Le immagini che maggiormente hanno impresso la memoria collettiva, all’indomani della strage di Nassiriya, sono quelle dei primi reportage di cronaca.
Le foto ritraevano quelli che erano, e rimasero, gli elementi più emblematici della dimensione della tragedia e della volontà distruttiva. Proprio quegli elementi sono i punti di riferimento – le suggestioni – che si è voluto rappresentare nell’opera scultorea e che qui vengono descritti.
L’immagine che ha fatto il giro del mondo è quella che ritrae un Carabiniere in assetto da combattimento ma che in realtà, in quel momento, tutto esprime tranne che lo spirito del combattente.
E’ inerme e sgomento, immobile e silenzioso.
Circondato da rovine fissa, lo sguardo incredulo e la mano sulla fronte, la scena della tragedia, la desolazione del vuoto.
Nelle immagini impressiona la vastità del CRATERE lasciato dall’esplosione che, come in altri tragici attentati della nostra storia più recente – si pensi alle immagini dell’attentato al Giudice Giovanni Falcone – “incide” e “marchia” sul luogo stesso la forza distruttiva di un gesto inumano.
Inumano proprio perché il cratere, la voragine, evoca nell’uomo l’immagine di qualcosa che “inghiotte” la vita, la serenità, l’umanità stessa.
Qualcosa che, come un terremoto, “scuote” inesorabilmente ciò che si è costruito, che scuote l’animo e la coscienza distruggendone i fondamenti materiali e morali.
Qualcosa di cui gli uomini conservano un timore ancestrale.
Il “cratere” è la base del monumento.
E’ il luogo su cui avviene la “scena” della tragedia.
Il gesto terroristico insegue un obbiettivo preciso: il CAOS.
Il caos in cui l’attentatore vuole che il luogo permanga.
Il gesto spacca gli equilibri.
Frantuma l’istante.
Simbolo della frattura.
Simbolo della ferita.
Simbolo della ferita e dell’anima fratturata è il
Il cratere circolare, base del monumento, è, dunque, spezzato.
L’esplosione ha praticamente distrutto la palazzina che, crollando su se stessa, ha racchiuso in se la tragedia delle vittime.
Non erano solo Carabinieri i caduti ma il luogo, l’obbiettivo, dell’attentato era la loro caserma…. La loro casa.
Tutto intorno è “accartocciato” in un ammasso di rovine e rottami.
Le vittime sono raccolte in un disordinato abbraccio.
19 steli di marmo
precipitate le une addosso alle altre
19 vittime strette in un abbraccio
che si aiutano e sostengono reciprocamente.
La base della scultura è costituita dal “CRATERE” impresso nella memoria collettiva.
Una vasca affondata nel terreno che accoglie la “scena”.
L’azione è cinta da un
… armonia infranta.
La prosegue, sul fondo della vasca, per tutta la base della scultura.
che non si può rimarginare.
Al centro della “scena” accade l’azione drammatica:19 STELI di marmo bianco
vengono, dall’impatto, disordinatamente gettate le une contro le altre.
Avvolte dalle macerie e dai rottami del mezzo esploso,raccolte in un abbraccio, si sostengono reciprocamente, aiutandosi.I rottami metallici “feriscono” il marmo bianco,la ruggine “sanguina” dalle ferite colando, tingendo le superfici candide.
Ma dalla FERITA emerge, verso il cielo, il vertice bianco marmoreo delle steli.
E, dall’abbraccio dei 19 spiriti, sorge un lungo stelo metallico, brillante, unico elemento non corroso dalla ruggine,un RAGGIO DI LUCE.
Verso quel raggio di luce si protendono le 19 steli di marmo…. Le 19 vittime… I 19 spiriti.
E ciò che appare silenzio…..rovina….. immobilità…
diviene Speranza… Orgoglio.
opera di
STEFANO MARIA CANÈ
con STUDIO TECNICO GABRIELE PASTORELLI MAURO BETTOCCHI FABIO BOSCHI
con il patrocinio del
COMUNE DI CASTEL DI CASIO
Year 2007
Work started in 2007
Work finished in 2007
Client GRUPPO DI IMPRENDITORI LOCALI - CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI CASTEL DI CASIO E DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Status Completed works
Type Urban Furniture / Monuments
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