IL quartiere Gallaratese di Milano è emblematico dell'urbanistica ideologica che dal dopoguerra ha imperversato e imperversa tuttora nel nostro Paese. Inserirvi un edificio sacro non è agevole, ove ci si voglia discostare dalle concezioni correnti e cercare invece di restare fedeli all'immagine che la chiesa - da sempre - ha trasmesso di sé nell'insieme di un centro abitato. Quest'immagine è stata ripudiata in favore di una corrente di pensiero del tutto in contrasto con la millenaria tradizione che ha prodotto i capolavori architettonici di cui si fregia l'Italia - e non solo - e che costituiscono uno dei capitoli più importanti della storia dell'Architettura. In questo progetto si tenta di restituire alla parrocchia il suo ruolo di riferimento visuale per un aggregato edilizio dispersivo e privo di un suo carattere, sviluppando l'edificio in altezza e dotandolo di un campanile (elemento pressoché scomparso dai conformisti progetti realizzati negli ultimi anni), per conferire al complesso l'importanza dimensionale e di gerarchia sociale nei confronti del quartiere di cui un tempo la chiesa costituiva il centro topico. La chiesa è concepita in funzione dell'altar maggiore e recupera un elemento - il protiro - che tanta parte riveste nel definire e arricchire la facciata delle più belle chiese che possiamo ammirare in Italia e in Europa.
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