Il percorso di ricerca della tesi nasce da un seminario interdipartimentale nel quale si è avuto occasione di partecipare durante il Laboratorio di Sintesi Finale: Composizione architettonica e urbana dell’A.A.2010-2011. Tor Bella Monaca rientra nell’VIII Municipio della periferia sud-est di Roma, conosciuto anche come il Municipio delle Torri. Questo è un quartiere PEEP sorto negli anni Ottanta ad una scala gigante, inserito in una trama insediativa più minuta, che si è espansa negli anni senza però una corrispettiva crescita di servizi pubblici integrati. Presenta infatti grattacieli alti fino a 50 metri che si scagliano tra spazi aperti dilatati e trascurati, privi di punti di aggregazione comunitaria, con scarsi servizi ed infrastrutture inefficienti. Il risultato è un ghetto dormitorio afflitto da problemi sociali e continui episodi di criminalità.
Il programma di riqualificazione avanzato dal Comune di Roma nel novembre 2010 (abbattimento dei grattacieli a favore di abitazioni a quattro piani oltre il sedime di Tor Bella Monaca, invadendo l’agro romano) ha richiamato l’attenzione dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, che ha risposto organizzando, insieme ad altre sei università italiane, il suddetto seminario interdipartimentale, durato da settembre 2010 ad aprile 2011, per elaborare una soluzione alternativa alla tabula rasa. Confrontandosi in diversi incontri a Roma -per effettuare giornate di studio, sopralluogo e momenti di confronto- ogni dipartimento ha elaborato le proprie proposte, rese poi pubbliche al Comitato di Quartiere e alla Stampa nell’aprile del 2011. La proposta elaborata e presentata dal nostro gruppo di lavoro è nata a partire da una analisi territoriale che va oltre il confine comunale di Tor Bella Monaca, considerandola nel ritaglio territoriale in cui è inserita: nella cornice delineata dal Grande Raccordo Anulare ad ovest, dalla Casilina a sud, dalla Prenestina a nord e da un segno forte ad est dettato dalla presenza di una vegetazione ripariale. Si è così individuata via di Tor Bella Monaca come una vera e propria cesura che divide il quartiere in due versanti, impedendone la comunicazione ad un livello pedonale. Si è proseguito il lavoro utilizzando una logica di configurazione per parti, che tendesse tanto a rendere autonoma e completa di servizi ogni singola parte quanto a garantirne la relazione tra di esse, secondo un’ipotesi di gerarchizzazione delle centralità urbane e rispettando i criteri aggregativi di una comunità composita. Partendo da questi presupposti si sono individuati tre livelli di centralità: urbana, rionale e di vicinato. Individuate le suddette centralità all’interno dell’area, si è progettato le demolizioni, le ricostruzioni, i completamenti e le rifunzionalizzazioni necessarie, nonché il ridisegno degli spazi aperti e del verde e le operazioni sulla rete infrastrutturale (intubamento, trinceramento, svincoli, allacci, completamenti, adeguamenti, parcheggi, collegamenti ciclabili e pedonali) necessarie per il funzionamento sia delle singole parti che tra di esse. Tra le numerose polarità, individuate nel gioco delle parti in cui Tor Bella Monaca si delinea, quella più stimolante per un approfondimento di scala è apparsa proprio la polarità urbana. La polarità individuata collega le due porzioni di territorio separate da Via di Tor Bella Monaca. Viene sviluppata nel progetto come una “graffa” capace di ricucire queste due porzioni, avvalorandosi ancora di più quando ne accoglie, trincerata, la sezione stradale. Si protende, ad est, verso l’arroccata cascina dei Monaco, da cui il quartiere prende nome, affacciandosi verso l’agro romano, un elemento da preservare ed inglobare nel progetto. Da una lettura per zolle, ora urbanizzate, ora contenenti ritagli di agro, la strategia di intervento è stata quella di: - ridefinirne i margini; - riarticolare e distinguere i percorsi ciclo-pedonali e carrabili (ad alta e bassa velocità) attraverso interventi consistenti (intubamento, trinceramento) o semplici adeguamenti. Questa risistemazione consente di
ritagliare, sfruttando i salti di quota, spazi per nuovi parcheggi ipogei, consentendo così di rifunzionalizzare i preesistenti parcheggi all’aperto. Anche la mobilità pubblica viene riprogettata, sia all’interno dell’area di progetto che nel collegamento con la porzione urbana limitrofa; - caratterizzare ogni zolla urbanizzata a seconda della propria vocazione, demolendo, ricostruendo, integrando e ridisegnando gli spazi aperti; - integrare la zolla contenente agro intercluso ad una “lingua” verde che possa mettere in collegamento due funzioni pubbliche preesistenti importanti (una chiesa a nord e una scuola a sud), limitrofe alla zona considerata, intubando parte della strada; E’ imprescindibile considerare l’orografia del territorio che accoglie il quartiere, così come l’articolazione per piastre e diverse quote della preesistenza su cui si va a progettare.
Si sono così definite le componenti del progetto:
- terminal: stazione autobus collegato alla mobilità di progetto, che serva al collegamento nel e dal quartiere. Funzione che ben si adatta alla preesistenza, inserita nel tessuto altamente urbanizzato e che presenta servizi come ASL e asilo;
- artigianato: per dare la possibilità agli abitanti di avere uno spazio di produzione e vendita;
- unità di vicinato: una risistemazione degli spazi aperti limitrofi ai grattacieli residenziali, con zone verdi e spazi aggregativi aperti in sostituzione dei parcheggi preesistenti, incrementati nel livello ipogeo;
- piazza mercato: per meglio caratterizzare la zolla che già presenta edifici commerciali;
- parco: verde necessario, che ripristini l’agro intercluso, e che, modellato secondo l’orografia del territorio, formi dei morbidi rilievi che attenuino il gigantismo dei grattacieli preesistenti;
- direzionale: risistemazione degli spazi aperti contigui a municipio e teatro preesistenti;
- ponte: un percorso pedonale su un’unica quota (talvolta sopraelevato, talvolta poggiato, dati i dislivelli della preesistenza) che connette tutta l’area, incontrando via di Tor Bella Monaca trincerata si fa ponte per raggiungere il versante est dell’area, affacciato sull’agro;
- belvedere sull’agro: giungendo all’estremità est dell’area, il percorso, da ponte, diventa belvedere, punto di osservazione dell’agro romano. Una terrazza che sovrasta un impianto a corte articolato, contente un centro sportivo, ben più grande e sviluppato di quello preesistente.
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