Un nido abbarbicato alla roccia più alta del paese di Pennapiedimonte, Chieti – Abruzzo, questo è “il Balzolo”. Il nome dato a questa struttura ricettiva è quello dalla località in cui è posta, un belvedere affacciato su uno spettacolare vallone da cui partono vari sentieri che, attraversando il parco Nazionale della Maiella, arrivano fino al Monte Amaro (2793 mt slm). La casa è per la maggior parte appoggiata sulle rocce della Maiella Madre, la Maja che un’antica leggenda narra essersi pietrificata dal dolore per non essere riuscita a trovare sulla montagna le erbe medicinali per curare suo figlio, il Dio Mercurio. Mentre a monte l’edificio si affaccia sulla maestosità della Maiella a valle si apre al paesaggio collinare che degrada fino al mare Adriatico. IL PROGETTO DI RECUPERO L’edificio oggetto del restauro,si imposta su uno sperone di roccia, in parte lavorato e scavato per creare il piano di fondazione dell’edificio. Quasi tutta la muratura è costituita dalla roccia della montagna e solo parte del primo livello è costruita in blocchi squadrati della stessa pietra. L’edificio è composto da due corpi di fabbrica affiancati, uno coperto da un tetto a falda unica e l’altro coperto da un solaio piano, sfruttato per ricavarne un terrazzo panoramico. La nuova distribuzione nasce dalla volontà di utilizzare come accesso principale l’ingresso dal belvedere del Balzolo. Da questo, infatti, si accede ad una zona di ingresso, su soppalco, dalla quale si può uscire al terrazzo oppure, tramite una scala leggera in ferro e legno, scendere alla sala comune adibita alle colazioni. Da questa stanza si accede ad un corridoio che fiancheggia la scala di collegamento con il piano terra, sempre in ferro e legno e alla prima delle stanze da letto con bagno i cui spazi sono pensati per rispondere alle necessità di persone con limitate abilità. Al piano inferiore si scende ad un’altra sala comune con camino sulla quale affacciano le altre due stanze. Una, più piccola, con bagno nella roccia e l’altra, ricavata nell’antica stalla, un ambiente voltato con una scaletta scavata nella roccia che portava al fienile superiore, oggi parte del grande bagno. Da queste stanze al piano terreno si accede al giardino, primo livello di un terrazzamento un tempo utilizzato come orto, sul quale affaccia il vero fronte dell’edificio rivolto a valle. Su questo fronte si è giocato con l’asimmetria delle cornici delle finestre, utili a coprire architravi e spallette in cemento esistenti, dando movimento alla facciata ed evidenziando la cromia della pietra in rapporto al bianco calce. Tutto è pensato per valorizzare l’essere “litico” di questa struttura. Pavimenti e scale in rovere, rivestimenti in grigio chiaro e cornici bianco calce sono elementi neutri come pure gli arredi, negli stessi toni, sono elementi che non sovrastano la bellezza naturale della “nuda pietra”.
{{item.text_origin}}