Tiggiano è un piccolo centro della provincia di Lecce, situato nel Capo di Leuca, a 13 km da Santa Maria di Leuca e nelle vicinanze di Tricase e Alessano. Il palazzo baronale di Tiggiano, anche chiamato castello, è ubicato nella zona centrale dell’abitato ed occupa un’area di forma rettangolare che si assesta lungo la direttrice Leuca-Tricase (nord-sud) in prossimità della piazza Castello, incastonato tra le abitazioni con cui crea quasi un’unica cortina quasi a margine del tessuto urbano più antico che si svolgeva lungo l’asse di penetrazione Alessano-mare (ovest-est) e laddove vi sono le emergenze religiose: Chiesa di S. Ippazio, cappella della Madonna dell’Assunta e oratorio di San Michele Arcangelo. L’edificio è una compatta struttura in muratura di carparo (pietra locale calcarenitica di colore giallo, tenace e lavorabile solo con ascia e scalpello), realizzata in tempi diversi, inglobando anche strutture eterogenee. Il complesso, sorto in origine come Torre con un grande recinto fortificato per accogliere gli abitanti, successivamente venne trasformato e adibito a residenza nobiliare. La sua riconversione in residenza gentilizia, deve ascriversi ai Serafini che acquistano il feudo nel 1640, quando ormai l’immobile aveva perso la funzione difensiva. L’organismo architettonico si sviluppa su un lotto di 2110 mq occupando una superficie di 1750 mq al piano terra e 1500 mq al primo livello per complessivi mq 3250. La proposta progettuale prevede la realizzazione di una struttura museale dove le nuove funzioni vanno ad inserirsi nella storica preesistenza ottimizzando il sistema di percorribilità, garantendo l’invito, l’accoglienza e la necessaria apertura del complesso. Ruolo importante, nella scelta delle tipologie tecnico-operative da privilegiare, è stato attribuita al criterio del minimo intervento, alla compatibilità dimostrata e collaudata dei prodotti da impiegare, alla reversibilità ove perseguibile. L’obiettivo strategico prescelto è stato quello di non alterare l’opera e la sua consistenza costruttiva, optando preferibilmente per tecniche non distruttive e non invasive, nella considerazione realistica del rapporto fra mezzi e scopi e delle istanze di sicurezza e conservazione del costruito. Coscienti della valenza storica e architettonica si è studiata una soluzione in grado di valorizzare il bene in particolare intervenendo sulle facciate esterne, sugli stucchi e sugli affreschi presenti all’interno.
Dal punto di vista architettonico gli interventi sono stati pensati ed eseguiti mirando alla indispensabile riqualificazione e riorganizzazione funzionale degli ambienti interni, senza alterare la materia costruita. In presenza di parti crollate, distrutte o notevolmente alterate si è posta la necessità, per motivi funzionali o di
igiene, di assicurare efficienza e affidabilità ai manufatti interessati. In tal caso l’intervento si è tradotto nell’adeguamento tecnologico e relativa realizzazione di opere (tramezzature, pavimentazioni, controsoffittature, e altro) che introducono nuovi elementi nella compagine interna ed esterna dell’opera. In questo caso, come per ogni altra tipologia d’intervento, vale il principio della diversa durabilità dei prodotti moderni rispetto a quelli del passato pre-moderno e quindi della necessità di eseguire interventi di dotazione tecnologica senza apportare distruzioni della materia antica
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