La realizzazione dell’hotel è stata una vicenda controversa cha ha attivato un vivace dibattito sulla destinazione di un immobile storico dove visse Antonio Gramsci. L’isolato è però molto più antico e più volte rimaneggiato. L’intervento deve essere letto come un processo in cui la forma non è che una delle tante possibili, un’architettura non monumentale pensata tenendo presente la fondazione barocca dell’isolato che ne determina la tipologia e il rapporto con il contesto urbano, ma senza dimenticare la difficile transizione moderna della città all’inizio del XX secolo. Questi non sono però modelli iconici o stilistici cui ispirarsi, ma snodi storici capaci di riempire i luoghi di suggestioni. Il progetto è consistito nel dare spazio alle nuove funzioni entrando in relazione con l’identità dei luoghi e cercando un compromesso con le esigenze economiche, funzionali, costruttive, conservative ed ecologiche. Gli architetti Fusari, Dutto, De Giuli, Pistis e Vercelli hanno cercato di mantenere la centralità dell’ampio cortile e il porticato per conservare l’apparato decorativo esistente. I materiali utilizzati per le pavimentazioni richiamano l’edilizia residenziale di inizio ‘900: cementine, seminati di marmi locali, pietra di Luserna e legno di rovere. Gli intonaci sono a base calce e in alcuni casi lasciati senza tinteggiatura con il tipico color nocciola e la grana della rasatura. Oltre al cortile dove si è cercato di valorizzare il rapporto con la piazza antistante e incentivarne un uso pubblico, sopra le maniche laterali sono state realizzate due ampie terrazze coperte di verde dove i clienti possono trovare un’imprevedibile zona di riposo con vista da Superga alla Mole Antonelliana. L’intero progetto è nato con l’idea di far vivere agli ospiti un’esperienza tipicamente torinese, ma allo stesso tempo offrire ai torinesi stessi un’opportunità per uscire dai riti consueti della loro città vivendo l’albergo, come avviene nelle grandi metropoli internazionali.
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