Fud Off è una creatura della notte, ruvida e selvaggia. Muri scrostati, lamiere nere e arrugginite, insegne rosa fluo e ombre dilatate, specchi ingannatori e luci taglienti come sciabolate - impietose su volti, mani e gesti – compongono un mosaico affascinante ma non facilmente decifrabile. Fud Off non media, non vuole vincere facile, non vuole piacere a tutti. Trae evidente ispirazione dalla cultura dell’archeologia industriale, dal fascino piranesiano delle rovine, dalla penombra ambigua e dannata dei kabarett berlinesi degli anni ‘30, ma tutto questo mescola e annulla come in uno dei tanti cocktail pronti da servire ai tavoli, unica nota colorata e frivola – insieme alle golose tapas – in mezzo a un rigore che rifugge l’empatia per concentrarla, teatralmente ed esclusivamente, sul cliente-attore e su ciò che consuma. Nessuna attenzione al dettaglio, quindi, nessun virtuosismo sartoriale a cui lo studio Balla – Calvagna ci ha da tempo viziati, ma solo l’intelligenza e la capacità di sottrarsi, per una volta, all’esercizio del design a vantaggio di un’architettura che sembra essere lì da sempre, pronta ad accogliere semplicemente lo spettacolo della vita.
Danilo Giaffreda
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