della moda oppure per l’ADI. Solo nel 2014 il Comune di Milano mette a bando il progetto di riqualificazione a fronte di una concessione d’uso. Il bando viene aggiudicato al progetto proposto da una cordata composta da diverse realta’ milanesi operanti nel terzo settore e nell’organizzazione di eventi culturali:

 Arci Milano, Avanzi, esterni, h+, Make a Cube e Fondazione Cariplo.

L’edificio e’ sottoposto ad un vincolo diretto della Soprintendenza milanese e in quest’ambito si e’ mosso il progetto di riqualificazione, a partire dall’adeguamento strutturale necessario per poter ospitare come previsto attivita’ pubbliche e di pubblico spettacolo.

Il programma funzionale molto articolato ed in divenire prevede: uno spazio per concerti, conferenze ed eventi, un ristorante-bar, uno spazio espositivo al piano terra, uno spazio di co-working, uno studio di registrazione musicale con spazio per la didattica, un ostello e residenza per artisti con servizi comuni, gli spazi di Cariplo Factory che Fondazione Cariplo dedica a start-up tecnologiche insieme ad un pool che comprende Novartis, Terna, Microsoft, Fastweb, etc… una scuola e laboratorio di ricerca di cucina gestita da Marti Guixe’,  una serie di atelier destinati a artisti residenti temporaneamente nell’ambito di una programma sostenuto da XXXX, una serie di spazi per la didattica con due grandi sale, una zona di set fotografici.

Base Milano è un arcipelago di differenti funzioni, una sorta di “Fun Palace” milanese ospitato all’interno dei corpi industriali appartanenti all’ex fabbrica Ansaldo, inizialmente posizionato alla periferia della città, oggi totamente circondato da corpi edilizi.

A causa della scala dell’intervento, il progetto non può essere considerato unicamente un interno nascosto in una struttura preesistente. Il focus dell’intervento riguarda la ricerca di una relazione tra un grande e vuoto spazio industriale e una costellazione di nuovi servizi e strutture, alcune delle quali costituite da volumi indipendenti.L’intervento all’interno dell’ex-Ansaldo propone una riflessione contemporanea sul significato e la forma delle istituzioni culturali: in particolare l’intervento si confronta con un ampio edificio “aperto”, non bloccato in un’unica forma bensì al servizio della flessibilità dei programmi e delle diverse attività, predisposto a ospitare molteplici scenari.Il tentativo è infatti quello di realizzare una sorta di palinsesto scenografico nel quale si muovono le attività, le persone e i loro processi.

Il progetto in tal senso ha l’obiettivo di rendere l’edificio radicalmente pubblico, non solo nell’interpretazione del programma ma anche e soprattutto nella sua concezione spaziale. Gli interventi architettonici coniugano con questo obiettivo anche la volontà di mantenere le straordinarie qualità spaziali già esistenti, l’affascinante atmosfera e il tono conferiti dai materiali, dalle proporzioni, dalle luci, dal forte carattere industriale. Il progetto è dunque concepito come un dialogo tra diversi oggetti, con le loro forme e materiali, così come tra i vari eventi e attività.Il focus dell’intervento si concentra nella relazione tra le grandi aule ex-industriali (vuote e come in attesa) e una serie di volumi di varie dimensioni che contengono i servizi. Questi sono accuratamente disposti nello spazio a creare una sorta di città, di microurbanistica, composta da spazi urbani fatti di slarghi, grandi e piccole piazze, strade, rinforzando l’idea di civiltà urbana contenuta nel Manifesto delle attività.

Concerti, esposizioni, bar, ristoranti, offici, workshop e un ostello sono posizionati all’interno dei quattro piani, distribuiti lungo l’atipica lunghezza del corpo di fabbrica preesistente. Queste funzioni sono attentamente collocate all’interno dello spazio e, collaborando, determinano una micro-urbanità costituita da grandi piazze, strade e passaggi. I nuovi volumi si comportano come veri e propri edifici, le cui facciate e coperture aiutano a determinare un carattere indipendente.

I nuovi volumi sono realizzati in mattoni artigianali al piano terra ed in legno al piano primo e assumono la forma di piccoli edifici, con le loro facciate e coperture a caratterizzare le diverse funzioni.

Il progetto cerca nella tensione tra i volumi nuovi e gli spazi esistenti di produrre opposizione ma anche complementarietà, distanza ma anche dialogo, misura ma anche imprevedibilità.

Si vuole disegnare utilizzando un catalogo limitato di materiali, producendo in questo modo uno sfondo quasi sfocato sul quale spicchino protagoniste le installazioni, le micro-architetture, gli eventi culturali, ma soprattutto le persone.

Questo non significa assenza di forma, tutt’altro: ne risulta infatti una disposizione accurata di elementi notevoli che caratterizzano lo spazio, lo scaldano, lo umanizzano, lo rendono accogliente e, allo stesso tempo, permettono all’attenzione di focalizzarsi sui contenuti, sulle attività.

Il progetto si arricchisce grazie alla tensione tra contenitore e contenuto, ma anche per la presenza della folla. Il movimento delle persone che abitano lo spazio fa comprendere la sua scala e scandisce le ore del giorno e della notte.

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