A Terni, in una palazzina dei primi del secolo scorso dai tratti liberty situata all’incrocio tra il Decumano e il Cardo della città, nel passaggio generazionale da padre in figlio, si è dato un nuovo volto allo storico ristorante “La Piazzetta”. Distribuito ad L con bancone e ingresso baricentrico, si è intervenuti in “punta di piedi” sul fronte che affaccia sulla via Cavour. Tre ampie vetrine a porta finestra lasciano ora intravedere gli interni dall’esterno, pur preservando la privacy dei commensali.
Già toccando la maniglia in cuoio cucito a mano nella bussola d’ingresso si percepisce che tutto è progettato e nulla è lasciato al caso. Le piccole maioliche raffiguranti i più classici motivi floreali e incastonate nello storico bancone in olmo, sono state la chiave di volta del progetto: era proprio tutto già racchiuso in quelle sei porcellane smaltate dal fondo bianco. Nasce il giardino all’interno, uno spazio che si apre tutto nei giorni caldi e che proietta un’atmofera quieta nella via del centro.
Tutto è colore, tutto è verde. Le pareti, scendono opache dal soffitto e salgono semi lucide da terra, scartano solo il legno di certi arredi e di altre tipiche finiture. Il verde si ferma al soffitto quasi bianco, sottolineando così il ritmo costante delle voltine con una decorazione ad archi che nasce naturale.
La luci va da sé. Come un tratto nero su un foglio bianco, il filo disegna la perfezione delle geometrie, negando la rotondita del soffitto nelle strette volte, in un infinito andirivieni che genera losanghe. Dal loro incontro ai vertici si abbassano tutte allo stesso piano le luci, di sera, poco piu che soffuse.
L’interno è controllato. I tanti vasi in terra cotta progettati in reciproca proporzione accolgono le essenze vegetali, verdi, vere, naturali, esotiche. Talvolta esplodono alte in foglie aguzze, talaltra scendono morbide e senza peso da porte, nicchie e arredi. La pietra naturale dei piani è il marmo Verde Alpi, che lucido con le sue venature irregolari, racconta ai piu attenti di quanto forte sia la roccia.
Le strutture portanti come le comode Thonet con bracioli e gli steli a quattro razze dei tavoli sono nere: un piedistallo sobrio che scompare per dare importanza a ciò che sorregge. Infine, come da capo, i tessuti tesi negli indipendenti separet raccolgono lo spazio intorno, intimizzano lo stare e amplificano l’atmosfera trasportandoci in una sorta di radura. I motivi floreali tessuti nel cotone ritornano nelle piccole ceramiche smaltate del bancone.
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